La guerra tra Israele e Palestina sta causando anche diverse tensioni nel Mar Rosso, in particolar modo nel canale di Suez, con conseguenze dirette sulle spedizioni di hardware, componenti e altri dispositivi.
Alcune fonti ci hanno direttamente riferito che si parla di ritardi di almeno 30 giorni, con i vari produttori che hanno già iniziato ad inviare i primi segnali d'allarme. Una situazione che inevitabilmente avrà un impatto considerevole sul mercato: c’è il forte rischio di trovarsi nuovamente in una situazione di shortage, dove i componenti sono costosi e difficili da reperire. Attualmente la situazione è sotto controllo in quanto i magazzini europei hanno ancora scorte, ma come potete immaginare non dureranno in eterno e, una volta terminate, diventerà davvero complesso trovare componenti disponibili all’acquisto.
Le difficoltà stanno anche facendo aumentare i costi di trasporto, che pur rimanendo ancora di molto inferiori a quelli raggiunti durante la pandemia, contribuiscono a far salire il prezzo del prodotto finale. Insomma, si prospettano tempi duri per gli appassionati di PC e tecnologia; se state pensando di acquistare qualcosa, forse fareste bene a farlo, e in fretta.
Una spedizione navale che parte da Taiwan e arriva in Olanda, uno dei principali porti europei per la ricezione e lo smistamento dei prodotti nei vari paesi dell’Unione, impiega circa 25 giorni passando dal canale di Suez. La situazione causata dal conflitto ha portato a grossi ritardi nelle tempistiche, dal momento che attualmente le navi devono essere scortate da militari per poter attraversare in sicurezza il territorio.
Alcune delle compagnie più grandi stanno valutando un cambio di rotta, che però non è privo di rischi: circumnavigare l’Africa ha delle conseguenze dirette su tempi e costi, dato che la tratta è il 35% più lunga e ci vogliono 34 giorni di navigazione per completarla. Inoltre, i pirati Somali rappresentano una minaccia concreta da non sottovalutare, dato che tendono ad assalire spesso le navi mercantili per sottrarne il carico.
Attualmente, alcune società hanno deciso di tentare il cambio di rotta, altre preferiscono attrezzarsi per difendersi dai pericoli che attualmente comporta attraversare il Mar Rosso. In entrambi i casi la situazione è decisamente rischiosa e ha un impatto diretto sul consumatore finale.