Minority Report è realtà: nasce l’IA che identifica i futuri assassini

Gli algoritmi analizzano i dati di migliaia di persone in un progetto che i critici definiscono "agghiacciante e distopico"

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a cura di Giulia Serena

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Nel silenzio dei server governativi britannici, un progetto controverso sta prendendo forma: algoritmi che scandagliano migliaia di profili personali per individuare potenziali assassini prima che commettano il crimine. Inizialmente denominato "homicide prediction project" (progetto di previsione degli omicidi), ora più diplomaticamente ribattezzato "sharing data to improve risk assessment" (condivisione dati per migliorare la valutazione del rischio), questa iniziativa del Ministero della Giustizia britannico solleva profonde questioni etiche sul confine tra prevenzione e sorveglianza di massa.

Promosso durante il governo di Rishi Sunak, il progetto punta a identificare caratteristiche e modelli che potrebbero indicare una propensione a commettere crimini violenti, analizzando dati provenienti da diverse fonti ufficiali.

La scoperta di questo programma si deve all'organizzazione Statewatch, che attraverso richieste basate sulla libertà d'informazione ha portato alla luce documenti riservati sul funzionamento del sistema. Secondo l'organizzazione, il progetto utilizzerebbe dati sensibili relativi a persone mai condannate penalmente, includendo informazioni su autolesionismo e violenza domestica. Il Ministero della Giustizia nega fermamente queste accuse, sostenendo che vengono utilizzati esclusivamente dati di individui con almeno una condanna penale pregressa.

Tra le informazioni elaborate figurano dati anagrafici come nomi, date di nascita, genere ed etnia, oltre a identificativi del database nazionale della polizia. Il progetto attinge a fonti diverse, tra cui il Servizio di Libertà Vigilata e archivi della polizia di Greater Manchester antecedenti al 2015, componendo un quadro dettagliato delle persone monitorate.

Secondo i documenti ottenuti, il sistema potrebbe includere anche "marcatori sanitari che si prevede abbiano un significativo potere predittivo", come informazioni relative alla salute mentale, dipendenze, tendenze suicide e autolesionistiche. Questi elementi rientrano nelle "categorie speciali di dati personali" che verrebbero analizzati dall'algoritmo per formulare previsioni sul rischio di comportamenti violenti.

Il Ministero della Giustizia difende il progetto sostenendo che si tratta di un'iniziativa esclusivamente di ricerca. Un portavoce ha dichiarato: "Questo progetto viene condotto solo a scopo di ricerca. È stato progettato utilizzando dati esistenti detenuti dal Servizio Carcerario e di Libertà Vigilata di Sua Maestà e dalle forze di polizia sui condannati per aiutarci a comprendere meglio il rischio che le persone in libertà vigilata commettano gravi violenze. Un rapporto sarà pubblicato a tempo debito".

I funzionari governativi precisano che il servizio carcerario e di libertà vigilata già utilizza strumenti di valutazione del rischio, e questo progetto mira a verificare se l'aggiunta di nuove fonti di dati, provenienti dalla polizia e dalla custodia, potrebbe migliorare tali valutazioni. Il Ministero sostiene che l'obiettivo finale è "fornire prove per migliorare la valutazione del rischio di crimini gravi e, in ultima analisi, contribuire a proteggere il pubblico attraverso una migliore analisi".

Mentre il governo britannico procede con cautela su questo terreno scivoloso tra innovazione tecnologica e sorveglianza preventiva, resta aperto il dibattito su quanto siamo disposti a sacrificare in termini di privacy e libertà civili in nome della sicurezza pubblica. La questione fondamentale rimane: è possibile prevedere un omicidio prima che accada senza creare una società di sorveglianza orwelliana

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