Primo contatto con le Sonos Ace, meglio delle Airpods Max ma a 80€ in meno

Abbiamo avuto l'opportunità di spendere un'intera mattinata assieme alle attesissime cuffie realizzate da Sonos e ne siamo rimasti estasiati.

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a cura di Andrea Maiellano

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Circondati dalla splendida cornice di una Parigi primaverile, abbiamo avuto modo di provare uno dei prodotti più chiacchierati, attesi e bramati di Sonos. 

In un ambiente allestito di tutto punto per permetterci di spendere un’intera mattinata testando ogni potenziale scenario di ascolto, abbiamo avuto modo di mettere, finalmente, le mani sulle Sonos Ace, le prime cuffie realizzate dall’azienda statunitense.

Un prodotto decisamente atteso da tutti i fan del brand, ma che ha saputo stupirci per la sua versatilità, per le sue indubbie qualità e per la capacità non solo di risultare il perfetto companion di ogni impianto home theater realizzato con prodotti Sonos, ma, soprattutto, di poter competere ad armi pari nel settore delle cuffie wireless consumer, intaccando il dominio delle celebre triade composta da Apple, Sony e Bose.

Design, prezzo e disponibilità.

Cominciamo dalle informazioni più importanti. Le Sonos Ace saranno disponibili a partire dal prossimo 5 giugno a un prezzo consigliato di 499€. Le cuffie saranno disponibili in due colorazioni: Nero e Soft White.

Il design, come confermato dagli ingegneri di Sonos presenti all’evento, è volutamente minimalista, in maniera tale da proporre un’estetica capace di superare la prova del tempo, risultando attuale sia oggi che fra dieci anni.

Per quanto riguarda la costruzione delle cuffie, Sonos ha attuato una costante ricerca, carpendo le specifiche più apprezzate dall’utenza e inserendole nel design finale del loro prodotto. Un design assogettato alla qualità sonora, la quale ha avuto la priorità su ogni altro aspetto.

Entrando più nel dettaglio, i due padiglioni esterni, così come la parte superiore dell’archetto, sono realizzati in plastica satinata, con il logo di Sonos inciso al laser sulla superficie della cuffia destra.

L’interno dei padiglioni, così come la parte dell’archetto che aderisce al cranio, è realizzato in un multistrato composto da: ecopelle, microfoam e una mescola di plastica dura. Per quanto riguarda l’interno dei padiglioni auricolari, inoltre, sono presenti dei magneti che ne permettono una facile rimozione sia per sostituirli che per pulirli. 

Un piccolo dettaglio costruttivo che ci ha sorpresi riguarda la decisione di Sonos di invertire la polarità dei magneti presenti nel padiglione destro e in quello sinistro, evitando che l’utente finale possa applicarli in maniera errata.

Il risultato è simpaticamente convincente, visto che provare a inserire il padiglione destro, nella cuffia sinistra, si risolve in quella classica sensazione di "forza opposta" che normalmente si sperimenta quando si prova ad unire due magneti.

Rimosso il padiglione, l’interno della cuffia presenta un design pulito ed elegante, con in bella vista il sensore per l’head detection, e i fori d’uscita per il tweet e il driver dinamico da 40 mm.

Le Sonos Ace, inoltre, montano al loro interno otto microfoni con beamforming per il controllo del rumore e l’amplificazione
della voce, le quali rendono ogni parola perfettamente nitida.

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Per quanto riguarda la struttura esterna delle cuffie, i padiglioni ruotano solo esternamente di 90° e il motivo di questa decisione è la volontà di ridurre al minimo le torsioni che i cavi compiono all’interno dell’archetto.

Quest’ultimo è simile a quello presente nelle Airpods max di Apple, con i due cilindri in acciaio inossidabile che scompaiono sia all’interno dell’archetto che dentro le rispettive cuffie. una scelta dettata non solamente dalla ricerca di un design elegante ma, soprattutto, per rendere le cuffie resistenti al sudore e alla pioggia.

Le Sonos Ace, difatti, non presentano alcuna certificazione IP, per ottenerla avrebbero dovuto compromettere sia il design che la qualità finale dell’audio, ma il design delle cuffie è pensato per renderle comunque resistenti alla vita di tutti i giorni, per quanto l’azienda sconsigli di usarle per fare dello sport.

In termini di controlli, le Sonos Ace presentano due bottoni sulla cuffia destra e una su quella sinistro. I primi due servono per gestire l’ANC e compiere tutte quelle azioni comuni durante l’ascolto, mentre quello posizionato a sinistra, serve ad accendere le cuffie e ad attivare il pairing.

