INTERVISTA

Sfatiamo i falsi miti sul nucleare con l'Avvocato dell'Atomo

Abbiamo deciso di chiedere all'Avvocato dell'Atomo di analizzare i peggiori miti che gravitano attorno alle discussioni a tema nucleare.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Se c'é un tema che è costantemente al centro di centinaia di dibattiti ricolmi di voli pindarici, è sicuramente quello dell'energia nucleare. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici, molti pregiudizi e timori persistono nell'opinione pubblica, spesso alimentati da immagini, anche parecchio fantasiose, di catastrofi e scenari apocalittici. Per fare chiarezza su alcune delle credenze più diffuse, e rispondere ai dubbi più frequenti, abbiamo deciso di intervistare Luca Romano, alias "l'Avvocato dell'Atomo", un esperto del settore a cui ci affideremo per fare luce su questi argomenti. Nel corso di questa intervista, affronteremo alcune fra le questioni più chiacchierate, ovvero quelle che fanno capolino in ogni discussione che vede come tema il nucleare. Ovviamente raggrupperemo i temi principali e cercheremo di fornire risposte basate su dati concreti e competenze specifiche.

Andrea Ferrario
Come si può interpretare la decisione della Germania di smantellare le sue centrali nucleari? Non è forse un caso isolato e, come tale, non dovrebbe essere usato per giustificare una posizione contro il nucleare, considerando che in molti altri paesi, come Francia, Inghilterra, Polonia e altri, stanno costruendo nuove centrali nucleari? Inoltre, non si può dire che la crisi dell'industria tedesca, causata anche dalla chiusura delle centrali nucleari e dall'aumento dei prezzi del gas, stia attualmente contribuendo alla recessione della Germania?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Ma è un caso in controtendenza. In realtà, in Europa e nel mondo ci sono paesi, oltre alla Germania, che stanno chiudendo le centrali nucleari, come la Spagna, e paesi molto contrari al nucleare, come l'Austria, il Lussemburgo e la Danimarca. Ci sono, però, anche molti altri paesi che stanno costruendo o vogliono costruire nuove centrali nucleari, come la Francia, l'Inghilterra, l'Olanda, la Svezia, la Finlandia, la Polonia, l'Estonia, la Romania, la Bulgaria, la Slovenia, la Slovacchia, la Croazia e altri ancora. Recentemente, anche la Svizzera ha avviato discussioni per cambiare la legge e costruire nuove centrali.

Trovo un po' buffo il fatto che gli italiani abbiano questa fascinazione per la Germania e pensino che essa non possa mai sbagliare. La Germania è fallibile, e in questo caso ha sbagliato, pagando anche un prezzo molto alto. La chiusura delle centrali nucleari, combinata con l'aumento dei prezzi del gas a causa della guerra in Ucraina, ha portato l'industria tedesca in crisi. I prezzi dell'energia sono saliti e le fabbriche tedesche faticano a competere con quelle cinesi, indiane e di altri paesi. Questo, al momento, sta portando la Germania in recessione: la Germania non sta crescendo.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Il costo dell'energia nucleare è davvero più alto rispetto alle rinnovabili?
Andrea Ferrario
Luca Romano
C'è un fondo di verità in questa affermazione, ma è necessario fare alcune precisazioni. Quando si fa questa dichiarazione, si fa generalmente riferimento a una metrica chiamata LCOE (Levelized Cost of Energy), che rappresenta il costo effettivo di generare una certa quantità di elettricità (ad esempio, 1 kWh o 1 MWh). 

Da questo punto di vista, il nucleare risulta effettivamente più costoso rispetto alle fonti rinnovabili, almeno nei primi 20-30 anni. Tuttavia, una volta ammortizzati i costi di costruzione della centrale, il costo dell'energia nucleare si riduce drasticamente, poiché il prezzo della materia prima e della manutenzione è relativamente basso. Di conseguenza, nel lungo periodo, il nucleare diventa altamente competitivo, considerando che una centrale può avere una vita operativa compresa tra i 60 e gli 80 anni.
Luca Romano
Andrea Ferrario
In molti hanno il timore di vivere di disastri nucleari causati da disastri naturali, come terremoti o tsunami, qual'é il reale rischio?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Le centrali nucleari sono tra gli edifici più resistenti mai costruiti dall'uomo. Nessuna centrale nucleare ha mai avuto problemi a causa di un terremoto, nemmeno Fukushima, dove il problema fu causato principalmente dallo tsunami, anche se su questo ci sarebbe ancora molto da discutere.

