La startup Privateer con sede alle Hawaii, la cui esistenza Steve Wozniak e il co-fondatore Alex Fielding hanno annunciato a settembre, vuole analizzare la popolazione di detriti spaziali in continua espansione come mai prima d'ora. Privateer lo farà incorporando una varietà di dati, tra cui informazioni in crowdsourcing e osservazioni fatte da una considerevole flotta di satelliti. Il consigliere scientifico capo di Privateer, Moriba Jah, ha spiegato però che le centinaia di satelliti impiegati allo scopo non saranno tutti lanciati contemporaneamente, ma in maniera progressiva.
L'orbita terrestre sta diventando ingombra in misura preoccupante. Circa 4.700 satelliti attivi attualmente sfrecciano intorno al nostro pianeta, secondo l'Agenzia spaziale europea (ESA) – un numero considerevole, ma piccolo di fronte alla popolazione di detriti.
L'ESA stima infatti che l'orbita terrestre ospiti almeno 36.500 pezzi di detriti che sono più grandi di una palla da softball, più di 10 centimetri di larghezza. Ci sono probabilmente circa 1 milione di frammenti di detriti da 1 a 10 cm di diametro, secondo l'ESA, e 330 milioni che sono più piccoli di 1 cm ma più grandi di 1 millimetro.
Anche i più piccoli oggetti di questo tipo possono però distruggere o danneggiare seriamente un satellite, date le enormi velocità a cui viaggiano. Ad esempio, la velocità orbitale ad un'altitudine di 400 km, dove vola la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), è di circa 27.500 km/h.
Alcuni scienziati e sostenitori dell'esplorazione temono che l'umanità possa essere alle porte della sindrome di Kessler, un'ondata di spazzatura spaziale in cui le collisioni generano sempre più detriti – o addirittura che questa cascata possa essere già iniziata.
Il problema dei detriti potrebbe peggiorare considerevolmente nel prossimo futuro, perché l'orbita terrestre è pronta a diventare molto più affollata. Diverse aziende hanno in programma di assemblare enormi costellazioni di satelliti che irradiano Internet, tra cui SpaceX, che ha già lanciato circa 1.800 veicoli spaziali per la sua rete Starlink.
I detriti orbitali sono già tracciati da un certo numero di organizzazioni, tra cui l'esercito statunitense e aziende private come LeoLabs. Privateer vuole contribuire a questi sforzi e aiutarli, creando infine una sorta di "Google Maps dello spazio".
Privateer renderà alcune delle sue analisi e dei suoi dati liberamente disponibili per il bene pubblico e ne venderà altri ai clienti. Questo approccio multistrato immaginato è simile a quello abbracciato dalla società di San Francisco Planet, che gestisce la più grande flotta al mondo di satelliti per l'osservazione della Terra, ha detto Jah. Nel lungo periodo, Privateer spera di rendere l'orbita terrestre un luogo più compreso e più sicuro in cui operare. E i miglioramenti della sicurezza potrebbero estendersi anche alla terra ferma, sotto forma di incidenti internazionali evitati.