Ulteriore passo indietro della Gran Bretagna. Boris Johnson sarebbe pronto a bandire la partecipazione di Huawei nella costruzione della rete 5G entro la fine dell’anno. Una notizia – non ancora confermata – riportata da The Telegraph che – a fine maggio – aveva già riferito delle intenzioni del primo ministro britannico di ridurre a zero il ruolo del colosso di Shenzhen entro tre anni.
Un ulteriore passo indietro, dunque, rispetto alle decisioni prese nei mesi scorsi quando il Regno Unito si era detto pronto a collaborare con Huawei seppur con alcune limitazioni. Un inasprimento che sarebbe causato da una nuova relazione della GCHQ (agenzia governativa specializzata nella sicurezza informatica) in cui l’Autorità rivede la propria posizione nei confronti dalla compagnia asiatica.
In precedenza, infatti, GCHQ aveva affermato che i rischi rappresentati da Huawei potevano essere gestiti in sicurezza. Ora, invece, ritiene che il divieto americano che impedisce l’utilizzo di apparecchiature statunitensi potrebbe spingere la società a cercare soluzioni ritenute meno affidabili. Da qui, il cambio di rotta. D’altro canto, a pesare sulle decisioni di Johnson ci sarebbero anche le pressioni di un numero crescente di conservatori contrari agli investimenti cinesi oltre che quelle degli Stati Uniti, con cui potrebbero intensificarsi i rapporti facendo fuori Huawei.
Secondo quanto riferito dalla fonte, Johnson dovrebbe fare un annuncio nel corso di questa settimana. Huawei sarebbe così costretta a dismettere progressivamente gli investimenti fino a ridurre a zero la propria presenza entro la fine del 2020.
Dura la risposta di Huawei affidata a Paul Harrison (Head of International Media della società) che su Twitter accusa gli Stati Uniti di dettare la politica britannica perché gli USA sono rimasti indietro nella corsa al 5G. Ribadisce, inoltre, l’assenza di prove che mostrino la fondatezza delle accuse statunitensi così come asserisce che limitare Huawei minerà la leadership britannica sul nuovo standard di rete.
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Meno drastica la posizione della Francia. Il capo dell'agenzia francese per la cibersicurezza (ANSSI), Guillaume Poupard, ha dichiarato che non ci sarà un divieto totale ma che non incentiverà un largo utilizzo delle apparecchiature Huawei. In pratica, la Francia incoraggerà le telco francesi a evitare di passare alle soluzioni del colosso cinese.
Mentre per gli operatori che già le impiegano, Parigi fornirà autorizzazioni a tempo limitato (da 3 a 8 anni). "Non si tratta di colpire Huawei o di razzismo anti-cinese" - ha dichiarato Poupard - "è solo che il rischio è diverso a seconda che siano fornitori europei o non europei”.
Insomma, le pressioni degli Stati Uniti che mettono in guardia i Paesi alleati sui possibili rischi di sicurezza nazionale sembrano allarmare alcuni Paesi europei. Far fuori Huawei dalle reti 5G europee, comunque, comporterà inevitabilmente di costi molto alti che in un report di Oxford Economics, commissionato dal colosso di Shenzhen, sono fissati a 40 miliardi di PIL.
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