In Giappone, ad esempio, stanno riavviando il nucleare dopo aver chiuso le centrali in seguito al panico post-Fukushima, ma ora stanno riaprendo tutto, constatando che le centrali restano perfettamente funzionanti. In Corea del Sud ci sono centrali nucleari e ne stanno costruendo altre; in Turchia stanno costruendo centrali nucleari. Sono paesi ben più sismici del nostro.

Io dico sempre che, se in Italia dovesse mai verificarsi un terremoto violento come quelli che accadono in Giappone, vorrei che ci fossero centrali nucleari, perché sono l'unico tipo di edificio dove mi sentirei tranquillo ad andare a rifugiarmi.
Luca Romano
Andrea Ferrario
In molti sostengono che la tecnologia nucleare è vecchia di 80 anni, additando a una imposizione di tecnologie sorpassate, cosa ne pensi?
Andrea Ferrario
Luca Romano
A parte il fatto che, se la mettiamo in questo modo, la tecnologia delle pale eoliche è vecchia di 3000 anni, visto che i primi mulini a vento risalgono a quel periodo, però chiaramente il processo di fissione dell'uranio è lo stesso. Allo stesso modo, anche la combustione degli idrocarburi è la stessa, ma voglio dire, l'ultimo modello di Airbus non è esattamente la stessa cosa dell'aereo dei fratelli Wright. Entrambi bruciavano un qualche tipo di idrocarburo per far girare un'elica, ma mi sembra che la tecnologia sia evoluta nel tempo. 

Quindi è chiaro che, ripeto, il processo fisico della fissione dell'uranio che genera energia (calore, acqua, elettricità) è rimasto invariato, ma tutto ciò che c'è intorno, tutta l'ingegneria nucleare, è cambiata. Dai primi reattori ad oggi, la tecnologia attualmente in commercio, con i reattori di terza generazione avanzata, riesce a ottenere prestazioni incredibili, impensabili all'epoca.

All'epoca si costruivano reattori da 200-300 MW, come quello di Trino Vercellese, che aveva una potenza di 270 MW e, quando fu costruito, era il più potente al mondo. Oggi, con dimensioni simili, si possono ottenere reattori con potenze di circa 1600 MW, sfruttando molto meglio il materiale fissile. Inoltre, ci sono i "accident-tolerant fuels" e tutta una serie di miglioramenti tecnologici, inclusi ovviamente quelli dal punto di vista della sicurezza.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Centralizzare la produzione di energia con il nucleare è, però, in totale controtendenza rispetto alla decentralizzazione delle rinnovabili, cosa ne pensi?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Sono assolutamente favorevole alle rinnovabili, così come sono favorevole alla decentralizzazione delle grandi comunità energetiche. È un concetto logico, futuristico e va benissimo. Però, uno non elimina, di fatto, l'altro. Bisogna tenere presente che ci sono grandi città, quali Torino, Roma e Milano, così come numerose grandi industrie, per le quali le rinnovabili non sono sufficienti, così come la loro decentralizzazione non andrebbe bene.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Le scorie radioattive sono davvero un problema? Realmente nel 2025 non si sa dove stoccarle?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Non è vero che non si sa dove stoccarle, né tantomeno che non si è a conoscenza di dove vengano stoccati i rifiuti radioattivi, lo sappiamo perfettamente. Ogni singola barra di combustibile radioattivo nel mondo è tracciata. Quindi non c'è mai stato, nella storia del nucleare civile, un caso di mala gestione di rifiuti radioattivi, mentre ci sono stati casi nella medicina nucleare e nel nucleare militare, ma non nel nucleare civile.

Ad oggi, la gestione delle scorie non è un problema, non lo è mai stata. Le quantità che si producono sono molto ridotte: parliamo di circa 1 metro cubo per reattore all'anno. Considera che un reattore soddisfa il fabbisogno energetico di 1 milione e mezzo di persone, quindi capisci che stiamo parlando di quantità veramente ridotte. È come se l'intera città di Torino producesse 1 o 2 metri cubi di spazzatura in un anno. Quindi, insomma, sono quantità molto, molto ridotte.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Un incidente nucleare in Italia porterebbe a un deserto nucleare come a Chernobyl o Fukushima?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Ad oggi, i due incidenti che hanno portato all'evacuazione di un'area sono Chernobyl e Fukushima. Un incidente come Chernobyl non è assolutamente ripetibile: è stato un evento che poteva avvenire solo in quel tipo di reattore, che già all'epoca era considerato non sicuro secondo gli standard occidentali. Infatti, esisteva solo nell'Unione Sovietica.