Proprio in merito a quest’ultimo pulsante, la posizione non è delle migliori, visto che si trova esattamente dove la maggior parte dell’utenza poggia il pollice quando si compia il gesto di indossare le cuffie, bisogna però sottolineare che una pressione rapida del tasto non esegue alcuna azione, visto che sono necessari diversi secondi sia per accendere, o spegnere; le cuffie, sia per entrare in modalità pairing.

L’elemento che ci è piaciuto di più, però, è il content key, ovvero il pratico ibrido fra un bottone e uno slide posto sul lato della cuffia destra. Realizzato in acciaio inossidabile, con un rivestimento in PVD, questo pulsante permette di alzare, e abbassare, il volume semplicemente facendolo scivolare verso l’alto o verso il basso; premerlo una volta interromperà, o permetterà di riprendere, l’ascolto, mentre due o tre pressioni garantiranno un passaggio rapido alla traccia successiva o a quella precedente. 

Volendo esprimere un giudizio molto rapido sul comfort offerto dalle Sonos Ace, possiamo dirvi che, pur trattandosi id un aspetto completamente soggettivo, le cuffie sembrano non mostrare i problemi più comuni riscontrati dagli utilizzatori di Sony XM e Airpods Max.

I padiglioni rimangono aderenti alle orecchie e non tendono a spostarsi, come invece succede con le Airpods Max, quando si ruota la testa, garantendo un’ottima resa dell’ANC.

L’archetto, invece, non comprime mai la superficie del cranio, come avviene con le Sony XM, risultando sempre comode, e leggere (pesano solo 312 grammi), anche sul lungo periodo. L’unico aspetto che, però, andrà analizzato con attenzione in fase di recensione, riguarda la compressione generata dai due padiglioni auricolari, i quali tendono a premere con maggiore forza, rispetto alle concorrenti, sulle orecchie.

Ad adronare le Sonos Ace troviamo, infine, una serie di dettagli curati meticolosamente. Ogni elemento in acciaio inossidabile, oltre a essere rivestito in PVD, è stato trattato per allinearsi al colore scelto; l’interno della cuffia destra, invece, presenterà un colore diverso per un rapido riconoscimento visivo (verde mare per le cuffie Soft White e grigio cenere per quelle nere); infine le Sonos Ace hanno in dotazione una custodia in feltro (realizzata con il 75% di materiali riciclati) che presenta al suo interno una piccola pochette nella quale inserire i cavi e che si connette magneticamente con l’ interno della custodia. 

Le Sonos Ace presentano solo una porta USB-C, la quale serve sia per ricaricare le cuffie, che per connettere il cavo USB-C/Jack 3.5mm, in maniera tale da sfruttare le cuffie su qualsiasi dispositivo munito di un ingresso Jack.

Autonomia, cancellazione del rumore e modalità trasparenza

Le Sonos Ace presentano un’autonomia decisamente interessante, la quale garantisce 30 ore di ascolto con l’ANC attivo e una funzione di ricarica rapida che permette di ottenere un autonomia di 3 ore a seguito di 3 minuti di ricarica.

Per quanto riguarda la riduzione dei rumori, l’ANC realizzato da Sonos si è rivelato indubbiamente convincente e in linea con quanto offerto da Apple, Sony e dalle più recenti cuffie targate Bose.

Le voci vicine rimangono leggermente comprensibili, così come alcuni dei suoni più forti, ma una volta che si inizia l’ascolto, tutto sparisce e non sono presenti distrazioni di alcun tipo. Una piccola nota di merito va al fatto che, differentemente dai competitor, non si percepisce alcun tipo di compressione all’interno dell’orecchio quando si attiva l’ANC.

Per quanto riguarda, invece, la modalità trasparenza, ribatezzata da Sonos Aware Mode, il risultato è stato meno convincente. Da un lato troviamo una sorta di ronzio metallico costante, che rende meno naturale l’ascolto delle fonti di rumore esterne, mentre dall’altro abbiamo potuto notare come, durante l’ascolto, l’Aware Mode tenda a enfatizzare i rumori più vicini all’ascoltatore, rendendoli chiaramente riconoscibili anche a volume sostenuto.

Nella fattispecie, notando che molte delle sorgenti di rumore attorno a noi venivano coperte dal volume della musica in cuffia, abbiamo provato a schioccare le dita in diverse direzioni, mantenendo ovviamente la testa ferma, e abbiamo potuto notare come ogni schiocco, così come ogni rumore generatosi vicino a noi, emergeva chiaramente in cuffia

Insomma una modalità trasparenza che andrà analizzata approfonditamente in fase di recensione, ma che, almeno per il momento, rimane un gradino sotto all’ottimo Transparency Mode realizzato da Apple.

Ascolto in un contesto quotidiano

Per testare approfonditamente le Sonos Ace, abbiamo avuto a disposizione due diversi scenari: uno pensato per l’ascolto musicale, o comunque per l’uso delle cuffie in combinazione con uno smartphone o un tablet in un contesto quotidiano, e uno realizzato per farci saggiare il potenziale delle cuffie assieme a un impianto dedicato all’home theater.

