Fuchsia OS è pronto a entrare nell’ultima fase di test interni, definita in gergo dogfood. A riferirlo è il portale 9to5google che ha notato un cambiamento nel codice del futuro sistema operativo di Google. Il progetto di Big-G è ancora circondato da mille domande. Le sue finalità non sono molto chiare. L’unica cosa certa è che sarà open-source.
In molte occasioni, si è parlato della possibilità che possa rappresentare la tanto attesa unificazione tra Android e ChromeOS al fine di unire l’esperienza desktop e quella mobile. Fuchsia non utilizza il kernel Linux ma il microkernel Zircon e supporta nativamente il Flutter SDK, il sistema multipiattaforma di Google. Proprio su questo supporto, la fonte fa un’ulteriore osservazione.
In una discussione su come funziona il sistema di aggiornamento di Fuchsia, un dipendente del colosso di Mountain View ha condiviso un URL che potrebbe aver lasciato altri indizi. Si fa riferimento, infatti, al termine “Astro” (nome in codice per Google Nest Hub del 2018) e “arm64” che descrive il tipo di processore a bordo dello smart display.
Dunque, la fonte ipotizza che gli interni di Google stiano testando Fuchsia almeno su un Nest Hub. Inoltre, questi dispositivi utilizzano un’applicazione – chiamata Dragonglass – basata proprio sul Flutter SDK. Sulla base di queste considerazioni, sarebbe facile per Big-G sostituire la piattaforma attualmente in uso sugli smart display con Fuchsia che supporta nativamente Flutter.
Ad ogni modo, dovremo aspettare almeno la fine dell’anno per saperne di più. Quest’ultima fase, infatti, richiede molto tempo e le speranze di vedere una versione pubblica durante la Google I/O sembrano essere svanite.
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