I produttori di CCD non sono molti. Sony, Panasonic e Philips sono i pezzi grossi del mercato e, quale che sia la marca della fotocamera che acquistate, probabilmente ci troverete un loro sensore. Gli acquirenti dei sensori sviluppano da loro l'elettronica per l'elaborazione dei dati. Quest'ultima e la qualità delle lenti determinano le differenza tra i modelli.
I sensori che dominano il settore attualmente hanno una diagonale di 1/1.8". I produttori dispongono su questa piccola superficie una quantità di fotoelementi (photosite) sensibili alla luce. Più ce ne sono, più pixel ci saranno nell'immagine finale (nota: la corrispondenza non è diretta, normalmente ci sono più fotoelementi che pixel). L'incremento della risoluzione porta quindi a problemi di spazio. Disporre un milione di fotoelementi sulla superficie del sensore è relativamente semplice, ma quando i fotoelementi iniziano a diventare due, tre, cinque milioni insorgono difficoltà. Col crescere dei fotoelementi in un'area, diminuisce lo spazio libero, il che genera parassiti elettronici, che portano a una perdita di sensibilità e a un aumento di rumore nell'immagine (lo spiacevole aspetto granulare che appare più spesso nelle aree scure dell'immagine, e qualche volta in aree più ampie). Per prevenire questo contro effetto i produttori devono incrementare le dimensioni del sensore e lavorare a un'elettronica capace di migliori elaborazioni. Alcune fotocamere ora hanno sensori più grandi, fino a 2/3" ( per esempio la Nikon Coolpix 5000 e la Minolta Dimage 7).