Coronavirus, l’UE vuole uno standard comune per le app di tracciamento

L’Unione Europea ha intenzione di sviluppare entro il 15 aprile uno standard comune che gli Stati membri devono adottare per lo sviluppo delle applicazioni di tracciamento del Coronavirus.

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a cura di Lucia Massaro

L’Unione Europea ha intenzione di sviluppare entro il 15 aprile uno standard comune da adottare per le applicazioni di tracciamento del Coronavirus. Un’iniziativa partita dalla necessità di tutelare la privacy e i dati personali dei cittadini. Per questo. Bruxelles chiede uno standard unico, non senza escludere la possibilità di sviluppare addirittura un’unica applicazione per tutti gli Stati membri.

Ogni Paese potrà sviluppare il proprio servizio ma dovranno essere rispettati i livelli di protezione e dovrà essere assicurata l’interoperabilità tra le varie soluzioni proposte. Insomma, l’UE desidera un approccio paneuropeo che non comprometta le regole europee sulla privacy e la protezione dei dati cercando di evitare la frammentazione del mercato interno. Affermazioni condivise dal commissario europeo all'Industria, Thierry Breton, e dal commissario alla Giustizia, Didier Reynders.

Il monitoraggio dei cittadini basato sulla geolocalizzazione solleva però non pochi dubbi sui diritti e libertà fondamentali. Per questo, Bruxelles invita a trovare soluzioni poco invasive con dati anonimizzati e aggregati utilizzando tecnologie come il Bluetooth. I criteri di raccolta dei dati devono poi assicurare la massima trasparenza e chiarezza. Tutte le informazioni raccolte dovranno essere eliminate definitivamente una volta terminata la pandemia.

L’Italia sembrerebbe già in uno stato avanzato di sviluppo dell’applicazione, di cui non si conosce ancora il nome né tanto meno quando sarà disponibile. Sarebbe un’app che si limita a registrare segnali di vicinanza in forma anonima, grazie a Bluetooth e Wi-Fi, e avverte chi è entrato in contatto con una persona risultata positiva. Il tutto mantenendo il completo anonimato. “Sarò chiara”, sottolinea la Ministra dell’Innovazione Paola Pisano, “l’obiettivo è ridurre le possibilità di contagio, ma non sarà una sola applicazione a risolvere tutto. L’applicazione è parte di un sistema integrato del quale i protagonisti saranno inevitabilmente aspetti non tecnologici”.

Questa applicazione, inoltre, si basa sulla volontarietà. Ogni cittadino potrà decidere liberamente di installarla sul proprio smartphone o meno. Questo potrebbe compromettere l’efficacia dello strumento. Ad ogni modo, tra meno di una settimana, l’Unione Europea elaborerà il «pacchetto di strumenti per un approccio paneuropeo per le applicazioni mobili» contenente gli standard che gli Stati membri dovranno rispettare per lo sviluppo degli strumenti. Nello stesso periodo, verranno valutate le singole iniziative già avviate.

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