Guida all'acquisto

Migliori stampanti 3D (aprile 2025)

Sul mercato esistono un gran numero di stampanti 3D: scopriamo quali sono le migliori, sia per qualità di stampe che per le vostre necessità.

 
Per chi stampa oggetti grandi
Immagine di Elegoo Neptune 4 Max

Elegoo Neptune 4 Max

Una stampante 3D adatta specialmente a chi ha bisogno di un volume di stampa molto grande, per stampare ad esempio parti di costumi.
 
Perfetta per i principianti
Immagine di Ender 3 V3 Se

Ender 3 V3 Se

Efficace ed economica, conserva le ottime caratteristiche della Ender 3 originale ed è perfetta per chi vuole iniziare spendendo poco.
 
Piccola ma eccezionale
Immagine di Bambu Lab A1 Mini
Editor's Choice

Bambu Lab A1 Mini

Piccola ma capace di grandi cose: la A1 Mini regala tantissime soddisfazioni, specialmente se abbinata all'AMS.
 
Per chi vuole il multicolore
Immagine di Bambu Lab P1S
Editor's Choice

Bambu Lab P1S

Una stampante 3D pronta subito all'uso, capace di stampare fino a 16 colori con AMS.
 
CoreXY firmata Prusa
Immagine di Prusa Core One

Prusa Core One

La CORE One è una stampante 3D completamente chiusa con controllo attivo della temperatura, progettata per garantire la migliore qualità e velocità.
 
Per chi vuole la massima velocità
Immagine di FLSUN T1 Pro

FLSUN T1 Pro

Una stampante delta dalla velocità assurda, perfetta per chi ha bisogno di creare prototipi nel minor tempo possibile.
 
Qualità professionale a un prezzo accessibile
Immagine di Prusa MK4S

Prusa MK4S

Stampante 3D evoluta, più veloce, precisa e versatile. Perfetta per principianti ed esperti, con possibilità di assemblaggio e upgrade dalla MK4.
 
Per chi stampa oggetti grandi
Immagine di Elegoo Neptune 4 Max

Elegoo Neptune 4 Max

Una stampante 3D adatta specialmente a chi ha bisogno di un volume di stampa molto grande, per stampare ad esempio parti di costumi.
 
Perfetta per i principianti
Immagine di Ender 3 V3 Se

Ender 3 V3 Se

Efficace ed economica, conserva le ottime caratteristiche della Ender 3 originale ed è perfetta per chi vuole iniziare spendendo poco.
 
Piccola ma eccezionale
Immagine di Bambu Lab A1 Mini
Editor's Choice

Bambu Lab A1 Mini

Piccola ma capace di grandi cose: la A1 Mini regala tantissime soddisfazioni, specialmente se abbinata all'AMS.
 
Per chi vuole il multicolore
Immagine di Bambu Lab P1S
Editor's Choice

Bambu Lab P1S

Una stampante 3D pronta subito all'uso, capace di stampare fino a 16 colori con AMS.
 
CoreXY firmata Prusa
Immagine di Prusa Core One

Prusa Core One

La CORE One è una stampante 3D completamente chiusa con controllo attivo della temperatura, progettata per garantire la migliore qualità e velocità.
 
Per chi vuole la massima velocità
Immagine di FLSUN T1 Pro

FLSUN T1 Pro

Una stampante delta dalla velocità assurda, perfetta per chi ha bisogno di creare prototipi nel minor tempo possibile.
 
Qualità professionale a un prezzo accessibile
Immagine di Prusa MK4S

Prusa MK4S

Stampante 3D evoluta, più veloce, precisa e versatile. Perfetta per principianti ed esperti, con possibilità di assemblaggio e upgrade dalla MK4.
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a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale

La scelta di una stampante 3D richiede la valutazione di diversi fattori chiave: dalla precisione di stampa alla velocità, dal software utilizzato per preparare i modelli alla manutenzione nel tempo, ogni aspetto influisce sull’esperienza d’uso e sul risultato finale. In questa guida approfondiremo tutti gli aspetti più rilevanti da considerare, aiutandovi a capire qual è la miglior stampante 3D da acquistare per rapporto qualità/prezzo e in base alle vostre esigenze.