Nel caso di Chernobyl, si parla di un'area di esclusione di circa 3000 km², ma questo significa un cerchio con raggio di 30 km, non 30 x 30 x 3,14, quindi più o meno 3000. Tuttavia, non è una dimensione così incredibile; ci sono parchi in Italia che sono più grandi, e quelle sono zone dove le persone generalmente non entrano. A Chernobyl, peraltro, è possibile entrare con le guide e fare una visita. Prima della guerra in Ucraina, era uno dei siti turistici più visitati del paese, quindi un giro lo puoi anche fare, ma non puoi viverci, come non puoi abitare in un parco naturale. 

Per quanto riguarda Fukushima, che è difficile da immaginare in Italia considerando che un tsunami di 15 metri nel Mediterraneo è quasi impensabile, va detto che l'evacuazione non sarebbe dovuta avvenire. La decisione di evacuare è stata politica, presa in preda al panico e totalmente sbagliata, come si è dimostrato poi in seguito. Non ci sono prove di un aumento significativo dei tumori. Potrebbero esserci stati due o tre casi in più nell'arco di 30 anni, ma nelle statistiche questi cambiamenti non sono nemmeno percepibili, visto che il 40% delle persone nella vita sviluppa il cancro.

Quindi, su 100.000 persone, invece di avere 40.000 casi di tumore, ce ne sarebbero stati 40.002, e probabilmente molti sarebbero stati curabili. I danni psicologici causati dall'evacuazione sono stati molto superiori a quelli fisici. Infatti, durante l'evacuazione, ci sono stati casi di stress che hanno portato a 1500 vittime, tra cui anziani, persone con diabete che non avevano accesso all'insulina, suicidi da parte di persone convinte di essere irrimediabilmente contaminate (quando invece non lo erano), e un aumento degli aborti, con donne che ricorrevano all'aborto convinte che i loro figli sarebbero nati deformi, cosa che era una falsità.

Quindi, anche in uno scenario come quello di Fukushima, che è un incidente difficilmente ripetibile in Italia, l'evacuazione non era necessaria e non sarebbe mai dovuta essere fatta.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Mi è stato fatto notare, in passato, che in Italia ci sono già delle centrali nucleari. In totale dovrebbero essere otto e venire usate da aziende e da enti militari, tu ne eri a consocenza?
Andrea Ferrario
Luca Romano
No, è assolutamente falso. In Italia ci sono quattro reattori attivi, ma non sono militari né privati; si tratta di reattori di ricerca scientifica, attivi all'Università di Pavia, due a Roma e uno a Palermo.

Sono gestiti dall'ENEA e sono comunque sorvegliati a livello internazionale, come tutti i reattori nucleari nel mondo. Ad esempio, se visiti un reattore di ricerca in Italia, troverai delle telecamere che riprendono il reattore, e i monitor delle telecamere sono visibili a Vienna, alla sede dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, perché anche i reattori di ricerca sono controllati a livello internazionale.

Quindi è assolutamente falso che in Italia ci siano reattori privati o per uso militare.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Perché si sostiene che il materiale nucleare e il materiale fissile a disposizione sia poco? Che senso ha investire nella produzione di centrali nucleari se poi il materiale finirà e non sapremo come alimentarle?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Non è vero, le riserve di uranio, oggi, sono stimate a 130 anni considerando i consumi attuali, ma bisogna distinguere tra riserve e risorse. Le riserve sono quelle che sappiamo già dove si trovano, come estrarle e a che prezzo, quindi sono solo le miniere conosciute.

Se la mettiamo così, dovremmo rinunciare tutti all'auto elettrica, perché le riserve di litio sono molto più limitate. In realtà, sappiamo che sia per l'uranio che per il litio ce n'è ancora tanto nella crosta terrestre, ma semplicemente nessuno scava oggi per estrarlo. Tra più i 100 anni inizieremo ad avvicinarci a quella fase e si inizierà ad attivarsi per raggiungere le nuove miniere.
Luca Romano
Andrea Ferrario
È vero che in Inghilterra è stato dimostrato che i bambini che abitano vicino alle centrali nucleari si sono ammalati di leucemia, e quindi bisogna stare alla larga dalle centrali nucleari?
Andrea Ferrario
Luca Romano
È falso. Tra l'altro, è stato dimostrato che lo studio che sembrava evidenziare una correlazione tra la vicinanza alle centrali nucleari e i tassi più alti di leucemia nei bambini, pubblicato nel 2008 in Germania (lo studio "KIK"), non era valido. In realtà, il dato era vero, ma la causa non era quella, si trattava di una coincidenza, un fenomeno statistico chiamato sharpshooter fallacy. Questo accade quando si cerca un valore anomalo tra una grande quantità di dati: ad esempio, se cerco su un milione di malattie, è statisticamente probabile che una o più di esse abbiano una frequenza anomala, ma non significa che ci sia una causa diretta. 