Per quanto riguarda l’ascolto musicale, le Sonos Ace ci hanno sorpreso davvero positivamente sia per la loro resa audio, sia per una equalizzazione “di fabbrica”, davvero ben bilanciata.

Prima di cimentarci con una playlist ricolma di brani pop, rock, soul, jazz e disco, presi di peso dagli anni 60 a oggi, abbiamo avuto modo di testare le cuffie con quattro diverse tipologie di file: una traccia scaricata direttamente da Apple Music (Bad Habit di Ed Sheeran), una con un master di qualità superiore (What Was Made For di Billie Eilish) una mixata in Spatial Audio (Praise The Lord) e un estratto di un audio libro ambientato in periodo di guerra, con annesse esplosioni ed effetti sonori di ogni genere.

Per quanto i risultati d’ascolto siano stati sempre diversi, per via della qualità del mix e del master delle rispettive tracce, è stato sorprendente percepire come Sonos sia riuscita a rendere sempre perfettamente bilanciato, e chiaramente riconoscibile, ogni sorgente audio.

La voce, così come tutte le frequenze medio alte, sono sempre centrali nell’ascolto, mai predominanti ma sempre udibili in maniera cristallina anche abbassando drasticamente il volume delle cuffie.

I bassi risultano sempre presenti, corposi e capaci di far sussultare la cassa toracica dell’ascoltatore, ma non per non dominano mai la scena né, tantomeno, inquinano la qualità del mix finale.

Gli alti spiccano solo quando serve, rendendo sempre chiaro ogni colpo su un piatto della batteria e ogni nota alta raggiunta da uno strumento musicale.

Le differenze sono state prettamente qualitative. Bad Habit, non essendo una traccia Apple Lossless, tendeva a impastare le varie sorgenti a volume alto, pur mantenendo sempre la voce chiara e squillante; il brano di Billie Eilish risultava chiaro in ogni sua componente, come un mix stereo ascoltato in uno studio di registrazione; Praise The Lord sfruttava perfettamente lo Spatial Audio per far arrivare le varie sorgenti sonore dalle direzioni che ci si aspetterebbe assistendo a una performance live in una sala d’ascolto e il podcast ci ha fatto pregustare come potessero comportarsi le Sonos Ace in un contesto casalingo, quando seduti sul divano si vuole godere di un film senza sacrificare il volume d’ascolto.

Le voci erano sempre perfettamente centrate le mix, cristalline e talmente dettagliate nella loro riproduzione da permetterci di percepire il tipico suono generato dalle labbra umide che si dischiudono pochi istanti prima di parlare.

Lo Spatial Audio si occupava di avvolgerci a 360° con esplosioni, provenienti dalle nostre spalle, facendo emergere le frequenze basse, e medio basse, in maniera molto naturale, senza mai renderle predominanti e permettendoci non solo di comprendere perfettamente i dialoghi ma, soprattutto, di cogliere tutte le sfumature date offerte dagli spari in lontananza e dal suono degli stivali che calpestavano la fanghiglia che provenivano da sotto di noi.

La prova di ascolto in contesto quotidiano, invece, l’abbiamo realizzata con una playlist di brani Apple Lossless scaricata da Apple Music. Il risultato è stato ottimo e i ha restituito la stessa qualità percepita poco prima con il brano di Billie Eilish.

Abbiamo anche avuto modo di fare una piccola comparativa sfruttando le Sony XM5 che avevamo con noi e, ve lo diciamo molto candidamente, lo scontro si è rivelato impari per quanto concerne la riproduzione complessiva dei vari brani. Dal pop, al classic rock, passando per il jazz e per il funk, ogni test fatto con le Sonos Ace ci ha restituito un risultato naturale e indubbiamente convincente.

Ci è dispiaciuto solo non averle potute provare con generi più spinti, quali il metal o la dubstep, per capire come si comportassero, ma ci sarà modo di farlo in fase di recensione.

Ascolto in un contesto home theater

Prima di dedicarci alla nostra prova in un contesto da home theater, è necessario spiegarvi quale è stato l’obiettivo di Sonos con le Ace.

La volontà dell’azienda è quella di garantire un ascolto che non sembri provenire da un paio di cuffie, quanto più da un impianto audio della stessa qualità di un home theater. Per raggiungere questo obiettivo ci sono voluti anni di ricerca, dove sono state campionate, e di seguito riprodotte, le condizioni di decadimento sonoro all’interno di numerose sale differenti, permettendo, quindi, di restituire, tramite le Ace, una resa sonora il più naturale possibile.