Nel corso degli ultimi anni la stampa 3D è diventata incredibilmente accessibile, tanto da farla diventare un vero e proprio hobby per molti appassionati che non creano oggetti per lavoro, ma solo per divertimento. Con una stampante 3D moderna si può creare più o meno qualsiasi cosa, dai giocattoli ai modelli per diorami, ma anche accessori, supporti e perfino parti di ricambio.

Il mercato oggi offre stampanti 3D di ottima qualità a poche centinaia di euro, specialmente se si trovano offerte speciali, non rare in quest'ambito. Se però cercate funzionalità particolari, o una qualità di stampa quanto più alta possibile, o ancora un volume di stampa grande per creare, ad esempio, parti per un cosplay, allora preparatevi a investire diverse centinaia di euro, perché sono tutte caratteristiche che fanno lievitare il prezzo della stampante.

Nel mercato consumer esistono due tipi principali di stampanti 3D, dedicate all’uso domestico: quelle a resina MSLA e quelle a filamento FDM. Le stampanti FDM sono le più adatte ai principianti e le più comuni anche nella fascia alta: usano bobine di filamento in plastica che viene alimentato in un ugello caldo ed estruso strato per strato, fino a formare il modello finale. Le stampanti MSLA invece usano un materiale in resina che viene “solidificato” strato per strato mentre si solleva da una vasca che contiene il liquido tossico. Questo tipo di stampante richiede una maggior attenzione nella manipolazione e nella rifinitura del modello, che va “curato” con i raggi UV per conferirgli la consistenza vetrosa finale.

Prodotti

Elegoo Neptune 4 Max

Immagine di Elegoo Neptune 4 Max

Per chi stampa oggetti grandi

Una stampante 3D adatta specialmente a chi ha bisogno di un volume di stampa molto grande, per stampare ad esempio parti di costumi.

L'ELEGOO Neptune 4 Max è l'opzione giusta per chi ha bisogno di un volume di stampa molto grande, come ad esempio i cosplayer, ma non solo. Con una superficie di stampa generosa di 420 x 420 x 480 mm, questa stampante consente di realizzare modelli di grandi dimensioni o più oggetti contemporaneamente, senza compromettere la qualità.
La velocità è uno dei suoi punti di forza: grazie al firmware Klipper e a un processore ARM quad-core da 1,5 GHz, la Neptune 4 Max può raggiungere una velocità di stampa fino a 500 mm/s, con un'accelerazione massima di 8000 mm/s². Queste caratteristiche, unite a tecnologie come l'input shaping e il pressure advance, garantiscono stampe veloci e allo stesso tempo dettagliate. Anche il sistema di estrusione è stato progettato per offrire affidabilità e versatilità: il sistema direct drive con rapporto di riduzione 5.2:1, dotato di un hotend in metallo capace di raggiungere i 300 °C, permette l'utilizzo di una vasta gamma di filamenti, tra cui PLA, PETG, ABS, TPU e nylon. 
Per garantire una qualità di stampa ottimale, la stampante è equipaggiata con un sistema di raffreddamento composto da ventole ad alta velocità fino a 9600 RPM, che favoriscono la solidificazione rapida del materiale e riducono il rischio di deformazioni. Inoltre, il piano di stampa magnetico in PEI, combinato con un sistema di autolivellamento a 121 punti, assicura una calibrazione precisa e una maggiore aderenza del primo strato. 
Dal punto di vista dell'usabilità, la Neptune 4 Max offre un'interfaccia utente intuitiva, disponibile in italiano, mentre la connettività è versatile, con opzioni che includono Wi-Fi, LAN e USB, permettendo il controllo remoto e il trasferimento dei file di stampa. La compatibilità con i vari slicer, tra cui il famoso Cura, e il supporto per formati STL, OBJ e G-code rendono l'esperienza di stampa ancora più fluida. 

Ender 3 V3 Se

Immagine di Ender 3 V3 Se

Perfetta per i principianti

Efficace ed economica, conserva le ottime caratteristiche della Ender 3 originale ed è perfetta per chi vuole iniziare spendendo poco.

