Un nuovo farmaco allunga la vita dei topi e li fa ringiovanire

Uno studio peculiare, condotto da un team internazionale di ricercatori, ha portato a risultati promettenti nel campo dell'anti-invecchiamento.

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a cura di Andrea Maiellano

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Uno studio recente condotto da un team internazionale di ricercatori dell'Imperial College London e del Duke-NUS Medical School di Singapore, in collaborazione con il MRC Lab of Medical Sciences, ha portato a risultati promettenti nel campo dell'anti-invecchiamento.

Gli esperimenti, pubblicati sulla rivista Nature, hanno mostrato che un farmaco sperimentale efficace nel ridurre la proteina interleuchina-11, tipica della fase di invecchiamento, ha migliorato notevolmente la salute die topi di laboratorio.

Grazie a questi topolini saremo tutti più giovani e belli?

L'interleuchina-11, una proteina che nelle prime fasi della vita contribuisce alla formazione delle ossa, diventa una causa di infiammazione negli anni successivi, promuovendo diverse malattie legate all'età.

La ricerca ha dimostrato che, attraverso l'uso di un farmaco in grado di eliminare questa proteina, i topi non solo hanno mostrato un aspetto più giovane, e una riduzione significativa di tumori rispetto ai loro coetanei, ma hanno anche avuto una vita media più lunga del 22,4%, nei maschi, e del 25% nelle femmine.

I risultati ottenuti sui roditori hanno suscitato grande interesse nella comunità scientifica e ora l'obiettivo è capire se il trattamento può avere effetti simili negli esseri umani. Il farmaco, che utilizza un anticorpo prodotto artificialmente per colpire l'interleuchina-11, è attualmente in fase di sperimentazione anche per il trattamento della fibrosi polmonare negli uomini, una condizione che difficulta la respirazione a causa della cicatrizzazione dei polmoni.

Nonostante le sperimentazioni sull'uomo non siano ancora concluse, gli scienziati coinvolti sono ottimisti riguardo al potenziale del trattamento. La Prof.ssa Anissa Widjaja di Duke-NUS ha condiviso l'entusiasmo generale, sottolineando la possibilità di prolungare l'invecchiamento, in maniera sana, negli esseri umani grazie a questa terapia.

Il suo collega, il Prof. Stuart Cook, ha descritto i risultati come "allettanti" e ha espresso la speranza che il farmaco possa mostrare effetti trasformativi anche nell'uomo.

In un settore spesso criticato per soluzioni poco efficaci, il Prof. Cook ha rilasciato dichiarazioni prudenti ma positive sulla consistenza dei dati ottenuti. "Ci sono molti prodotti inutili sul mercato," ha dichiarato, "quindi tendo a concentrarmi sui dati, che in questo caso sono tra i più convincenti disponibili."

Il possibile successo di questa ricerca potrebbe dunque aprire nuove frontiere nell'ambito delle terapie anti-invecchiamento.

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