Google Pixel Buds - Recensione

Recensione Google Pixel Buds, auricolari true wireless che arrivano in Italia a 199,99 euro.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Google non sempre porta tutti i suoi prodotti in Italia e spesso utilizza altri mercati per testare la risposta dei consumatori. Questo è il caso dei Pixel Buds, disponibili solo oltreoceano nella loro prima versione, mentre la seconda generazione è presente ufficialmente anche in Italia, seppur con qualche mese di ritardo rispetto gli Stati Uniti. Se avete desiderato questi auricolari di Google, e avete 199 euro da spendere, ora potrete acquistarli direttamente dal Google Store italiano.

Si tratta di un modello True Wireless, con suono adattivo, assistente vocale incluso, controlli touch, certificazione contro acqua e sudore, ricarica wireless e sono probabilmente tra gli auricolari dal design più bello e ricercato degli ultimi tempi. La mancanza più grande è probabilmente la cancellazione attiva del rumore, una caratteristica che sta diventando lo standard per molti auricolari True Wireless di ultima generazione. Google è un po’ in rincorsa rispetto ad Apple, ma anche ad altri marchi, in questo caso. Tuttavia, se l’ANC non è una prerogativa irrinunciabile, scopriamo assieme se dovreste, o meno, acquistare questi auricolari.

Come sono fatti

I Pixel Buds sono probabilmente gli auricolari bluetooth True Wireless più riconoscibili del mercato. Gli AirPods, nel loro design iconico, sono stati ormai copiati da un’infinità di marchi, mentre i Pixel Buds sono unici. Nonostante ciò la custodia è simile a quella degli AirPods, ma è più pesante. Una porta USB-C, sotto, permette di ricaricare la batteria. Un LED frontale indica lo stato di carica della batteria interna mentre un pulsante posto sul retro, invisibile a filo con la custodia, permette di attivare l’associazione bluetooth.

Un gesto della mano e aprirete il coperchio della custodia, e con due dita, molto facilmente, riuscite a rimuovere gli auricolari che sono tenuti in sede da dei magneti. A volte è difficile afferrare in sicurezza gli auricolari e inserirli nell’orecchio senza avere la sensazione che vi possano scappare dalle dita da un momento all’altro, soprattutto se avete mani grandi. Sotto questo punto di vista i Buds sono migliori degli AirPods, ma non i migliori in assoluto che abbiamo provato. Considerando tuttavia la dimensione, di custodia e auricolari, il risultato è ottimo.

Si tratta di auricolari in-ear, con un’aletta che permette di utilizzare la fisionomia dell’orecchio per ancorarsi meglio. Per inserirli correttamente nell’orecchio dovrete inserire la cuffietta nel condotto uditivo e ruotare l’auricolare, finché non li sentirete bene all’interno dell’orecchio.

La superficie di entrambi gli auricolari è sensibile al tocco e permette di inviare diversi comandi in base al numero di tocchi, ma anche di effettuare un gesto in avanti o indietro per alzare o abbassare il volume.

La qualità dei materiali, le finiture, l’assemblaggio, sono fantastici. Si nota a colpo d’occhio e si ha anche la sensazione mentre si usano che abbiamo a che fare con un prodotto di qualità.

Esperienza d’uso

Abbiamo provato i Pixel Buds sia con uno smartphone Android sia con iPhone. Iniziamo dall’esperienza con Android, che è certamente la più appagante. Per accoppiare gli auricolari, come accade per iPhone e gli AirPods, è sufficiente aprire la custodia vicino allo smartphone Android e premere il pulsante di accoppiamento. Un avviso apparirà sullo schermo e con un tocco si procederà all’abbinamento e configurazione iniziale. Gli AirPods sotto questo punto di vista sono ancora più intuitivi poiché è sufficiente aprire la custodia. Dettagli a parte, per utilizzarli con iPhone dovrete procedere a un abbinamento classico, mantenendo premuto il tasto di abbinamento fino a che il LED posto sotto il coperchio, tra i due auricolari, inizia a lampeggiare, e poi ricercare il dispositivo tra quelli bluetooth disponibili e selezionarlo.