In effetti, un altro esempio simile è avvenuto in Svezia, dove si era trovata una correlazione tra la vicinanza alle linee ad alta tensione e l'incidenza di alcuni linfomi, ma anche in quel caso si trattava di un errore statistico. Lo studio tedesco del 2008, che suscitò scalpore, è stato ripetuto in Francia, Svizzera, Italia, Inghilterra, Svezia e Finlandia senza mai trovare correlazioni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha poi dichiarato che non esiste alcuna evidenza di rischio. 

Inoltre, l'ente tedesco per la radioprotezione, già nel 2008, aveva sottolineato che non poteva essere colpa delle radiazioni, poiché i livelli di radiazioni misurati vicino alle centrali nucleari non erano superiori a quelli di altre aree. Anche in Inghilterra sono stati condotti tre studi senza trovare alcuna correlazione, e un'indagine simile in Italia ha mostrato che nei comuni con impianti nucleari non si sono registrati tassi anomali di malattie.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Perché si tende a minimizzare il numero degli incidenti nucleari, citando solo quelli più noti come Chernobyl e Fukushima, mentre esiste una lista molto più lunga di incidenti documentati, facilmente reperibile su Wikipedia o altre fonti?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Nella scala INES, che misura la gravità degli incidenti nucleari, ci sono sette livelli. Tuttavia, in inglese esistono due parole distinte che in italiano vengono entrambe tradotte come "incidente": "incident" e "accident". In inglese, "incident" si riferisce a un evento grave, mentre "accident" descrive eventi che non sono gravi.

I tre eventi più noti, come Fukushima, Chernobyl e Three Mile Island, rientrano nella categoria degli "incident" gravi. Altri eventi, che non sono considerati gravi incidenti, sono semplicemente guasti o inconvenienti che accadono all'interno delle centrali nucleari.

Poiché le centrali nucleari sono impianti altamente monitorati, anche questi piccoli guasti vengono registrati e tracciati, ma non hanno causato né vittime, né feriti, né dispersione di radiazioni.

In effetti, si tratta di guasti che possono verificarsi in qualsiasi impianto, ma la differenza è che, in una centrale nucleare, ogni piccolo inconveniente viene riportato, mentre in altri settori industriali, come quello fossile, si verificano incidenti molto più gravi, come fughe di gas, esplosioni, crolli di miniere o incendi in raffinerie di petrolio. Anche nel settore delle energie rinnovabili, ci sono casi di incendi, come quelli che possono verificarsi sui tetti delle case dove sono installati pannelli solari.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Perché molti sostengono che costruire una centrale nucleare richieda almeno 20 anni e che, nel frattempo, si potrebbero ottimizzare altre tecnologie, come i pannelli solari, per ottenere rendimenti molto più alti, rendendo così il nucleare obsoleto?
Andrea Ferrario
Luca Romano
Non è vero, ne servono cinque, massimo sette. È chiaro che in Europa abbiamo avuto un paio di casi recenti di centrali nucleari la cui costruzione è durata molto più a lungo, ma questo dipende dal fatto che in Europa non si è costruito per tanto tempo. Di conseguenza, abbiamo dovuto "re-imparare da zero".

Parliamo di centrali in cui quasi ogni componente o quasi ogni lavoro è stato riconcepito da zero, perché, realisticamente, non si conosceva più come realizzarlo. La centrale di Olkiluoto in Finlandia ha iniziato la costruzione nel 2005, ma nel 1995 era stata completata l'ultima centrale in Francia. Quindi, dal 1995 al 2005 non c'è stato nessun cantiere.

Certo, quando nel 2005 si ricomincia, si deve partire da zero, si ha una nuova generazione di tecnici da formare, una supply chain che si è fermata. Inoltre, anche la fabbricazione delle componenti, che devono essere "nuclear grade", quindi dimensionate con precisione al centesimo di millimetro, deve essere svolta da aziende in grado di produrle, molte delle quali hanno chiuso quel reparto.

Quindi, sì, ci sono stati dei ritardi, ma nei paesi che non hanno mai smesso di costruire, come la Corea e la Cina, si costruiscono reattori in cinque anni. La media mondiale, invece è di sette.
Luca Romano
Andrea Ferrario
È vero che l'Italia non potrebbe avere accesso a materiali fissili per le centrali nucleari? In che misura la dipendenza dalle forniture estere, come quelle dalla Russia o da altri paesi, potrebbe effettivamente renderci vulnerabili?
Andrea Ferrario
Luca Romano
La Russia, ad esempio, produce meno del 2% della domanda globale. I principali produttori sono il Kazakistan, l'Australia, il Canada e la Namibia, di cui due sono democrazie.

