Google potrebbe dire addio a Qualcomm e utilizzare un processore prodotto internamente. È questa la recente indiscrezione di Axios che vede il colosso di Mountain View impegnato nella realizzazione di un chip da integrare all’interno dei propri dispositivi. Il debutto sarebbe previsto a bordo degli smartphone Pixel a partire dal prossimo 2021 e successivamente sui Chromebook.
Il nome in codice sarebbe Whitechapel, un chip ARM a 8 core progettato con l’aiuto di Samsung. Dovrebbe trattarsi di un’unità con un processo produttivo a 5 nm che dovrebbe integrarsi perfettamente con tutto l’ecosistema di Big-G, portando così l’esperienza Pixel alla sua massima e completa espressione. La fonte, infatti, parla di un hardware “ottimizzato per la tecnologia di apprendimento automatico di Google”. Alcuni componenti poi saranno dedicati “al miglioramento delle prestazioni e delle capacità "always-on" di Google Assistant”.
Non è stato fatto nessun riferimento al modem che potrebbe essere utilizzato. In tal senso, la società californiana potrebbe affidarsi ancora a Qualcomm. Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, voci precedenti indicavano che il SoC Google potrebbe avere una GPU Mali Borr MP20 (non ancora annunciata), 2 core A78 (non ancora annunciata), 2 core A76 e 4 core A55.
Se Google dovesse davvero introdurre un processore proprietario, i vantaggi per gli smartphone Pixel sarebbero diversi. La maggiore integrazione tra software e hardware, infatti, porterebbe a prestazioni migliorate e a una gestione ottimizzata del consumo energetico. Come già detto, un SoC proprietario non dovrebbe debuttare prima del 2021. La futura generazione di Pixel 5, dunque, dovrebbe fare affidamento ancora sulle piattaforme del produttore di San Diego.
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