Metro, un inizio

Con Intel ripercorriamo il cammino che ci ha portato agli Ultrabook, notebook molto sottili con caratteristiche ben precise, ma sempre in evoluzione, come gli schermi touch.

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a cura di Tom's Hardware

Metro, un inizio

Nel 2007 si rincorrevano già le voci sul futuro MacBook Air, ma Intel aveva dei progetti propri, di quelli che solitamente cercano di mettere in movimento un'industria. Nel maggio di quell'anno l'azienda mostrò un cosiddetto "proof of concept" che chiamò Mobile Metro. Il notebook era spesso solo 17 millimetri - meno di quanto stabilito dalla specifica degli Ultrabook - e pesava all'incirca 1 Kg. Realizzato in lega di magnesio, Metro era decisamente "sexy" e non sembrava realizzato da Intel.

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Uno dei più grandi spunti emersi dal design Metro riguardava una specie di borsetta con aggancio magnetico in cui poteva essere inserito. Questa conteneva uno schermo e-ink a colori, alimentato dal portatile attraverso un collegamento magnetico. Molto geek e molto femminile se vogliamo, ma col senno di poi quello fu uno dei primi concept di "wearable computing", cioè computer indossabili, che forse erano sbagliati o precoci, a seconda del vostro punto di vista, ma che si sono rivelati utili a illustrare come un design ultrasottile potesse avere anche stile.

Il Mobile Metro non entrò mai in produzione, quindi non sapremo mai se avrebbe offerto davvero connettività WiMax, archiviazione NAND Flash e un'autonomia di 14 ore. Con quel progetto Intel voleva ispirare i produttori. Ebbe successo? Forse, anche se è più probabile che le aziende del settore PC rimasero impressionate dal successo del MacBook Air. Al CeBIT 2009 (in febbraio), Asus e MSI annunciarono prodotti ultrathin basati sulla piattaforma Intel "CULV" (consumer ultra-low voltage) e furono seguite da Acer, HP e altri nel corso dell'anno.

Il migliore prodotto tra quelli di inizio 2009 fu il Dell Adamo. Aveva uno spessore di 1,5 centimetri. Il Dell Adamo XPS che venne svelato nel settembre dello stesso anno ridusse lo spessore a 9,99 mm. L'Adamo XPS aveva una tastiera leggermente sollevata per permettere di scrivere più comodamente e mantenere il computer più fresco, e quindi più silenzioso. Al suo interno una CPU Core 2 Duo ULV da almeno 1.4 GHz, e un'autonomia dichiarata di oltre 5 ore. Non mancavano un touchpad multitouch  e un sistema di apertura a sfioramento.

Malgrado le caratteristiche quei prodotti non sfondarono. L'Adamo XPS era venduto a 1799 dollari e Dell smantellò la linea nel marzo 2010, per poi riportarla in vita brevemente e ucciderla nuovamente nel corso dello stesso anno. A quel punto l'entusiasmo per i netbook stava già scemando, dato che i consumatori avevano perfettamente colto quanto fossero inadeguati. Gli sforzi di Intel per dare vita a una nuova rivoluzione erano miseramente falliti.

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