Nella suggestiva cornice della centrale geotermica islandese di Hellisheidi, la startup Carbfix ha sviluppato un metodo innovativo per immagazzinare le emissioni di CO2. In particolare, qui viene recuperata la CO2 proveniente da una vicina centrale, per poi mescolarla con acqua e iniettarla nella roccia basaltica sottostante. Un metodo che permette di fare in due anni ciò che ne richiederebbe migliaia, in modo naturale.
Questa soluzione funziona localmente è richiede poco spazio e poca energia; in teoria bastano poche tubature per prendere la CO2 dove viene prodotta e poi incanalarla verso le rocce del sottosuolo. Autorità di tutto il mondo hanno voluto vedere da vicino questa novità hi-tech, nella speranza di poterla replicare altrove.
Carbfix sta lavorando su progetti ambiziosi, come il Terminal Coda, che punta a mineralizzare 3 milioni di tonnellate di CO2 catturate dall'industria europea. Questo progetto, finanziato dall'Unione Europea, mira a creare un impianto di stoccaggio e trasporto transfrontaliero per CO2. Si stanno facendo test anche con l’acqua di mare, che permetterebbe di usare questo sistema anche in area dove l’acqua dolce è scarsa o del tutto assente - ma ci sono comunque notevoli emissioni di CO2.
Sebbene ci siano sfide tecniche e di mercato da affrontare, Carbfix è determinata a giocare un ruolo significativo nella lotta contro il cambiamento climatico, lavorando per intrappolare il maggior numero possibile di tonnellate di CO2 e immagazzinarle in modo sicuro e permanente.