Quindi, c'è già un miglioramento significativo. Quello che la Russia forniva era l'arricchimento, cioè l'uranio veniva acquistato, ad esempio, dall'Australia e inviato in Russia per l'arricchimento, poiché nelle centrali si utilizza uranio arricchito al 5%. L'uranio arricchito veniva poi inviato dove necessario. Con la guerra in Ucraina, molti paesi, ovviamente, non vogliono più acquistare uranio arricchito dalla Russia. Per cui la Francia, che già possedeva una propria capacità di arricchimento, sta ampliando la sua capacità per sostituire la Russia come fornitore principale in Europa.

Gli Stati Uniti hanno riavviato la loro capacità di arricchimento, che avevano fermato, poiché acquistavano uranio arricchito dalla Russia. Oggi, la Russia fornisce ancora uranio arricchito a tutti i paesi non europei, come India e Cina. I reattori russi che vengono costruiti in Bangladesh, Turchia ed Egitto utilizzeranno, ovviamente, uranio russo.

Tuttavia, in Europa sono sempre meno i paesi che utilizzano uranio russo, proprio perché la Francia, ad esempio, sta già utilizzando l'uranio arricchito in loco. In Francia, non saremmo dipendenti dalla Russia, ma potremmo essere dipendenti dal Canada per l'acquisto della materia prima.

Ricordiamoci comunque che si tratta di circa 1 metro cubo di uranio per reattore all'anno, il che significa che, se ci fosse un problema con il Canada, potremmo acquistarlo da un altro fornitore. L'aumento di prezzo sarebbe talmente esiguo che non influirebbe in modo significativo sul costo dell'elettricità.
Luca Romano
Andrea Ferrario
Non sarebbe meglio attendere la fusione nucleare, considerando che potrebbe essere una scelta più consapevole rispetto all'energia nucleare tradizionale?
Andrea Ferrario
Luca Romano
La realtà è che la fusione nucleare non è affatto vicina. Io sono stato in visita ITER l’anno scorso e ho fatto un’intervista con il direttore generale, Pietro Barabaschi, che penso sia l’autorità massima mondiale sulla fusione. Lui stesso non sa quando sarà pronta a livello commerciale; dice che sperano di poter dimostrare che la fusione è fattibile entro 15 anni da oggi, ma da lì a dimostrare che sia fattibile a farla, passeranno ancora degli anni.

E dal farla al renderla commerciale, cioè, un conto è avere una tecnologia che produce energia, un conto è avere una tecnologia che io possa replicare a costi accessibili in tutto il mondo. C’è una bella differenza. La fusione è una cosa complicatissima, quindi forse l’avremo nella seconda metà del secolo, ma è un "forse". 
Senza contare il fatto che sono convinto che, quando la fusione arriverà (perché prima o poi arriverà) prenderà il suo posto accanto alle altre fonti di energia. Ma non andrà a sostituire né la fissione né le rinnovabili.

Ecco perché non dovremmo dire la stessa cosa delle rinnovabili: "Perché puntiamo sulle rinnovabili? Se domani arriva la fusione, che è migliore..." La fusione si inserirà accanto alle altre forme di energia, ci saranno contesti in cui sarà più conveniente usarla e altri in cui sarà più conveniente usare qualcos’altro. Anche perché la fusione ha i suoi vantaggi e svantaggi, che è difficile valutare finché non avremo un impianto costruito.

Magari sarà molto costosa, richiederà materie prime difficili da reperire, oppure avrà una produzione di rifiuti difficile da gestire, perché anche la fusione produce rifiuti radioattivi. Non sono molto radioattivi, ma quantitativamente sono più numerosi. 

Aggiungo una cosa: ci sono molte startup che oggi promettono di riuscire a fare la fusione entro gli anni '30. Io non le conosco tutte, ma magari qualcuna avrà successo. Posso dirti che ho intervistato, al Summit mondiale sul clima di Dubai l’anno scorso, un esponente di una di queste startup e lui ha detto: "Il punto è questo: siamo sicuri che riusciremo a fare la fusione, ma sarà un problema poi renderla commerciale. Se la facciamo, sappiamo che costerà poco e sarà commerciale, ma non siamo certi di farla. Il nostro è un approccio sperimentale: speriamo che funzioni, ma non possiamo esserne certi." Quindi tutte queste startup si basano su tecnologie che non sono ancora state provate. Se avranno successo, vedremo, ma di nuovo, non è una cosa su cui si può scommettere il tuo futuro energetico.
Luca Romano

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