Google vuole portare Android su RISC-V

Google ha annunciato di voler aggiungere alle piattaforme software supportate da Android anche RISC-V, architettura open source.

Avatar di Silvio Colombini

a cura di Silvio Colombini

Un recente video ha mostrato Lars Bergstrom, Google Director of Engineering, Android Platform Programming Languages, presentare il progetto a sostegno di una nuova architettura per il software del “robottino”.

Attualmente Android supporta due architetture informatiche: ARM e x86. Ma le cose potrebbero cambiare a breve. Questo è, in estrema sintesi, il messaggio di Lars Bergstrom. Google ha infatti annunciato che allargherà il proprio supporto anche a RISC-V, un’architettura informatica che ha preso piede negli ultimi anni. L’annuncio è avvenuto nel corso del meeting RISC-V tenutosi lo scorso mese, durante il quale Bergstrom ha fatto presente che questo progetto Open Source sarà solo ed esclusivamente a 64 bit. La cosa non stupisce: di fatto rientra nei piani a lungo termine di Google per la sua gestione di Android: già ora, con i modelli Pixel serie 7 il supporto al software a 32 bit è stato abbandonato.

Stando a quanto affermato Google sarebbe intenzionata a “mettere in piedi” il proprio supporto per gli sviluppatori già nelle prime fasi di quest’anno, con l’obiettivo di riuscire a fornire un supporto ART (Android RunTime) già entro il primo trimestre.

A proposito di questa iniziativa Bergstrom si è così espresso:

"Android è davvero un sistema Java. Tutta l'interfaccia utente è realizzata in Java, la maggior parte dei servizi di sistema, tutte le comunicazioni, persino nelle app native si trova un po' di Java".

La vera rivoluzione di questa decisione non sta tanto nell’aprire ad una terza struttura informatica, ma bensì nella natura della stessa: a differenza di quanto avviene per le due attualmente in uso, RISC-V è un’architettura open source. Questo vuol dire che ogni azienda sarà libera di sviluppare e produrre in completa autonomia chip senza dover pagare licenze come avviene attualmente.

Questo a sua volta, almeno in teoria, si traduce nella possibilità di ridurre i costi di produzione e, in ultima analisi, il prezzo al consumatore: non dovendo pagare licenze non ci sarebbero costi da “trasferire” sull'utente finale. Di fatto gli sviluppatori avrebbero in mano una interessante ed “economica” alternativa rispetto a quanto presente attualmente sul mercato.

L'annuncio dell’iniziativa di Google arriva in un momento storico abbastanza particolare per il mercato: non molto tempo fa Qualcomm aveva infatti annunciato di voler rivedere le proprie politiche di gestione delle licenze. Sarà quindi interessante vedere, ammesso che questo progetto prenda piede, come la cosa andrà ad influenzare i piani di Qualcomm e, più in generale, il mercato dei chip.