Se c'é un tema che è costantemente al centro di centinaia di dibattiti ricolmi di voli pindarici, è sicuramente quello dell'energia nucleare. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici, molti pregiudizi e timori persistono nell'opinione pubblica, spesso alimentati da immagini, anche parecchio fantasiose, di catastrofi e scenari apocalittici. Per fare chiarezza su alcune delle credenze più diffuse, e rispondere ai dubbi più frequenti, abbiamo deciso di intervistare Luca Romano, alias "l'Avvocato dell'Atomo", un esperto del settore a cui ci affideremo per fare luce su questi argomenti. Nel corso di questa intervista, affronteremo alcune fra le questioni più chiacchierate, ovvero quelle che fanno capolino in ogni discussione che vede come tema il nucleare. Ovviamente raggrupperemo i temi principali e cercheremo di fornire risposte basate su dati concreti e competenze specifiche.

Trovo un po' buffo il fatto che gli italiani abbiano questa fascinazione per la Germania e pensino che essa non possa mai sbagliare. La Germania è fallibile, e in questo caso ha sbagliato, pagando anche un prezzo molto alto. La chiusura delle centrali nucleari, combinata con l'aumento dei prezzi del gas a causa della guerra in Ucraina, ha portato l'industria tedesca in crisi. I prezzi dell'energia sono saliti e le fabbriche tedesche faticano a competere con quelle cinesi, indiane e di altri paesi. Questo, al momento, sta portando la Germania in recessione: la Germania non sta crescendo.


Da questo punto di vista, il nucleare risulta effettivamente più costoso rispetto alle fonti rinnovabili, almeno nei primi 20-30 anni. Tuttavia, una volta ammortizzati i costi di costruzione della centrale, il costo dell'energia nucleare si riduce drasticamente, poiché il prezzo della materia prima e della manutenzione è relativamente basso. Di conseguenza, nel lungo periodo, il nucleare diventa altamente competitivo, considerando che una centrale può avere una vita operativa compresa tra i 60 e gli 80 anni.


In Giappone, ad esempio, stanno riavviando il nucleare dopo aver chiuso le centrali in seguito al panico post-Fukushima, ma ora stanno riaprendo tutto, constatando che le centrali restano perfettamente funzionanti. In Corea del Sud ci sono centrali nucleari e ne stanno costruendo altre; in Turchia stanno costruendo centrali nucleari. Sono paesi ben più sismici del nostro.
Io dico sempre che, se in Italia dovesse mai verificarsi un terremoto violento come quelli che accadono in Giappone, vorrei che ci fossero centrali nucleari, perché sono l'unico tipo di edificio dove mi sentirei tranquillo ad andare a rifugiarmi.


All'epoca si costruivano reattori da 200-300 MW, come quello di Trino Vercellese, che aveva una potenza di 270 MW e, quando fu costruito, era il più potente al mondo. Oggi, con dimensioni simili, si possono ottenere reattori con potenze di circa 1600 MW, sfruttando molto meglio il materiale fissile. Inoltre, ci sono i "accident-tolerant fuels" e tutta una serie di miglioramenti tecnologici, inclusi ovviamente quelli dal punto di vista della sicurezza.




Ad oggi, la gestione delle scorie non è un problema, non lo è mai stata. Le quantità che si producono sono molto ridotte: parliamo di circa 1 metro cubo per reattore all'anno. Considera che un reattore soddisfa il fabbisogno energetico di 1 milione e mezzo di persone, quindi capisci che stiamo parlando di quantità veramente ridotte. È come se l'intera città di Torino producesse 1 o 2 metri cubi di spazzatura in un anno. Quindi, insomma, sono quantità molto, molto ridotte.


Nel caso di Chernobyl, si parla di un'area di esclusione di circa 3000 km², ma questo significa un cerchio con raggio di 30 km, non 30 x 30 x 3,14, quindi più o meno 3000. Tuttavia, non è una dimensione così incredibile; ci sono parchi in Italia che sono più grandi, e quelle sono zone dove le persone generalmente non entrano. A Chernobyl, peraltro, è possibile entrare con le guide e fare una visita. Prima della guerra in Ucraina, era uno dei siti turistici più visitati del paese, quindi un giro lo puoi anche fare, ma non puoi viverci, come non puoi abitare in un parco naturale.
Quindi, su 100.000 persone, invece di avere 40.000 casi di tumore, ce ne sarebbero stati 40.002, e probabilmente molti sarebbero stati curabili. I danni psicologici causati dall'evacuazione sono stati molto superiori a quelli fisici. Infatti, durante l'evacuazione, ci sono stati casi di stress che hanno portato a 1500 vittime, tra cui anziani, persone con diabete che non avevano accesso all'insulina, suicidi da parte di persone convinte di essere irrimediabilmente contaminate (quando invece non lo erano), e un aumento degli aborti, con donne che ricorrevano all'aborto convinte che i loro figli sarebbero nati deformi, cosa che era una falsità.
Quindi, anche in uno scenario come quello di Fukushima, che è un incidente difficilmente ripetibile in Italia, l'evacuazione non era necessaria e non sarebbe mai dovuta essere fatta.


Sono gestiti dall'ENEA e sono comunque sorvegliati a livello internazionale, come tutti i reattori nucleari nel mondo. Ad esempio, se visiti un reattore di ricerca in Italia, troverai delle telecamere che riprendono il reattore, e i monitor delle telecamere sono visibili a Vienna, alla sede dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, perché anche i reattori di ricerca sono controllati a livello internazionale.
Quindi è assolutamente falso che in Italia ci siano reattori privati o per uso militare.


