TNTVillage, considerato il più importante sito italiano di indicizzazione di file torrent sarà costretto a rimuovere tutti i contenuti dopo che il Tribunale di Milano ha condannato (dopo una vicenda processuale di ben quattro anni) il sito accogliendo la richiesta dell'Associazione Italiana Editori (AIE) e della Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV).
Il sito (da un milione di utenti) permetteva pubblicamente di scaricare circa 365 mila contenuti protetti da copyright, dai film ai libri fino ai cartoni animati, anime e persino show tv. Già nel 2018 erano iniziati i primi accertamenti nei confronti dell'amministratore del sito dopo alcune segnalazioni dei titolari dei diritti. Nel 2019, FAPAV e AIE cominciarono a presentare ricorso contro TNTVillage, un ricorso che ebbe successo visto che il sito venne chiuso nel settembre del 2019, con però tutti i link ancora effettivamente attivi attraverso la homepage.
Oggi, il Tribunale di Milano ha certificato la rimozione anche di tutti i link rimasti:
«Accogliamo con viva soddisfazione la decisione del Tribunale di Milano», ha commentato il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi. «Si tratta di una sentenza che riguarda non soltanto il caso specifico di TNTVillage, ma anche alcuni punti di diritto di grande interesse, dal momento che mette sullo stesso piano i file caricati dall’amministratore e quelli caricati dagli utenti della piattaforma». «AIE continuerà a battersi per contrastare ogni forma di pirateria», ha concluso Levi, «e questa sentenza va nella direzione auspicata».«Si conclude positivamente una lunga battaglia giudiziaria che rappresenta un importante successo condiviso che va a collocarsi in uno scenario più ampio e che certifica come il “fare sistema” nella tutela delle opere di ingegno possa portare ancor più importanti risultati», ha dichiarato il Presidente FAPAV, Federico Bagnoli Rossi. «Tramite questa sentenza viene ribadito nuovamente come l’illecita messa a disposizione online delle opere creative rappresenti una grave violazione che comporta una pericolosa limitazione allo sfruttamento dei diritti ad essa collegati, con un preoccupante pregiudizio economico non solo per l’industria culturale ma per il Sistema Paese nel suo complesso».