Con Android quando utilizzerete i Pixel Buds avrete le informazioni riguardanti lo stato di carica e potrete accedere a vari funzioni come l’audio adattivo, l’assistente vocale, le traduzioni simultanee e regolare alcune impostazioni, come il rilevamento dell’orecchio per mettere in pausa la riproduzione musicale, in automatico, quando sfilerete l’auricolare. Con iPhone i Buds diventano dei normali auricolari True Wireless senza particolari funzioni aggiuntive.

Abbiamo utilizzato i Buds per una decina di giorni prima di pubblicare questa recensione, e non siamo pienamente soddisfatti dal comfort d’uso. Non stancano particolarmente l’orecchio, ma non sono nemmeno i più comodi. Ogni tanto abbiamo sentito la necessità di toglierli per fare “riposare” l’orecchio, qualcosa di abbastanza comune con gli auricolari in ear. Tuttavia non abbiamo provato la stessa sensazione di sicurezza e di vuoto offerto dai classici auricolari in ear. Abbiamo provato i cuscinetti di tutte le dimensioni e con nessuno abbiamo avuto la sensazione di una presa forte nell’orecchio e un’occlusione totale del condotto uditivo. Probabilmente non è colpa dei cuscinetti di dimensioni troppo piccole o comunque sbagliate, ma è proprio il design, minimalista e meno intrusivo dei classici in ear, a conferire questa sensazione. Durante alcune sessioni di corsa, nonostante non ci sia mai capitato di perderli, abbiamo costantemente avuto la sensazione che qualcosa non andava e tendevamo a volerli aggiustare continuamente. È probabile che buona parte di questo giudizio sia legato alla fisionomia, molto personale, dell’orecchio. Tuttavia, leggendo alcuni commenti di possessori di Pixel Buds, abbiamo ritrovato diversi giudizi simili. Insomma, buona ergonomia, ma non eccelsa.

La superficie sensibile al tocco è molto sensibile e questa è una buona notizia, poiché basterà sfiorare l’auricolare per inviare l’input, senza rischiare di creare fastidi all’orecchio derivanti dalla spinta fisica dell’auricolare. Il rilevamento dell’inserimento dell’auricolare nell’orecchio è essenziale, poiché se lo disattiverete vi troverete nella spiacevole situazione di inviare input inavvertitamente mentre maneggerete gli auricolari, anche mentre li starete indossando. Questo difetto è molto visibile in abbinamento a iPhone, dove gli input involontari diventano decisamente fastidiosi.

L’audio adattivo è una funzione interessante, anche se non la possiamo definire qualcosa di irrinunciabile. In breve, lo smartphone adatterà il volume in base alla rumorosità esterna. Questa funzione sarebbe stata più utile nel caso fosse stato impossibile regolare il volume con un semplice gesto.

Tramite la schermata di configurazione dei Pixel Buds è possibile attivare la funzione “Trova dispositivo” che farà suonare gli auricolari. Funzione utile solo in parte, poiché quando gli auricolari saranno all’interno della custodia, saranno fisicamente disconnessi dallo smartphone; personalmente mi è capitato di non trovare la custodia con gli auricolari all’interno, piuttosto che i singoli auricolari abbandonati, chissà dove, fuori dalla custodia. Insomma, valutate voi se questa funzione possa esservi o no utile.

Per quanto riguarda la funzione di traduzione, dovrete scaricare l’App Traduttore e tenerla aperta durante l’uso. Sarebbe stato interessante poter utilizzare i Buds senza questa necessità, che limita ovviamente l’ergonomia d’uso.

Utile invece la possibilità di avere l’assistente vocale sempre attivo e in ascolto, anche quando il telefono è bloccato. Se riceverete una notifica potrete tenere il dito premuto sulla superficie dell’auricolare per chiedere all’assistente di leggervi le ultime notifiche.

