Gli Stati Uniti portano nelle aule di tribunale Facebook dopo una lunga indagine su presunte pratiche anticoncorrenziali messe in atto da anni dal colosso di Mark Zuckerberg. Una denuncia che arriva da due fronti: dalla Federal Trade Commission, l’agenzia federale nata con l’obiettivo di evitare pratiche anticoncorrenziali, e da una coalizione di 48 Stati USA coordinati dalla procuratrice generale Letitia James. Secondo l’accusa, Facebook – attraverso violazioni delle norme antitrust – è diventato un monopolio che deve essere spezzato.
Nel comunicato diffuso dalla FTC, si legge che Facebook avrebbe eliminato le minacce al suo monopolio adottando dei comportamenti dannosi per il mercato e soffocando la concorrenza. Si parla di “una strategia sistemica”, inclusa l’acquisizione nel 2012 e nel 2014 di Instagram e WhatsApp. “Questa condotta danneggia la concorrenza, lascia ai consumatori poche scelte per il social networking personale e priva gli inserzionisti dei vantaggi della concorrenza” dichiara la FTC.
Ora la palla passa ai giudici che – tra le altre cose – potrebbero ordinare la cessione di una parte delle attività (tra cui la vendita di WhatsApp e Instagram), vietare a Facebook di imporre condizioni anticoncorrenziali agli sviluppatori di software e di portare avanti future fusioni e acquisizioni senza l’approvazione degli organi di governo.
"Il social networking personale è fondamentale per la vita di milioni di americani" ha affermato Ian Conner, direttore del Bureau of Competition della FTC. “Le azioni di Facebook per rafforzare e mantenere il suo monopolio negano ai consumatori i benefici della concorrenza. Il nostro obiettivo è annullare la condotta anticoncorrenziale di Facebook e ripristinare la concorrenza in modo che l'innovazione e la libera concorrenza possano prosperare”.
Insomma, pare proprio che i colossi della Silicon Valley ora comincino a trovarsi davanti a una minaccia concreta. Come sappiamo infatti, nel mirino non c’è solo Facebook ma tutti i big tech. A ottobre è stata annunciata un’indagine simile contro Google e sono in atto iniziative giudiziarie contro Amazon.
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