La scoperta del Gruppo Facebook "Uccidiamo Berlusconi" ha scatenato un putiferio imbarazzante. Putiferio perché il Ministro della Giustizia Alfano è convinto che si tratti di "minacce gravi" perseguibili penalmente. Imbarazzante perché ancora una volta il rapporto tra i media e i social network dimostra quanto il nostro paese ragioni in "analogico" – per non dire di peggio.
"Uccidiamo Berlusconi" è uno dei tanti stupidi Gruppi Facebook: se ne contano 2500 di così violenti. Detta tutta (forse) bisognerebbe preoccuparsi di più di chi riesce a covare cotanto odio nei confronti di personaggi come Mourinho, Costantino Vitigliano, Giampiero Mughini, etc. Certo, è anche possibile che tra le migliaia di utenti-rancorosi ci sia qualche svitato, ma ovviamente questo non ha niente a che fare con Facebook. Riguarderà al massimo i trascorsi psico-patologici del singolo.
La novità delle ultime ore è che l'amministratore del Gruppo, tale Alberto Raul M, è venuto allo scoperto è ha già definito la cosa una "trollata". Si è scoperto così che "Uccidiamo Berlusconi" è nato nel settembre 2008, ma dalla "brillante intuizione" di un altro utente. Il 12 ottobre 2009 Raul subentra, scrivendo: "[…] prendo la direzione del gruppo abbandonato dalla precedente amministrazione. Non potendo cambiarne il nome. Dichiaro questo gruppo di affermazioni bizzarre. Personalmente non voglio uccidere realmente nessuno, non voglio incitare nessuno a violare la legge.. Farò in modo di rimuovere i messaggi violenti e che comunque mi dissocio da tutte le affermazioni che costituiscano reato in un gruppo che non ho neppure creato". Ora sulla pagina del Gruppo campeggia solo l'estratto di Wikipedia sulle vicende giudiziarie di Berlusconi.
La nota biografica di Alberto Raul M, al momento non è accessibile, ma secondo La Repubblica nella voce "orientamento politico" vi sarebbe scritto "Brigate Rosse Partito Comunista Combattente". Le altre informazioni raccolte dal quotidiano sarebbero poi piuttosto contrastanti: avrebbe avuto a che fare con Gianluca Padovan, il candidato dell’associazione di destra radicale Casa Pound, e il suo nome sarebbe citato in più siti neo-fascisti. Insomma, difficile posizionarlo politicamente.
Per Alberto Raul M si è trattato di una "trollata". Per Alfano di un reato. Nei prossimi giorni sapremo cosa pensa la Magistratura dei 15mila brillanti utenti che hanno aderito al Gruppo Facebook.
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