In abbinamento a un Pixel non abbiamo riscontrato problemi di connettività, con la connessione Bluetooth sempre buona e nessun disturbo. Lo stesso non si può dire con iPhone, dove abbiamo riscontrato diversi difetti di comunicazione con disturbi che avvenivano in maniera casuale, durante chiamate o riproduzione musicale.

Insomma, l’esperienza generale in abbinamento con uno smartphone Android è stata positiva, nonostante non tutte le funzioni aggiuntive offerte da Google sono realmente utile. Con iPhone l’esperienza è stata invece poco soddisfacente, con diversi problemi di connettività, ergonomia e nessuna funzione aggiuntiva.

Qualità audio

La qualità audio è buona per chiamate a musica, ma non alla pari di altri modelli, e lontano da quella che sono in grado di offrire i primi della classe, come i Sony WF-1000XM3, i Sennheiser Momentum o anche i Melomania 1, quest’ultimi venduti alla metà del prezzo dei Pixel Buds (nonostante siano un modello molto basilare).

La resa audio è sbilanciata con frequenze alte molto accentuate, in alcuni casi ai limiti del fastidioso. La resa della parte bassa dello spettro è inferiore al desiderato e le frequenze medie sono “irregolari”. La risposta non è sufficientemente lineare da permettere un comportamento riproducibile con tutti i generi musicali. Con alcune canzoni (ad esempio Pop) la resa non è male, con altri invece si sentono tutti i difetti. Insomma, è difficile dare un giudizio generale per via della resa altalenante, ma quel che è chiaro è proprio questa inconsistenza. Si sente la mancanza anche di un po’ di volume in più. Ci aspettavamo di più da un paio di auricolari da 199 euro, surclassati in questo campo da alcuni modelli della metà del prezzo.

Qualità microfoni

Buoni invece i microfoni che trasmettono la nostra voce con una buona nitidezza. Abbiamo chiesto più volte ai nostri interlocutori un giudizio, con commenti sempre positivi.

La resa altalenante nella prova musicale si trasforma in voci nitide e chiare dei nostri interlocutori.

Autonomia

Google assicura 5 ore di autonomia con una singola carica, che diventa di 24 ore se consideriamo la possibilità di ricarica con la custodia. È la stessa autonomia promessa da Apple per i suoi AirPods (2° Gen).

Il giudizio, anche in questo caso, è tiepido. Avremmo sperato in un’autonomia totale superiore a quella degli AirPods, anche a fronte del peso superiore della sola custodia che fa immaginare un pacco batterie più capiente (40 grammi è il peso della custodia degli AirPods, contro i 56 grammi della custodia dei Pixel Buds).

Le 5 ore di autonomia in ascolto musicale sono reali, mentre non è indicato il dato in chiamate telefoniche, che dopo la nostra prova assestiamo tra le due ore e mezza e le tre ore, non molto differente rispetto all’autonomia degli AirPods.

Potete ricaricare i Pixel Buds anche con ricarica wireless.

Verdetto

I Pixel Buds hanno diversi pregi, ma anche alcuni difetti. Prima di tutto sono un pessimo acquisto se avete un iPhone. Non lo diamo per scontato, considerando che gli AirPods non hanno particolari problemi a funzionare in abbinamento con uno smartphone Android. Nella nostra prova abbiamo riscontrato alcuni problemi di connettività ed ergonomia, oltre alla perdita totale delle funzioni aggiuntive.

L’ergonomia dei Pixel Buds è buona, ma non eccezionale, e lo stesso si può dire della qualità audio e dell’autonomia. Le funzioni aggiuntive come l’audio adattivo o il funzionamento in abbinamento a Google Traduttori sono interessanti, ma non cambiano la vita. Molto comoda invece la presenza dell’assistente vocale sempre attivo e i comandi a sfioramento funzionano molto bene.

La grande mancanza, invece, è un sistema di riduzione attiva del rumore. Google probabilmente svilupperà una controparte delle AirPods Pro in futuro, ma ciò non toglie che oggi sono disponibili molti auricolari, della stessa fascia di prezzo (o anche più economici) dotati di ANC.

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