Per poter sfruttare le cuffie in un contesto ottimale, bisogna connetterle, passando per l’app Sonos, a una soundbar realizzata dall’azienda. Il motivo è semplice, sarà proprio la soundbar a compiere il render dell’audio, che verrà in seguito trasmesso alle cuffie, e a gestire l’Head Tracking.

Il percorso, per sommi capi, vede la sorgente audio venire elaborata dalla soundbar, la quale realizza un render in 7.1.4 che viene di seguito convertito in una sorgente audio binaurale da inviare alle cuffie. 

Tutto questo viene gestito dal sistema True Cinema, proprietario di Sonos, per restituire un suono incredibilmente cristallino e naturale. 

In merito all’Head Tracking, Sonos ha più volte rimarcato che volevano superare la concorrenza, realizzando un sistema di tracciamento che non si limitasse a registrare i movimenti della testa ma anche quelli del corpo, riuscendo a restituire un ambiente d’ascolto, all’interno delle cuffie, capace di riprodurre in maniera naturale anche le più piccole variazioni nella direzione della sorgente sonora.

Per testare tutto questo siamo stati accompagnati in una stanza volutamente ricca di riverbero naturale ed equipaggiata con un impianto 3.1. Al suo interno, in totale solitudine, abbiamo potuto sperimentare l’immediatezza del sistema proposto da Sonos il quale sfrutta la rinnovata applicazione per smartphone e tablet, il cui recente restyling ora acquisisce più senso.

Abbiamo testato le Ace prima con uno spezzone del film di Barbie, incentrato su dialoghi e suoni ambientali quali passi nei corridoi degli uffici e i classici rumori provenienti dall’esterno, e in seguito con un documentario sulla natura.

La prova consisteva, in entrambi i casi, nel indossare le cuffie dopo qualche minuto di ascolto naturale, per comprendere sia la qualità offerta dalle Ace che la rapidità nel cambiare modalità d’ascolto.

Il processo è, indubbiamente, molto semplice e rapido. Si collegano le cuffie all’app, si abbinano alla soundbar e tramite smartphone, o tablet, si possono attivare tre funzioni: spatial audio, Head Tracking e lo swap delle cuffie.

La prima attiva la simulazione del dolby generata da True Cinema, la seconda la registrazione dei movimenti della testa e la terza permette di forzare la transizione con le cuffie in caso, semplicemente accendendole, questa non avvenga.

Per quanto riguarda la resa finale, possiamo solo anticiparvi che le promesse di Sonos sono state mantenute al 100%. Non sembra effettivamente di ascoltare attraverso delle ottime cuffie, quanto più di ascoltare in una sala d’ascolto realizzata in maniera certosina.

Ovviamente, per ottenere questo risultato, andranno attivati sia lo Spatial Audio che l’Head Tracking, ma il risultato finale ha superato le nostre aspettative, permettendoci di cogliere dei dettagli che, in una mbiente così ricco di riverbero naturale, andavano irrimediabilmente persi.

L’aspetto più sorprendente è stato, però, l’Head Tracking, capace di percepire ogni nostro più piccolo movimento e non restituendo mai quel netto “cambio di direzione” che si può percepire, con le Airpods Max per esempio, compiendo dei movimenti bruschi con la testa.

Per farvi comprender meglio cosa intendiamo, sdraiandoci comodamente sul divano, l’audio centrale si è leggermente spostato verso l’alto, simulando perfettamente la direzione della sorgente proveniente dalla soundbar. Si trattava di un cambiamento minimo, di pochi centimetri, ma perfettamente percepibile e in una maniera davvero naturale e difficile da descrivere con delle semplici parole.

L’unico aspetto che ci è piaciuto poco è il fatto che non si potranno connettere più Sonos Ace a una soundbar. L’azienda ci ha chiaramente detto che prenderanno in considerazione questa funzione se la richiesta del pubblico sarà elevata, ma per il momento cotanto piacere per le orecchie è a uso esclusivo di una singola persona alla volta.

Prime conclusioni

Abbiamo lasciato la caotica Parigi accompagnati da una pletora di sensazioni estremamente positive in merito alle Sonos Ace. Le prime cuffie realizzate dall’azienda statunitense si sono rivelate un prodotto di elevatissima qualità, costruito in maniera impeccabile e che oltre a essere un companion incredibile per gli amanti dell’home theater, e per i possessori di una soundbar Sonos, riescono a rivaleggiare, e sotto molteplici aspetti a sorpassare, quelle cuffie wireless che, da sempre, dominano la fetta del mercato consumer. 

Ora non resta altro da fare che aspettare di poter spendere più tempo con le Ace per poter trarre delle conclusioni definitive, anche se, già in seguito a una mattinata spesa assieme a loro, possiamo sbilanciarci nel dire che siamo di fronte a un prodotto che farà molto parlare di se.

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