Se la mettiamo così, dovremmo rinunciare tutti all'auto elettrica, perché le riserve di litio sono molto più limitate. In realtà, sappiamo che sia per l'uranio che per il litio ce n'è ancora tanto nella crosta terrestre, ma semplicemente nessuno scava oggi per estrarlo. Tra più i 100 anni inizieremo ad avvicinarci a quella fase e si inizierà ad attivarsi per raggiungere le nuove miniere.




I tre eventi più noti, come Fukushima, Chernobyl e Three Mile Island, rientrano nella categoria degli "incident" gravi. Altri eventi, che non sono considerati gravi incidenti, sono semplicemente guasti o inconvenienti che accadono all'interno delle centrali nucleari.
Poiché le centrali nucleari sono impianti altamente monitorati, anche questi piccoli guasti vengono registrati e tracciati, ma non hanno causato né vittime, né feriti, né dispersione di radiazioni.
In effetti, si tratta di guasti che possono verificarsi in qualsiasi impianto, ma la differenza è che, in una centrale nucleare, ogni piccolo inconveniente viene riportato, mentre in altri settori industriali, come quello fossile, si verificano incidenti molto più gravi, come fughe di gas, esplosioni, crolli di miniere o incendi in raffinerie di petrolio. Anche nel settore delle energie rinnovabili, ci sono casi di incendi, come quelli che possono verificarsi sui tetti delle case dove sono installati pannelli solari.


Parliamo di centrali in cui quasi ogni componente o quasi ogni lavoro è stato riconcepito da zero, perché, realisticamente, non si conosceva più come realizzarlo. La centrale di Olkiluoto in Finlandia ha iniziato la costruzione nel 2005, ma nel 1995 era stata completata l'ultima centrale in Francia. Quindi, dal 1995 al 2005 non c'è stato nessun cantiere.
Certo, quando nel 2005 si ricomincia, si deve partire da zero, si ha una nuova generazione di tecnici da formare, una supply chain che si è fermata. Inoltre, anche la fabbricazione delle componenti, che devono essere "nuclear grade", quindi dimensionate con precisione al centesimo di millimetro, deve essere svolta da aziende in grado di produrle, molte delle quali hanno chiuso quel reparto.
Quindi, sì, ci sono stati dei ritardi, ma nei paesi che non hanno mai smesso di costruire, come la Corea e la Cina, si costruiscono reattori in cinque anni. La media mondiale, invece è di sette.


Quindi, c'è già un miglioramento significativo. Quello che la Russia forniva era l'arricchimento, cioè l'uranio veniva acquistato, ad esempio, dall'Australia e inviato in Russia per l'arricchimento, poiché nelle centrali si utilizza uranio arricchito al 5%. L'uranio arricchito veniva poi inviato dove necessario. Con la guerra in Ucraina, molti paesi, ovviamente, non vogliono più acquistare uranio arricchito dalla Russia. Per cui la Francia, che già possedeva una propria capacità di arricchimento, sta ampliando la sua capacità per sostituire la Russia come fornitore principale in Europa.
Gli Stati Uniti hanno riavviato la loro capacità di arricchimento, che avevano fermato, poiché acquistavano uranio arricchito dalla Russia. Oggi, la Russia fornisce ancora uranio arricchito a tutti i paesi non europei, come India e Cina. I reattori russi che vengono costruiti in Bangladesh, Turchia ed Egitto utilizzeranno, ovviamente, uranio russo.
Tuttavia, in Europa sono sempre meno i paesi che utilizzano uranio russo, proprio perché la Francia, ad esempio, sta già utilizzando l'uranio arricchito in loco. In Francia, non saremmo dipendenti dalla Russia, ma potremmo essere dipendenti dal Canada per l'acquisto della materia prima.
Ricordiamoci comunque che si tratta di circa 1 metro cubo di uranio per reattore all'anno, il che significa che, se ci fosse un problema con il Canada, potremmo acquistarlo da un altro fornitore. L'aumento di prezzo sarebbe talmente esiguo che non influirebbe in modo significativo sul costo dell'elettricità.


E dal farla al renderla commerciale, cioè, un conto è avere una tecnologia che produce energia, un conto è avere una tecnologia che io possa replicare a costi accessibili in tutto il mondo. C’è una bella differenza. La fusione è una cosa complicatissima, quindi forse l’avremo nella seconda metà del secolo, ma è un "forse".
Ecco perché non dovremmo dire la stessa cosa delle rinnovabili: "Perché puntiamo sulle rinnovabili? Se domani arriva la fusione, che è migliore..." La fusione si inserirà accanto alle altre forme di energia, ci saranno contesti in cui sarà più conveniente usarla e altri in cui sarà più conveniente usare qualcos’altro. Anche perché la fusione ha i suoi vantaggi e svantaggi, che è difficile valutare finché non avremo un impianto costruito.
Magari sarà molto costosa, richiederà materie prime difficili da reperire, oppure avrà una produzione di rifiuti difficile da gestire, perché anche la fusione produce rifiuti radioattivi. Non sono molto radioattivi, ma quantitativamente sono più numerosi.
Aggiungo una cosa: ci sono molte startup che oggi promettono di riuscire a fare la fusione entro gli anni '30. Io non le conosco tutte, ma magari qualcuna avrà successo. Posso dirti che ho intervistato, al Summit mondiale sul clima di Dubai l’anno scorso, un esponente di una di queste startup e lui ha detto: "Il punto è questo: siamo sicuri che riusciremo a fare la fusione, ma sarà un problema poi renderla commerciale. Se la facciamo, sappiamo che costerà poco e sarà commerciale, ma non siamo certi di farla. Il nostro è un approccio sperimentale: speriamo che funzioni, ma non possiamo esserne certi." Quindi tutte queste startup si basano su tecnologie che non sono ancora state provate. Se avranno successo, vedremo, ma di nuovo, non è una cosa su cui si può scommettere il tuo futuro energetico.
