La lotta alla pedo-pornografia online, in Italia, si affida anche alle blacklist. Il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia online ha condiviso con i provider nazionali, come prevede il decreto Gentiloni, un elenco di URL correlati a siti pornografici fuorilegge. Ogni tentativo di accesso, quindi, dirotta su pagine web del Ministero dell'Interno che spiegano i motivi dell'interdizione.
L'aspetto curioso della questione è che la (presunta) blacklist completa è apparsa su Wikileaks, come esempio di censura italiana. Secondo gli attivisti per le libertà digitali, inoltre, la lista comprenderebbe non solo siti vietati ma anche comuni siti pornografici. Insomma, sebbene non sia noto il livello di aggiornamento della blacklist, l'approccio alla questione sembrerebbe aver acceso gli animi della comunità online.
Secondo Wikileaks i filtri sarebbero troppo invasivi e discriminanti, ma ovviamente il dibattito è aperto.
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