Il Dipartimento di Giustizia americano ha avviato un'indagine su TP-Link, il colosso dei router domestici che ha conquistato il 65% del mercato statunitense. L'azienda è finita sotto la lente d'ingrandimento per possibili pratiche commerciali sleali e per preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale, visti i suoi legami con la Cina. Secondo fonti riportate da Bloomberg, gli investigatori stanno esaminando se TP-Link abbia adottato strategie di prezzi predatori, vendendo dispositivi sottocosto per eliminare la concorrenza con l'obiettivo di aumentare successivamente i prezzi una volta consolidata la propria posizione dominante.
L'inchiesta si muove su un doppio binario. Da un lato, il Dipartimento di Giustizia sta valutando gli aspetti concorrenziali del caso, avviando sia un'indagine penale che una civile. Dall'altro, il Dipartimento del Commercio sta esaminando i potenziali rischi per la sicurezza nazionale, particolarmente rilevanti considerando la diffusione capillare dei dispositivi TP-Link nelle case americane. Questa seconda indagine ha preso piede a fine 2024, in concomitanza con le accuse che collegavano l'azienda agli attacchi informatici "Salt Typhoon", presumibilmente orchestrati da Pechino.
TP-Link Systems, con sede a Irvine in California, si è formalmente separata dalla casa madre cinese TP-LINK Technologies solo nell'ottobre 2024, dichiarandosi una società completamente indipendente. Tuttavia, gli investigatori americani nutrono dubbi sull'effettiva autonomia dell'azienda rispetto all'influenza del governo cinese, con alcuni esperti che sottolineano come mantenga ancora una significativa presenza nella Cina continentale.
In una dichiarazione rilasciata a Tom's Hardware USA, un portavoce di TP-Link ha negato di essere a conoscenza di qualsiasi indagine: "Ad oggi, TP-Link Systems Inc. non ha ricevuto alcuna richiesta dal Dipartimento di Giustizia riguardo a queste questioni. In quanto azienda basata negli Stati Uniti, TP-Link opera con la massima integrità e trasparenza, ed è pronta a cooperare pienamente con qualsiasi indagine governativa, qualora dovesse emergere".
L'azienda ha inoltre sottolineato che i suoi prodotti vengono fabbricati in Vietnam dal 2018, garantendo così un controllo diretto sulla propria catena di approvvigionamento. "A differenza dei concorrenti, TP-Link possiede le proprie operazioni di produzione e R&D, permettendo risparmi sui costi e un maggiore controllo sulla sicurezza della nostra catena di fornitura verticalmente integrata", ha affermato il portavoce. "Non vendiamo prodotti al di sotto del costo e manteniamo una politica di trasparenza nelle nostre pratiche commerciali, garantendo prezzi equi per i nostri preziosi clienti".
Le indagini di questa portata richiedono tipicamente mesi, se non anni, prima di giungere a conclusione, e non sempre sfociano in un'azione legale. Tuttavia, qualora le accuse venissero confermate, le conseguenze per TP-Link potrebbero essere estremamente severe: multe fino a 100 milioni di dollari per l'azienda, sanzioni personali fino a 1 milione di dollari per i dirigenti, oltre alla possibilità di pene detentive fino a 10 anni.
Gli esperti di antitrust sottolineano come le cause penali per prezzi predatori siano particolarmente complesse da portare avanti. Il governo deve dimostrare non solo che l'azienda ha venduto prodotti in perdita, ma anche che intendeva recuperare tali perdite aumentando i prezzi una volta raggiunto il monopolio. I procedimenti civili, d'altra parte, richiedono uno standard probatorio inferiore, aumentando le probabilità di successo per il Dipartimento di Giustizia.
Questo caso si inserisce in un contesto più ampio di intensificazione dell'azione antitrust americana, iniziata durante l'amministrazione Biden con indagini su colossi come Nvidia e Google, e apparentemente proseguita sotto la presidenza Trump. Emma Burnham, Direttrice dell'Enforcement Penale della Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia, ha recentemente dichiarato che l'agenzia concentrerà la propria attenzione sia sulle aziende che sugli individui, con particolare riguardo ai "prodotti quotidiani su cui tutti facciamo affidamento, così come per beni e servizi essenziali per la sicurezza nazionale e le infrastrutture critiche".
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