Pixel 4 è uno smartphone che si ama o si odia. Google è riuscita a creare un piccolo capolavoro in termini di integrazione tra hardware e software, perfettamente inserito nel suo ecosistema e - cosa ancora più rara di questi tempi - in grado di offrire prestazioni da top di gamma in dimensioni compatte. Di contro però è un dispositivo con cui si fatica a concludere la giornata a causa di una batteria decisamente sottodimensionata.
La sensazione, con gli smartphone Pixel, è che Google sia interessata alle vendite fino a un certo punto. In alcuni ambiti appare evidente come l'azienda di Mountain View si serva di questi prodotti per tracciare la via che sarà poi seguita dagli altri produttori Android. Eppure, i dispositivi della scorsa generazione hanno fatto registrare ottimi numeri sul mercato, specialmente negli Stati Uniti.
Personalmente continuo a ritenere il Pixel 3 XL uno dei migliori smartphone del 2018 e, al netto di alcune limitazioni, anche il Pixel 4 se la gioca con i big. In particolare, credo che possa essere considerata l'alternativa in salsa Android all'iPhone 11: ottimo comparto fotografico, prezzo di 799 euro (contro gli 839 euro di partenza della creatura Apple) e parte software perfettamente integrata nell'ecosistema dell'azienda produttrice.
Finalmente un top di gamma compatto
Con Apple che, negli ultimi modelli di iPhone, ha abbandonato il formato da 4,7 pollici, gli smartphone in grado di offrire caratteristiche di fascia alta in dimensioni compatte si contano sulle dita di una mano. Tra questi c'è senza dubbio il Galaxy 10e di Samsung e, da oggi, anche il Google Pixel 4.
Lo smartphone di Big G si tiene e si utilizza tranquillamente con una sola mano. I pulsanti fisici sono perfettamente raggiungibili con le dita così come tutte le porzioni del display. In più, nonostante sia realizzato totalmente in vetro, non è assolutamente scivoloso, grazie alla finitura opaca della parte posteriore unitamente a quella gommata della cornice. Insomma, un piccolo capolavoro costruttivo che si tiene comodamente in tasca.
Peraltro, il design del Pixel 4 ha fatto discutere sin dalle prime indiscrezioni a riguardo. Come sempre, parlando del lato estetico si scende sul piano soggettivo. Personalmente apprezzo totalmente la scelta di Google, che è riuscita a proporre qualcosa di finalmente diverso nel panorama smartphone.
Questa colorazione arancione è davvero d'impatto e la presenza di una cornice superiore importante - sulla parte frontale - non rovina le linee estetiche. In più, il tanto chiacchierato modulo fotografico posteriore (molto simile, nelle forme, a quello dei nuovi iPhone 11), pur essendo sporgente, non crea problemi di ergonomia, anche quando il Pixel 4 viene poggiato su di un piano.
La sensazione al tatto è davvero di alto livello. La finitura della back cover restituisce una sensazione quasi vellutata. Bello anche il contrasto di colori tra l'arancione e il nero della cornice, presente anche nella colorazione bianca. In più, Google ha realizzato tutta una serie di cover in tessuto (da acquistare separatamente) che si intonano perfettamente con lo stile dei nuovi smartphone.
All'interno di queste dimensioni compatte però, batte una piattaforma hardware da vero top di gamma. Lo Snapdragon 855 di Qualcomm, unitamente ai 6 Gigabyte di RAM e alla solita ottimizzazione software di Google, offrono prestazioni davvero di primissimo livello, in qualsiasi situazione. Un aspetto, questo delle performance, che è quasi superfluo analizzare nei Pixel, ormai lo sappiamo bene.
Peccato per la scelta di Big G di dotare la versione base del Pixel 4 di soli 64 Gigabyte di memoria interna, ovviamente non espandibili. Considerando l'ampio utilizzo che si fa oggi di foto e video, si tratta di un quantitativo di memoria che, alla lunga, potrebbe stare stretto. C'è comunque la variante da 128 Gigabyte, mentre è assolutamente completa la connettività: Bluetooth 5.0, Wi-Fi ac Dual-Band, NFC, GPS A-GLONASS BDS Galileo. Manca, purtroppo, il jack audio.
