Intel può dare la colpa a diversi fattori per la carenza di CPU vissuta in particolar modo nella seconda metà del 2018. I continui ritardi nell’introduzione del processo produttivo a 10 nanometri, l’aver sottostimato le vendite nel mercato dei PC commerciali e il desiderio di focalizzarsi maggiormente sul enterprise hanno tutti contribuito a creare quel problema di scorte che si è riverberato sull'intera industria dei computer.
Il CEO di Intel Robert Swan, parlando alla conferenza Brainstorm Tech di Fortune ad Aspen, Colorado, ha citato però un altro fattore: la decisione di essere molto aggressivi nella messa a punto del processo produttivo a 10 nanometri. Intel, in sostanza, si è fissata obiettivi troppo ambiziosi.
Swan ha affermato davanti all'editor esecutivo di Fortune Adam Lashinsky che il ritardo nel passaggio ai 10 nanometri è stato in qualche modo "funzione di ciò che eravamo stati in grado di fare in passato, in sostanza sfidare le probabilità" e che "in un momento in cui stava diventando sempre più difficile", l'azienda si era imposta "obiettivi sempre più aggressivi".
Laddove quindi Intel in passato era riuscita a spremere la tecnologia produttiva al limite, con i 10 nanometri ha invece incontrato difficoltà molto superiori al passato e quindi non è riuscita a ripetere l'impresa.
L'azienda mirava a un miglioramento della densità di transistor di 2,7 volte rispetto ai 14 nanometri e secondo Swan, Intel ha sbagliato quando ha "dato priorità alle prestazioni in un momento in cui la prevedibilità era davvero importante".
Il ritardo del nuovo processo produttivo, unitamente a una domanda di chip senza precedenti, hanno così portato Intel a perdere un po' di presa in alcuni mercati, portando i produttori di portatili, Chromebook e gli appassionati a rivolgersi altrove (AMD), quando hanno realizzato che la carenza di chip Intel non sarebbe rientrata molto presto.
Adesso che AMD è riuscita a mettere piede in questi mercati, non sarebbe poi così sorprendente se le aziende continuassero a usarne i processori. La carenza di processori Intel ha avuto grandi ripercussioni sull’industria nel suo complesso e si ritiene che abbia impattato sulle vendite in diversi settori.
Probabilmente è questa la ragione per cui Swan decise di scusarsi con i partner di Intel qualche mese fa, dicendo che l’azienda si sarebbe impegnata "a non far accadere mai più una cosa simile”. Durante la chiacchierata con Fortune, il dirigente ha spiegato che Intel ha messo in atto alcune misure per tenere fede alla sua promessa.
Swan ha dichiarato di voler “unire l’intera azienda” tramite “più verità, più trasparenza e un libero flusso di informazioni”. Come molti CEO nominati durante una crisi - Swan ha sostituito Brain Kraznich come CEO ad interim nel giugno 2018, ed è stato nominato CEO a gennaio - si sta impegnando a cambiare la cultura aziendale. Speriamo vivamente che questo sarà sufficiente per preparare Intel alle sfide degli anni a venire.
Intel ha affermato ad aprile che si aspettava un miglioramento della situazione legata allo shortage nel terzo trimestre. Secondo il quotidiano taiwanese DigiTimes la disponibilità dovrebbe essere già migliorata a partire da giugno.
Una recente analisi di Gartner e IDC riporta che l’aumento delle vendite di PC nell’ultimo trimestre è dovuto in parte alla maggiore disponibilità di processori Intel, quindi le cose nel mercato CPU dovrebbero migliorare piuttosto rapidamente. I 10 nanometri arriveranno quest'anno, almeno nel settore mobile con le CPU Ice Lake, mentre il prossimo salto produttivo riguarderà i 7 nanometri, che avverrà nel corso del 2021.
In chiusura, Swan ha affermato che ciò che differenzia Intel in questo periodo storico è la sua capacità di fornire soluzioni - o piattaforme - ottimizzate per specifici ambienti e non semplicemente prodotti, dal cloud alle auto autonome. “Il ruolo delle CPU continua a essere incredibilmente forte, ma ciò che molti clienti stanno cercando è una soluzione di piattaforma. Intel offre maggiori capacità e tecnologia per questo scopo di qualsiasi altro sul pianeta”.