Mate 30 e Mate 30 Pro hanno perso l’accesso al metodo alternativo che permetteva di installare manualmente i servizi e le app di Google assenti sugli smartphone Huawei. L’applicativo - noto come LZPlay – permetteva di eseguire l’operazione in maniera estremamente facile. In molti si sono chiesti, dunque, come mai il processo fosse così facile, tra cui anche il ricercatore di sicurezza Android e creatore di Magisk, John Wu.
In un articolo, Wu sottolinea come l’applicativo sfrutti una backdoor che espone a potenziali rischi lo smartphone su cui è installato. Nella sua analisi, sostiene che LZPlay utilizza alcune autorizzatori Android presenti solo sugli smartphone Huawei, inclusa l’autorizzazione per installare alcune app come applicazioni di sistema. Questo escamotage è necessario per ingannare appunto il sistema che – sui dispositivi Huawei – è privo dei soliti “stub” delle app Google.
Secondo Wu, queste autorizzazioni possono essere concesse solo da app firmate digitalmente da Huawei. Affinché un'applicazione possa ottenere questa firma, in genere, il suo codice deve passare attraverso un rigoroso processo di revisione e – a quanto pare – due delle autorizzazioni speciali concesse non sono nemmeno documentate. È partendo da questo che il ricercatore ha messo in guarda sui potenziali rischi che questo processo potrebbe comportare.
Poco tempo dopo la pubblicazione dell’analisi di John Wu, il sito LZPlay.net è stato messo offline. Non solo. Android Central riferisce che ora gli smartphone Huawei Mate 30 Pro su cui erano già state installate le app di Google non superano più il test SafetyNet, lo strumento tramite cui il colosso di Mountain View verifica che un dispositivo sia sicuro. Non superando questo test, anche il servizio Google Pay è stato bloccato su questi smartphone.
Soooo uhh this is new.
— Alex Dobie (@alexdobie) October 1, 2019
Since today's developments, Mate 30 Pro now fails SafetyNet. Last week it passed.
What the what pic.twitter.com/fPeaWUHD2v
Insomma, per il momento, non sembrano esserci soluzioni alternative per installare i servizi e le app di Google su Mate 30 e Mate 30 Pro che – purtroppo – sono le prime illustri vittime del divieto imposto da Trump. La situazione, dunque, si fa sempre più complessa e la strada più veloce da percorrere resta senza dubbio quella della risoluzione. Continueremo a seguire la vicenda da vicino e a raccontarvi gli sviluppi futuri.
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