Un team di ricercatori di quattro importanti istituzioni, guidato dalla Peking University, ha rivelato un metodo rivoluzionario per l'archiviazione dei dati utilizzando la metilazione del DNA, una modifica epigenetica che permette di "scrivere" informazioni su filamenti di DNA già esistenti, senza la necessità di sintetizzarne di nuovi. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Il processo tradizionale di memorizzazione dei dati su DNA, noto come "sintesi de novo", implica la creazione di sequenze di DNA artificiali. Questo metodo è lento, costoso e incline a errori. La nuova tecnica presentata dai ricercatori cinesi utilizza 700 diversi componenti di DNA "tipo mobile", gli epi-bits, che permettono di manipolare i dati metilando punti specifici sulle sequenze di DNA esistenti. L'approccio è stato testato codificando immagini come la foto di un panda (252.504 bits), dimostrando un notevole miglioramento rispetto alla sintesi de novo.
Oltre al progresso tecnico, i ricercatori hanno sviluppato un'applicazione, denominata iDNAdrive, che facilita l'utilizzo della nuova tecnología per l'archiviazione dei dati su DNA, rendendola accessibile anche a coloro che non dispongono di formazione biotecnologica. Quest'applicazione ha permesso a sessanta volontari senza esperienza biotecnologica di codificare manualmente circa 5.000 bit di dati testuali.
L'introduzione di questa tecnologia potrebbe rivoluzionare l'ambito dell'archiviazione dei dati, in particolare con l'aumento del consumo energetico dei data center. Un'azienda emergente nel settore ha già annunciato di stare lavorando su un sistema autonomo di archiviazione su DNA che potrebbe teoricamente conservare tutti i dati mondiali in una piccola scatolina, con previsioni di commercializzazione entro tre anni.
Se queste iniziative dovessero essere coronate da successo, il tradizionale bisogno di vasti data center potrebbe diventare obsoleto, offrendo una soluzione più sostenibile per gestire l'enorme quantità di informazioni che generiamo quotidianamente.