Google ha modificato le impostazioni predefinite di Google Calendar, rimuovendo gli eventi culturali e lasciando solo le festività pubbliche e le celebrazioni nazionali. La decisione è stata confermata da un portavoce dell'azienda, Madison Cushman Veld, in risposta alle lamentele degli utenti.
Secondo Google, il cambiamento è avvenuto a metà del 2024 per motivi di scalabilità e sostenibilità. L'azienda ha spiegato che negli anni precedenti aveva iniziato ad aggiungere manualmente una serie più ampia di "momenti culturali" in molti paesi, ma questo approccio si è rivelato difficile da mantenere in modo coerente a livello globale.
La modifica ha suscitato polemiche tra gli utenti, in particolare per la rimozione di eventi come il Pride Month, il Black History Month, l'Indigenous People Month e altri momenti di commemorazione come l'Holocaust Remembrance Day. Alcuni hanno accusato Google di "capitolare al fascismo", definendo la mossa "vergognosa".
La verità, però, è che per evitare di scontentare qualsiasi comunità, vista la mole di eventi che andrebbero introdotti ogni anno, la soluzione più semplice è stata quella di ritornare alle origini e mostrare solo festività nazionali e internzionali.
Google ha sottolineato che da oltre un decennio collabora con timeanddate.com per mostrare festività pubbliche e celebrazioni nazionali nel suo calendario. L'azienda ha inoltre precisato che gli utenti possono ancora aggiungere manualmente altri eventi importanti al proprio calendario.
La decisione di Google ha evidenziato il delicato equilibrio tra standardizzazione e inclusività nei servizi digitali globali. Mentre alcuni utenti hanno criticato la rimozione di eventi culturali significativi, altri hanno accolto favorevolmente un approccio più neutrale.
La vicenda solleva questioni più ampie sul ruolo delle grandi aziende tecnologiche nel definire quali eventi e commemorazioni meritino visibilità predefinita su piattaforme utilizzate da milioni di persone in tutto il mondo.
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