La Creality Ender 3 V3 SE è una stampante 3D FDM che si distingue per la sua combinazione di semplicità d'uso, affidabilità e prestazioni, rendendola ideale per chi si avvicina al mondo della stampa 3D o cerca una soluzione economica ma efficace.​
Con un volume di stampa di 220 x 220 x 250 mm, offre spazio sufficiente per una vasta gamma di progetti. Il sistema di livellamento automatico del piano, grazie al sensore CR Touch, semplifica notevolmente la preparazione alla stampa, eliminando la necessità di regolazioni manuali. Inoltre, il sensore di offset Z automatico garantisce una distanza ottimale tra l'ugello e il piano, migliorando l'adesione del primo strato.​
Il sistema di estrusione diretto "Sprite" consente una gestione precisa del filamento, facilitando la stampa di materiali flessibili come il TPU, oltre ai più comuni PLA e PETG. La velocità massima di stampa raggiunge i 250 mm/s, con un'accelerazione fino a 2500 mm/s², permettendo di realizzare stampe in tempi ridotti senza compromettere la qualità.​
La struttura solida, con doppio asse Z e guide lineari in acciaio sull'asse Y, assicura stabilità e precisione durante la stampa. Il piano di stampa in acciaio con rivestimento in PC garantisce una buona adesione dei modelli e facilita la loro rimozione una volta raffreddati.​ L'interfaccia utente, tramite uno schermo a colori da 3,2 pollici con manopola, è intuitiva e mostra animazioni durante il processo di livellamento, rendendo l'esperienza più interattiva. Il caricamento e lo scaricamento del filamento sono automatizzati, semplificando ulteriormente l'utilizzo della macchina.​
Nonostante l'assenza di funzionalità avanzate come la connettività Wi-Fi o il sensore di esaurimento del filamento, la Ender 3 V3 SE si rivela una scelta eccellente per chi cerca una stampante 3D affidabile, facile da usare e dal costo contenuto, perfetta per i principianti.

Bambu Lab A1 Mini

Immagine di Bambu Lab A1 Mini
Editor's Choice

Piccola ma eccezionale

Piccola ma capace di grandi cose: la A1 Mini regala tantissime soddisfazioni, specialmente se abbinata all'AMS.

La Bambu Lab A1 Mini (qui trovate la nostra recensione) è una stampante 3D compatta che si distingue per la sua semplicità d'uso e le prestazioni elevate, rendendola ideale sia per i principianti che per gli utenti più esperti. Con un volume di stampa di 180 x 180 x 180 mm, offre uno spazio sufficiente per realizzare una vasta gamma di progetti, mantenendo al contempo un ingombro ridotto che si adatta facilmente a qualsiasi ambiente domestico o lavorativo.​
Una delle caratteristiche più apprezzate della A1 Mini è la sua capacità di stampa multicolore, resa possibile grazie al sistema AMS Lite, che consente di utilizzare fino a quattro filamenti diversi in un'unica stampa. Questo sistema automatizzato semplifica notevolmente il processo di cambio del materiale, permettendo di ottenere risultati colorati e dettagliati senza complicazioni.​
La stampante è progettata per essere pronta all'uso fin dal primo momento: viene fornita preassemblata e preconfigurata, riducendo al minimo il tempo necessario per iniziare a stampare. Le calibrazioni automatiche, come il livellamento del piano e l'offset dell'asse Z, eliminano la necessità di regolazioni manuali, garantendo stampe precise e di alta qualità fin dal primo utilizzo.​
Dal punto di vista delle prestazioni, la A1 Mini non delude: raggiunge velocità di stampa fino a 500 mm/s e un'accelerazione massima di 10.000 mm/s², assicurando tempi di produzione rapidi senza compromettere la qualità. Supporta una vasta gamma di materiali, tra cui PLA, PETG, TPU e PVA, offrendo versatilità per diversi tipi di progetti.​
Inoltre, la stampante è dotata di un'interfaccia utente intuitiva, accessibile tramite touchscreen, applicazione mobile o software per PC, e supporta la connettività Wi-Fi e microSD per facilitare il trasferimento dei file di stampa. Il design silenzioso, con un livello di rumorosità inferiore ai 48 dB, la rende adatta anche per ambienti domestici.​

Bambu Lab P1S

Immagine di Bambu Lab P1S
Editor's Choice

Per chi vuole il multicolore

Una stampante 3D pronta subito all'uso, capace di stampare fino a 16 colori con AMS.

