Antitrust punisce Qualcomm, maxi-sanzione da 238,7 milioni di euro

Multa antitrust da 238,7 milioni di euro confermata per Qualcomm, abuso di posizione dominante nel mercato dei chipset 3G.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Il tribunale dell'Unione Europea ha respinto il ricorso di Qualcomm contro una multa antitrust di 242 milioni di euro, riducendola leggermente a 238,7 milioni. La sanzione, imposta nel 2019, riguardava l'abuso di posizione dominante nel mercato dei chipset 3G per cellulari tra il 2009 e il 2011.

La decisione della Corte di Lussemburgo conferma in larga parte le conclusioni della Commissione Europea, che aveva accusato Qualcomm di praticare "prezzi predatori" per estromettere dal mercato la concorrente Icera. Secondo l'indagine, l'azienda americana vendeva chipset sotto costo a importanti clienti come Huawei e ZTE, con l'intento di eliminare la startup britannica.

L'origine del caso e l'indagine

Il procedimento ebbe inizio nel 2009 con una denuncia di Icera alla Commissione Europea. L'indagine si intensificò nel 2012 quando Nvidia, che aveva acquisito Icera, fornì ulteriori prove sulle presunte pratiche anticoncorrenziali di Qualcomm. Tra il 2010 e il 2015, le autorità europee raccolsero informazioni da vari operatori del settore.

Al termine di un'approfondita istruttoria, nel luglio 2019 la Commissione stabilì che Qualcomm aveva abusato della sua posizione dominante nel mercato globale dei chipset UMTS, imponendo la sanzione di 242 milioni di euro.

Il ricorso e la sentenza finale

Nel suo ricorso, Qualcomm ha sollevato 15 motivi di impugnazione, contestando vari aspetti procedurali e sostanziali della decisione della Commissione. L'azienda ha lamentato, tra l'altro, l'eccessiva durata dell'indagine e presunte irregolarità nella raccolta delle prove.

Tuttavia, il tribunale ha respinto "tutte nella loro interezza" le argomentazioni di Qualcomm, ad eccezione di un punto tecnico sul calcolo della multa. Di conseguenza, l'ammenda è stata ridotta di soli 3,3 milioni di euro, passando a 238,7 milioni.

Questa sentenza rappresenta una vittoria significativa per le autorità antitrust europee nella loro lotta contro gli abusi di posizione dominante nel settore tecnologico. Allo stesso tempo, conferma le difficoltà che le aziende dominanti affrontano nel contestare con successo le decisioni della Commissione Europea in materia di concorrenza.

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