In pratica, secondo l'associazione, sarebbe la replica di un medesimo problema avvenuto in passato con l'aggiornamento 11.3. Non solo, Codacons sostiene che un documento riservato della rete degli Apple Authorized Service Provider - cioè i riparatori autorizzati ufficialmente da Cupertino – confermerebbe che Apple è a conoscenza della criticità e che anche internamente sarebbe riconosciuto come un effetto dell'aggiornamento.
"Un vero e proprio difetto di conformità del telefono che legittima il suo possessore a richiedere al venditore il ripristino senza spese, sulla base dell’art. 130 del Codice del Consumo", sottolinea Codacons. "Tuttavia, nonostante il comando legislativo, i consumatori lamentano il fatto che dopo essersi rivolti ai centri di assistenza Apple, a seguito di una diagnostica sul dispositivo e riscontrato il problema, viene incomprensibilmente proposto loro, se il telefono non è in garanzia, il pagamento della riparazione dell’apparecchio o, in alternativa, di effettuare una permuta per l’acquisto di un nuovo dispositivo".
L'associazione sostiene che a questo punto il mancato riconoscimento del difetto di conformità – se tale dovesse dimostrarsi - sarebbe una violazione del codice del consumo. La richiesta a Apple è di:
- inibire gli atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti e quindi a ripristinare senza spese per il consumatore i dispositivi difettosi (ovvero tutti gli iPhone che hanno riscontrato la disattivazione del microfono a seguito di aggiornamento) ancorché non coperti da garanzia;
- adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni contestate volendo fornire pubblicamente le istruzioni opportune per ripristinare gratuitamente i dispositivi difettosi ancorché non coperti da garanzia.
"Se entro 15 giorni Apple non adotterà misure in tal senso, la class action Codacons proseguirà con la citazione dell’azienda in Tribunale", conclude l'associazione.