Poco da dire anche sullo schermo, che ovviamente contribuisce alle dimensioni contenute. Si tratta infatti di un pannello P-OLED da 5,7 pollici, caratterizzato da risoluzione di 1.080 x 2.280 pixel, rapporto di forma in 19:9 e refresh rate a 90 Hz. Siamo difronte a uno schermo che presenta un ottimo livello di contrasto, con angoli di visuale praticamente assoluti.
Si vede bene all'aperto, nonostante la luminosità non sia elevatissima in senso assoluto. Merito anche del vetro Gorilla Glass 5 che, oltre a proteggerlo da urti e cadute accidentali, è caratterizzato da un buon trattamento oleofobico. Non manca la funzionalità Always-On, che consente di visualizzare le notifiche sul pannello anche con lo smartphone in stand-by, come sempre ben implementata da Google lato software.
Passi in avanti per quanto riguarda la resa cromatica. Infatti, i pannelli P-OLED implementati nei Pixel 2 e nei Pixel 3 mostravano una certa tendenza delle tonalità bianche all'azzurro quando lo schermo veniva inclinato. Un aspetto che sinceramente non ho riscontrato con il Pixel 4. Il refresh rate a 90 Hz invece si attiva solo in determinate circostanze, ed è un piacere per la vista in quanto tutto diventa ancora più fluido (è possibile forzare i 90 Hz attraverso le "opzioni sviluppatore", ma questo impatta molto sulla batteria).
L'esaltazione del software
Come dico sempre, chi non ha mai provato un Pixel dovrebbe farlo. L'esperienza software offerta dagli smartphone Google è unica nel suo genere, esattamente come accade negli iPhone. Ogni funzionalità è studiata nei minimi dettagli, ogni componente hardware è sfruttata dal sistema operativo.
Esempio lampante di tutto questo è Project Soli, una funzionalità gestita dal chip Motion Sense, posizionato nella cornice superiore della parte frontale. Il sistema è costituito da un radard FMCW(Frequency Modulated Continuous Wave) e da un secondo radar DSSS (Direct-Sequence Spread Spectrum). Entrambi, grazie a delle specifiche antenne, riescono a catturare forme e movimenti in 3D.
Ma che cosa è possibile fare grazie a tutti questi sensori? Semplicemente, grazie al Motion Sense, il Pixel 4 è in grado letteralmente di prevedere ciò che l'utente sta per fare. Esempio: lo smartphone è poggiato su di un tavolo, mi avvicino per prenderlo in mano, i radar percepiscono la mia presenza e attivano immediatamente il meccanismo per lo sblocco facciale.
Dunque, nel momento stesso in cui lo sollevo dal tavolo, lo smartphone è sbloccato e pronto all'utilizzo. Considerando come questa del Motion Sense sia la prima implementazione, appare evidente quanto grandi siano le potenzialità di questa tecnologia.
Tutto questo è solo un esempio di come Android riesca a rendere al meglio a bordo dei Pixel. L'Always-On display funziona meravigliosamente come al solito, Google Assistant continua a compiere passi da gigante a ogni release, lo sblocco facciale 3D (che per la prima volta, sugli smartphone di Big G, sostituisce quello con le impronte digitali) funziona bene anche al buio.
Da questo punto di vista però, è importante una precisazione. Il Face ID di Apple è un passo avanti, soprattutto perché l'azienda di Cupertino ci lavora da più tempo. La scelta di Google però di eliminare il sensore per le impronte digitali dimostra come, anche su Android, il riconoscimento facciale rappresenti il futuro nei sistemi di autenticazione biometrica.
A bordo c'è ovviamente Android 10 nella sua versione stock, senza alcuna personalizzazione. Interessante la modalità “Shhh”, che permette di attivare la modalità “Non disturbare” semplicemente capovolgendo il Pixel 4 faccia in giù. Purtroppo però, tutta questa ottimizzazione software, non ha consentito di fare il miracolo con l'autonomia.
