Le voci su una potenziale joint venture tra TSMC e Intel sono state definitivamente smentite dal colosso taiwanese della produzione di semiconduttori. Durante una recente conference call sui risultati finanziari, il CEO di TSMC C.C. Wei ha messo fine a mesi di speculazioni con una dichiarazione netta e inequivocabile. "TSMC non è impegnata in alcuna discussione con altre aziende riguardo joint venture, licenze tecnologiche o questioni di tecnologia", ha affermato Wei, chiudendo la porta a qualsiasi ipotesi di collaborazione strategica con il gigante americano dei chip in difficoltà.
La smentita arriva in un momento particolarmente delicato per l'industria dei semiconduttori, considerata sempre più una questione di sicurezza nazionale negli Stati Uniti. L'amministrazione Trump ha infatti esercitato pressioni significative per una maggiore autonomia nella produzione di chip sul suolo americano, spingendo per accordi che potrebbero aiutare Intel a superare la sua attuale crisi produttiva. Nonostante queste pressioni politiche, TSMC ha scelto di mantenere la propria indipendenza operativa.
Le indiscrezioni circolate negli ultimi mesi dipingevano scenari complessi e articolati. A marzo, alcune fonti avevano suggerito che TSMC avesse proposto una joint venture in cui avrebbe acquisito una partecipazione nella divisione fonderia di Intel, insieme ad altri giganti del settore come NVIDIA, AMD, Broadcom e Qualcomm. Secondo queste voci, TSMC avrebbe gestito le operazioni della fonderia Intel, mantenendo però una quota inferiore al 50%, in linea con la volontà dell'amministrazione Trump di evitare che Intel o la sua divisione produttiva finissero sotto controllo straniero.
Gli investimenti americani di TSMC e le difficoltà di Intel
Mentre le voci su possibili fusioni vengono smentite, TSMC continua comunque a rafforzare la propria presenza negli Stati Uniti con investimenti record. Lo scorso marzo, l'azienda taiwanese ha annunciato un investimento aggiuntivo di 100 miliardi di dollari nella produzione di chip in territorio americano, portando il totale a 165 miliardi per quello che viene considerato il più grande investimento estero nella storia degli USA. Questi fondi saranno destinati alla costruzione di nuovi impianti di produzione e di un centro di ricerca e sviluppo, con la promessa di creare 40.000 posti di lavoro nel settore delle costruzioni e decine di migliaia di impieghi altamente qualificati nel settore tecnologico nei prossimi anni.
"Dobbiamo essere in grado di costruire i chip e i semiconduttori di cui abbiamo bisogno proprio qui", aveva dichiarato il presidente Trump in occasione dell'annuncio. "È una questione di sicurezza nazionale per noi." Questa dichiarazione evidenzia come la produzione di semiconduttori sia diventata un elemento centrale nella strategia economica e di sicurezza americana.
Intel, nel frattempo, attraversa una delle crisi più profonde della sua storia. La divisione fonderia dell'azienda ha registrato una perdita di oltre 13 miliardi di dollari su 17,5 miliardi di ricavi nel 2024. La perdita netta complessiva dell'anno è stata di 18,8 miliardi di dollari, segnando il primo bilancio in rosso dal 1986. Questi numeri allarmanti hanno spinto l'amministrazione americana a considerare piani di emergenza nel caso le difficoltà di Intel dovessero peggiorare ulteriormente.
Nonostante la smentita ufficiale, alcune fonti avevano riferito che TSMC e Intel avrebbero raggiunto un accordo preliminare questo mese su un piano che avrebbe visto l'azienda taiwanese acquisire una quota del 21% in una nuova joint venture. Due settimane prima, tuttavia, il CEO di NVIDIA Jensen Huang aveva dichiarato di non essere mai stato contattato riguardo a un possibile investimento in tale iniziativa, e un membro del consiglio di amministrazione di TSMC aveva già negato l'esistenza di qualsiasi trattativa.
Sul fronte finanziario, TSMC continua a mostrare risultati solidi. L'azienda ha rivisto al rialzo le previsioni di ricavi per il secondo trimestre in corso di 1,6 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2025, ha generato entrate per 25,77 miliardi di dollari, superando le aspettative di 25,72 miliardi. Per il secondo trimestre, prevede ricavi compresi tra 28,4 e 29,2 miliardi di dollari. Il più grande produttore di chip a contratto del mondo ha inoltre rivelato che le rese del suo stabilimento in Arizona sono ora paragonabili a quelle degli impianti di Taiwan, segnalando un notevole progresso nelle operazioni americane di produzione avanzata di semiconduttori.