I traduttori automatici non sono una novità. Dispositivi e software in grado di tradurre istantaneamente diverse lingue. La situazione si complica quando a dover essere tradotto è il linguaggio dei segni. Ed ecco la soluzione a opera di ricercatori di elettronica e bioingegneria dell'Università della California di Los Angeles che hanno sviluppato guanti in grado di trasformare i gesti in parole con l’aiuto di un algoritmo e di uno smartphone.
L’idea non è del tutto nuova ma fino a questo momento sono stati sviluppati dei sistemi poco pratici e molto ingombranti che perdevano di efficacia a lungo termine. L’intuizione, dunque, è stata quella di sviluppare dispositivi più pratici ed ergonomici, come i guanti, che dotati degli appositi sensori potessero tradurre i movimenti delle mani e delle dita in lingua parlata, facilitando così la conversazione con persone sordo-mute. Insomma, guanti che diventano dei veri e propri traduttori.
I sensori utilizzati sono dei fili capaci di percepire i movimenti delle dita e di trasmetterli sotto forma di input elettrici a una centralina alla base del guanto. I segnali vengono poi inviati via wireless allo smartphone che mostrerà la traduzione. A rendere tutto ciò possibile, c’è un algoritmo di machine learning che adeguatamente allenato interpreta i segnali associandoli a lettere e numeri in modo da trasformare i gesti in parole. I ricercatori parlano di un’efficacia del 98%, una percentuale elevatissima. Nel corso della loro ricerca, i guanti - utilizzati da quattro partecipanti non udenti – hanno riconosciuto 660 segni della lingua dei segni americana, ognuno in meno di un secondo.
La speranza è che questi dispositivi non solo possano facilitare la conversazione tra persone che comunicano tramite la lingua dei segni e chi invece utilizza la lingua parlata, ma anche che possano aiutare sempre più persone a imparare la lingua dei segni autonomamente.
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