Trump: nuovi dazi sui chip in arrivo la prossima settimana

L'amministrazione Trump prepara una stretta mirata sui semiconduttori con nuovi dazi che riscriveranno le regole del commercio.

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a cura di Andrea Maiellano

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L'amministrazione Trump prepara una stretta mirata sui semiconduttori con nuovi dazi che riscriveranno le regole del commercio tecnologico globale. Secondo quanto anticipato dal presidente degli Stati Uniti, la prossima settimana verrà introdotto un regime tariffario specifico per il settore dei chip, con un sistema di "flessibilità" che potrebbe favorire alcune aziende rispetto ad altre. Una mossa che si inserisce in una strategia più ampia volta a riportare la produzione tecnologica avanzata sul suolo americano, ma che rischia di innescare nuove tensioni con la Cina e di ripercuotersi sull'intera filiera elettronica mondiale.

Durante un incontro con i giornalisti a bordo dell'Air Force One, Trump ha spiegato la logica dietro questa decisione: "Vogliamo semplificare la situazione per molte aziende perché il nostro obiettivo è produrre chip, semiconduttori e altri componenti nel nostro paese". Una dichiarazione che rivela l'intento protezionistico della misura, volta a rafforzare l'autonomia tecnologica americana in un settore considerato strategico per la sicurezza nazionale.

La notizia arriva pochi giorni dopo che l'amministrazione aveva concesso esenzioni temporanee per alcuni prodotti elettronici di largo consumo come smartphone e laptop dalle tariffe più ampie sulle importazioni cinesi. Questa "tregua", tuttavia, appare ora destinata a durare poco: Trump non si è impegnato a mantenere permanenti tali esenzioni e ha anzi sottolineato che nuove penalità potrebbero essere implementate entro due mesi.

Sui social media, Trump ha annunciato che l'amministrazione sta "esaminando i semiconduttori e l'intera catena di approvvigionamento elettronico nelle prossime indagini sulle tariffe per la sicurezza nazionale". Una dichiarazione che eleva la questione dal piano puramente commerciale a quello geopolitico, inquadrando il controllo sulla tecnologia dei semiconduttori come imperativo strategico per gli Stati Uniti.

A fare chiarezza sulla portata dell'iniziativa è intervenuto il segretario al commercio Howard Lutnick, che domenica ha precisato come l'amministrazione intenda imporre una serie separata di tariffe su semiconduttori, smartphone, computer e prodotti farmaceutici entro uno o due mesi. Questi dazi saranno distinti dalle cosiddette "tariffe reciproche" già in vigore, che nella scorsa settimana hanno fatto salire le imposte sui prodotti cinesi fino al 125%.

La strategia americana punta a ridisegnare le catene globali del valore tecnologico.

Secondo Lutnick, le nuove misure sono specificamente progettate per colpire tecnologie critiche e per esercitare pressione sulle aziende affinché trasferiscano la produzione negli Stati Uniti. Un obiettivo ambizioso che potrebbe tuttavia scontrarsi con la realtà di filiere produttive ormai globalmente integrate e difficilmente riconvertibili nel breve periodo.

Le esenzioni annunciate nei giorni scorsi avevano generato un cauto ottimismo tra le aziende tecnologiche, con la speranza che prodotti come chip di memoria, display e PC potessero evitare pesanti penalizzazioni. L'agenzia doganale statunitense aveva infatti rilasciato venerdì un elenco di 20 categorie di prodotti temporaneamente esclusi dai nuovi dazi. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Trump suggeriscono che questa finestra di opportunità potrebbe chiudersi presto, con l'introduzione di tariffe specifiche per settori mirati.

La Cina non è rimasta a guardare di fronte all'escalation americana. Pechino ha rapidamente reagito aumentando i dazi sulle importazioni statunitensi fino a pareggiare il tasso del 125%. Tuttavia, in una mossa strategicamente significativa, la Cina ha esentato dalle nuove tariffe i chip sviluppati da aziende americane ma prodotti a Taiwan, permettendo così alle industrie cinesi di continuare a operare senza particolari stress.

Le autorità cinesi hanno inoltre dichiarato di stare rivedendo le esenzioni sui semiconduttori concesse venerdì, segnalando potenziali modifiche alla propria strategia tariffaria. Una posizione che evidenzia come Pechino stia calibrando attentamente la propria risposta, bilanciando la necessità di mostrare fermezza con quella di non compromettere settori vitali per la propria economia.

Sul fronte diplomatico, i funzionari commerciali americani hanno difeso la linea dell'amministrazione, segnalando al contempo che sono in corso esplorazioni per nuovi accordi commerciali con paesi diversi dalla Cina. Il rappresentante per il commercio Jamieson Greer ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno perseguendo intese con regioni come l'Unione Europea, il Giappone, l'India e la Corea del Sud. Lo stesso Greer ha però precisato che al momento non è previsto alcun dialogo con il presidente cinese Xi Jinping, accusando Pechino di aver esacerbato le tensioni commerciali.

Questa nuova offensiva tariffaria si inserisce in un contesto di crescente competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina, con Washington determinata a mantenere il proprio vantaggio in settori come l'intelligenza artificiale, il quantum computing e i semiconduttori avanzati. Una partita che si gioca non solo sul piano commerciale ma anche su quello dell'innovazione, degli investimenti in ricerca e sviluppo e del controllo delle catene di approvvigionamento critiche.

Per l'industria globale dei semiconduttori, già messa alla prova da carenze di componenti e strozzature nella catena di fornitura durante la pandemia, le nuove tariffe potrebbero rappresentare un'ulteriore sfida da affrontare, con possibili ripercussioni sui prezzi dei prodotti elettronici di consumo e sulla disponibilità di componenti essenziali per numerosi settori industriali.

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E in più la Cina ha messo un embargo sulle terre rare per gli USA .... oplà, a qualcuno piace prendere botte in testa, vero troll colore arancia?
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