A bordo c'è infatti una batteria da 2.800 mAh, decisamente sottodimensionata per uno smartphone del genere. Con il mio solito utilizzo, (misto tra LTE e Wi-Fi, 2 account mail in push, centinaia di notifiche dai social ed app di messaggistica istantanea, oltre 2 ore di telefonate), sono riuscito a coprire circa 14 ore lontano dalla presa elettrica a fronte di 3 ore di schermo accesso.
Questo vuol dire che difficilmente si riesce a chiudere una giornata impegnativa, con il Pixel 4 che inevitabilmente avrà bisogno di una carica aggiuntiva (fortunatamente c'è il Quick Charge). Probabilmente, avrebbe avuto più senso aumentare un po' lo spessore per inserire una batteria con una maggiore capacità. Peccato.
Comparto fotografico: le magie della Google Camera
Sulla parte posteriore del Pixel 4 ci sono due sensori fotografici: il primo è da 12 Megapixel con obiettivo f/1.7 e stabilizzazione ottica dell'immagine; il secondo è da 16 Megapixel con obiettivo f/2.4 e, grazie alla differente lunghezza focale, abilita uno zoom ottico 1,8X.
Innanzitutto, dunque, non c'è un sensore grandangolare, tanto utilizzato dai concorrenti. Una scelta che ha fatto discutere e che, personalmente, non condivido, in quanto credo che il grandangolo possa tornare utile in tantissime situazioni quotidiane.
Fatta questa precisazione, il comparto fotografico del Pixel 4 offre degli scatti davvero meravigliosi. La presenza dello zoom ottico 1,8X consente finalmente, rispetto ai modelli precedenti, di potersi spingere fino a 6X o 8X, mantenendo comunque un livello di dettaglio di buon livello.
La modalità notte è come sempre miracolosa e, rispetto a quella di Huawei, restituisce delle immagini con colori decisamente più naturali. Poco da dire anche sugli scatti in diurna, ricchi di dettagli e con una profondità davvero invidiabile. La modalità ritratto è, inoltre, come sempre tra le migliori che abbiamo testato.
Discorso analogo per quanto riguarda i selfie. La fotocamera principale da 8 Megapixel è accoppiato a un secondo sensore ToF 3D, che consente di ottenere effetti bokeh di primissimo livello. I video sono inoltre caratterizzati dalla solita eccellente stabilizzazione combinata (elettronica e ottica), ma si fermano alla risoluzione 4K a 30 fps. Una scelta, anche questa, poco comprensibile.
Insomma, la Google Camera si conferma un piccolo capolavoro software. Il modo con cui l'azienda di Mountain View riesce a far rendere al meglio i sensori fotografici dovrebbe essere copiato da tutti i produttori Android, troppo spesso impegnati nella "corsa al Megapixel" o al numero di fotocamere.
Conclusioni: chi dovrebbe acquistarlo?
Pixel 4 è lo smartphone ideale per chi necessita di prestazioni da top di gamma a tutto tondo (incluso il comparto fotografico), senza però voler rinunciare a maneggevolezza e trasportabilità. Nel caso in cui si abbiano queste esigenze, è lui il dispositivo da prendere in considerazione.
Rimane comunque il neo dell'autonomia, che per alcuni potrebbe essere un ostacolo importante, ma molto dipende dall'utilizzo soggettivo. Si parte da 759 euro, e questa è senza dubbio una cifra coerente con quanto offerto ma che, purtroppo, da accesso alla versione da 64 Gigabyte di memoria.
Gli 859 euro richiesti per quella da 128 Gigabyte ne fanno perdere un po' il senso. In generale comunque, è lo smartphone che, in assoluto, restituisce la migliore esperienza Android sul mercato in dimensioni compatte e, considerando il prezzo di listino, si pone come rivale diretto di iPhone 11.