La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l'appello di Nvidia, permettendo così la prosecuzione di una causa collettiva intentata nel 2018 da investitori che accusano l'azienda di aver fuorviato gli azionisti riguardo all'impatto del mining di criptovalute sul proprio business.
La decisione della Corte Suprema, emessa con una breve frase, definisce l'intervento richiesto da Nvidia come "impropriamente concesso". La causa era stata originariamente intentata dalla società svedese E. Ohman J:or Fonder AB, sostenendo che Nvidia non avesse rappresentato accuratamente agli azionisti quanto le sue vendite nel 2018 dipendessero dal settore del mining di criptovalute.
Gli investitori accusano Nvidia di aver deliberatamente tenuto nascosto l'impatto del cryptomining, violando così il Securities Exchange Act del 1934 che regola le comunicazioni obbligatorie delle società quotate. Nel 2022 Nvidia aveva già pagato una multa di 5,5 milioni di dollari alla SEC per non aver correttamente dichiarato l'effetto delle criptovalute sul suo business gaming nel 2018-2019.
Inizialmente respinta da un giudice californiano nel 2021, la causa era stata successivamente riaperta dalla Corte d'Appello di San Francisco. Nvidia si era quindi rivolta alla Corte Suprema chiedendo di confermare l'archiviazione originale, sostenendo che permettere la prosecuzione della causa avrebbe avuto conseguenze nazionali creando un precedente pericoloso.
La Corte Suprema non ha però accolto questa argomentazione. La giudice Sonia Sotomayor ha definito "preoccupante" la petizione di Nvidia, sottolineando che la Corte Suprema solitamente non si occupa di correggere errori in casi specifici, ma piuttosto di stabilire principi legali di portata nazionale.
La decisione implica che la causa collettiva contro Nvidia è stata ritenuta troppo circoscritta per meritare l'intervento della Corte Suprema. Il caso tornerà quindi alla Corte d'Appello del 9° Circuito per proseguire il suo iter.
Questa è solo l'ultima di una serie di controversie legali che coinvolgono Nvidia. Recentemente l'azienda è stata anche oggetto di un'indagine antitrust in Cina, che potrebbe portare a multe fino a 1,03 miliardi di dollari per presunte violazioni di impegni presi con Pechino dopo l'acquisizione di Mellanox nel 2020.