Grandi novità per tutti gli appassionati del piccolo computerino inglese noto ai più come Raspberry Pi. Oltre al nuovo modello appena presentato e di cui vi abbiamo parlato, il Raspberry Pi 4/8GB che da come è facile intuire porta in dote un nuovo modulo RAM da 8GB (realizzato da Micron), Raspberry Pi Foundation ha introdotto importanti cambiamenti anche lato software.
Il sistema operativo della casa madre del Raspberry Pi di derivazione Debian, che prima era Raspbian, ora è diventato Raspberry Pi OS ed è disponibile al rilascio sia in versione 32 che in versione beta a 64 bit. La scelta del nuovo nome è dettata dall'esigenza di rendere ancora più riconoscibile il sistema operativo raccomandato, soprattutto per rendere ancora più facile la scelta ai nuovi utenti che si approcciano per la prima volta al Raspberry Pi e si trovano indecisi su che sistema operativo installare. Indubbiamente la maggior assonanza induce maggiore confidenza, quindi ci riteniamo concordi alla scelta effettuata.
Prima di proseguire con le novità dell'aggiornamento di fine maggio al sistema operativo, meglio precisare un piccolo, ma importante dettaglio. Il sistema operativo di base usa un kernel Linux a 32bit LPAE, Large Physical Address Extensions, in abbinamento ad uno spazio utente (userland) sempre a 32bit. La memoria virtuale viene divisa tra questi due gruppi: dove nel primo viene allocata memoria per il sistema operativo (privileged processes), le estensioni del kernel e la maggior parte dei driver, nel secondo troviamo le applicazioni e il software installato e/o in uso locale, insieme a qualche driver secondario.
Con questa impostazione, i processi multipli sono in grado di condividere tutti gli 8GB di memoria RAM disponibili sul nuovo modello, fermo restando il canonico limite di 3GB di RAM per i singoli processi. Questo non rappresenta però un limite per la maggior parte degli utenti, dal momento che il maggior utilizzatore di RAM è potenzialmente il browser, e anche in Raspberry Pi OS il browser in dotazione, Chromium, utilizza un processo per ogni tab aggirando quindi la barriera dei 3GB di RAM.
Ovvio che gli utenti più esperti o chi fa uso di applicazioni a singolo processo che necessitano di allocazioni di memoria più grandi, devono orientarsi su uno spazio utente a 64bit. E se prima questi dovevano orientarsi su soluzioni tipo Ubuntu, da oggi potrebbero orientarsi anche su Raspberry Pi OS, con in dote la stessa suite di programmi e ambiente desktop che ritroviamo anche sulla versione a 32bit.
Ed ora le novità. Una delle new entry è l'applicazione Bookshelf, che mostra l'intera e considerevole raccolta dei magazine gratuiti di HackSpace, Wireframe e TheMagPi, insieme agli eBook, sempre gratuiti, di Raspberry Pi Foundation. Disponibili in formato pdf e visionabili attraverso il browser Chromium, i documenti di Bookshelf permettono la semplice ed intuitiva fruizione delle più completa letteratura che possiamo trovare a tema Raspberry e non solo. Piccolo avvertimento: Bookshelf è pienamente supportata con il sistema operativo in lingua Inglese. Nel caso vi troviate con un messaggio di errore per mancanza di spazio, un fix è stato già rilasciato ed è installabile da terminale
sudo apt updatesudo apt upgrade
Da questa versione di Raspberry Pi OS, viene offerto un maggior supporto a chi ha problemi di vista: troviamo finalmente il Magnifier, la classica lente d'ingrandimento per gli elementi visualizzati a schermo. L'applicazione non è preinstallata nell'immagine del sistema operativo, ma si può ottenere tramite Recommended Applications (Programmi Consigliati), sotto la voce Universal Access, oppure da terminale con
sudo apt install mage
L'operazione necessita il riavvio del computer. L'azione d'ingrandimento è avviabile tramite l'icona sulla taskbar oppure tramite la scorciatoia Ctrl-Alt-M. Le opzioni d'ingrandimento possono essere personalizzate in molti aspetti, dalla forma e dimensioni della lente, all'ingrandimento, alle azioni automatiche e predefinite.
Un altro cambiamento è stato apportato alla gestione audio del Raspberry. Raspberry Pi OS fa uso di ALSA, Advance Linux Sound Architecture, per pilotare i dispositivi audio collegati. Se prima le porte HDMI e jack da 3,5mm venivano gestite come singola porta, quindi come singolo dispositivo ALSA, con l'operazione di switch gestita dall'utente, ora queste uscite audio sono gestite separatamente, in modo da rendere la gestione audio più compatibile soprattutto con software di terze parti.
Concludiamo con un avvertimento. Se la nuova versione del sistema operativo ha portato in seno molte novità suggerite dalla community e quindi molto gradite, inavvertitamente si è creato un problema, o meglio, un disguido, con l'USB-Bootloader versione beta della versione a 64bit. Il colpevole è il formato file .elf incompatibile che impedisce l'avvio a drive USb precedentemente bootabili. Si risolve semplicemente sostituendo il file incriminato con i precedenti *.elf e *.dat file, recuperabili dall'aggiornamento firmware del 22 maggio scorso presente su GitHub. Per saperne un pò di più sulla nuova possibilità di avvio tramite porta USB, leggete il nostro precedente articolo. E se volete anche voi far parte della grande comunità di Raspberriani, su Amazon trovate molte offerte, con kit completi di case e raffreddamento, pronti all'uso.
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