Un innovativo prototipo di tuta spaziale, ispirato alle "stillsuits" del celebre romanzo di fantascienza Dune, è stato sviluppato per riciclare l'urina in acqua potabile, rendendo possibili lunghe passeggiate spaziali durante le future missioni lunari.
Questa tecnologia all'avanguardia mira a essere integrata nel programma Artemis della NASA, che prevede di estendere la permanenza e le operazioni umane su altri mondi.
La tuta, concepita da Sofia Etlin (ricercatrice presso la Weill Cornell Medicine e la Cornell University), è dotata di un catetere esterno che conduce a un'unità di osmosi combinata. Questa unità può trasformare l'urina in acqua potabile in soli cinque minuti, con un'efficienza del 87%, e la riconsegna all'astronauta, arricchita di elettroliti, tramite un tubo da bere.
Le dimensioni del sistema sono sufficientemente compatte per essere trasportate sul retro della tuta spaziale, misurando 38cm per 23cm per 23cm e pesando circa 8kg. Il sistema è inoltro dotato di vari meccanismi di sicurezza per garantire il benessere degli astronauti.
Attualmente, gli astronauti hanno a disposizione solo un litro d'acqua nelle loro tute spaziali, una quantità considerata insufficiente per le lunghe passeggiate lunari previste, che potrebbero durare fino a 10 ore o addirittura 24 ore in caso di emergenza. Questo sistema potrebbe quindi rivoluzionare la gestione delle risorse idriche in ambiente spaziale.
Il metodo attuale di gestione dei rifiuti nello spazio, noto come garment di massima assorbenza (MAG), consiste in un pannolone per adulti, spesso soggetto a perdite e non particolarmente igienico, che ha portato nel tempo a diverse lamentanze da parte degli astronauti, alcuni dei quali hanno sofferto di infezioni del tratto urinario dopo l'uso.
Questo nuovo sistema di riciclaggio dell'urina sarà testato su 100 volontari a New York durante l'autunno per valutarne comfort e funzionalità. I test, che comprendono simulazioni in condizioni di microgravità, mirano a garantire la funzionalità completa e la sicurezza del sistema prima del suo effettivo utilizzo nelle missioni spaziali.
Secondo il professor Christopher Mason, autore principale dello studio e ricercatore presso la Weill Cornell Medicine, questa tecnologia ha il potenziale per migliorare significativamente il benessere degli astronauti durante le missioni spaziali, anche al di là della specifica esigenza delle lunghe passeggiate lunari.
I dettagli del prototipo sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Space Technology. La NASA, preparandosi per la missione Artemis III del 2026, che mira a far atterrare un equipaggio al polo sud lunare, vede in queste innovazioni un importante passo avanti verso la realizzazione di missioni con equipaggio su Marte entro gli anni 2030.