Nel 2002 Nvidia aveva per le mani una scheda (GeForce 3) veloce, ma troppo complessa. Creare una nuova architettura di base - come aveva fatto con NV11 - era complicato e così l'azienda usò l'architettura della GeForce 2 per mettere a punto NV17, commercializzato con il nome di GeForce 4 MX.
La scheda aveva la medesima architettura della GeForce 2 MX - due pipeline capaci di renderizzare due texture - ma a frequenze superiori. Le schede adottavano inoltre la tecnologia di gestione della memoria della GeForce 3, potevano decodificare flussi MPEG2 in hardware e supportavano più monitor. Si trattava tuttavia di una scheda DirectX 7 e quindi era già vecchia sul nascere, malgrado in alcuni casi offrisse prestazioni adeguate.
La gamma includeva tre schede: MX 420, MX 440 e MX 460. La prima lavorava a una frequenza di 250 MHz per la GPU e di 166 MHz (SDR) per la memoria; la seconda funzionava a 275/200 (DDR) e la terza a 300/275 (DDR). Successivamente Nvidia presentò due revisioni di NV17 chiamate NV18 e NV19. NV18 aveva un bus AGP 8X, mentre NV19 era un NV18 con un bridge PCIe per supportare collegamenti x16. La memoria DDR che accompagnava questi chip lavorava tra 166 e 667 MHz.
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Nvidia portò sul mercato tre versioni della scheda: la Ti 4200, la Ti 4400 e la Ti 4600. Le differenze tra le schede risiedevano nelle frequenze: 250 MHz per la GPU e 250 MHz per la memoria (Ti 4200); 275/275 per la Ti 4400; e 300/325 per la Ti 4600. I benchmark di NV25 nei giochi DirectX 7 mostravano miglioramenti prestazionali modesti sulla GeForce 3, circa il 10%. Con i giochi DirectX 8 che si avvantaggiavano dei vertex shader il vantaggio saliva al 38%.
Nel tardo 2002 arrivò NV28. Era una GPU simile a NV25, aggiungeva semplicemente il supporto AGP 8x alle schede GeForce 4 Ti. La GeForce Ti 4800 (300/325) era identica alla GeForce 4 Ti 4600 ad eccezione della compatibilità AGP 8x. La GeForce Ti 4200 128 MB aveva un bandwidth inferiore alla versione da 64 MB perché la memoria lavorava a 222 MHz rispetto ai 250 MHz della versione da 64 MB.