La Bambu Lab P1S (qui la nostra recensione) è una stampante 3D FDM che coniuga velocità, precisione e versatilità, offrendo un'esperienza di stampa avanzata in un formato abbastanza compatto e accessibile. Dotata di un volume di stampa di 256 x 256 x 256 mm, la P1S è progettata per soddisfare le esigenze di professionisti e appassionati che cercano prestazioni elevate senza compromessi.​
Una delle caratteristiche distintive della P1S è la sua struttura completamente chiusa, che garantisce una temperatura stabile all'interno della camera di stampa, rendendola ideale per l'utilizzo di materiali tecnici come ABS, ASA, PA e PC. Il telaio in acciaio saldato e il rivestimento in plastica resistente e vetro conferiscono alla macchina una robustezza e una durabilità superiori.​
La stampante è equipaggiata con un estrusore direct-drive con ingranaggi in acciaio, che assicura un controllo preciso dell'estrusione e della retrazione, particolarmente utile per la stampa di filamenti flessibili come il TPU. L'hotend interamente in metallo può raggiungere temperature fino a 300 °C, mentre il piano di stampa riscaldato arriva a 100 °C, permettendo l'utilizzo di una vasta gamma di materiali, tra cui PLA, PETG, TPU, PVA, PET, ABS, ASA, PA e PC.​
La P1S offre una velocità di stampa fino a 500 mm/s e un'accelerazione massima di 20.000 mm/s², ma riesce a offrire un'altissima qualità di stampa anche alla massima velocità grazie a un sistema di movimento CoreXY e a tecnologie avanzate come la compensazione attiva delle vibrazioni e il pressure advance. Non mancano ovviamente un sistema di livellamento automatico del piano (ABL) e un sensore di esaurimento del filamento. La superficie di stampa è una piastra PEI testurizzata a doppia faccia, facilmente sostituibile se necessario.​
La stampante supporta la stampa multicolore grazie alla compatibilità con il sistema Automatic Material System (AMS), che permette di utilizzare fino a 16 colori diversi combinando più unità AMS. Questo sistema automatizzato semplifica il processo di cambio del materiale, offrendo risultati colorati e dettagliati senza complicazioni.​
Dal punto di vista dell'usabilità, la P1S è pronta all'uso fin dal primo momento: viene fornita preassemblata e preconfigurata, riducendo al minimo il tempo necessario per iniziare a stampare. L'interfaccia utente è intuitiva e accessibile tramite display LED con selettore D-pad, e la connettività è garantita da Wi-Fi, Bluetooth e microSD. La stampante è compatibile con il software Bambu Studio, oltre a supportare parzialmente Superslicer, Prusaslicer e Cura.

Prusa Core One

Immagine di Prusa Core One

CoreXY firmata Prusa

La CORE One è una stampante 3D completamente chiusa con controllo attivo della temperatura, progettata per garantire la migliore qualità e velocità.

La Prusa CORE One (qui la nostra recensione) rappresenta una nuova generazione di stampanti 3D per l'azienda, che adotta per la prima volta il formato CoreXY. È progettata per offrire prestazioni elevate, affidabilità e versatilità in un formato compatto ed è dotata di un volume di stampa di 250 × 220 × 270 mm, risultando ideale per una vasta gamma di applicazioni, dalla prototipazione rapida alla produzione di componenti funzionali.​
Il design CoreXY, combinato con una struttura interamente in acciaio, garantisce una rigidità strutturale superiore e una maggiore precisione durante la stampa. La camera chiusa con controllo attivo della temperatura, che può raggiungere i 55 °C, consente di lavorare con materiali tecnici come ASA, PC e nylon, oltre ai più comuni PLA e PETG, anche con lo sportello chiuso. ​
Il sistema di estrusione Nextruder, aggiornato con raffreddamento a 360°, permette di stampare sporgenze fino a 75° senza supporti, migliorando l'efficienza e riducendo il consumo di materiale. Grazie all'ugello ad alto flusso e alle ottimizzazioni del firmware, la CORE One offre una velocità di stampa superiore del 15-20% rispetto alla MK4S, mantenendo una qualità eccellente.
La stampante è pronta all'uso fin dal primo momento, con un'interfaccia utente intuitiva e un software che consente la stampa con un solo clic. È compatibile con l'add-on MMU3, che permette la stampa multimateriale o multicolore, ampliando ulteriormente le possibilità creative .​
Disponibile sia in versione assemblata che in kit da montare, la Prusa CORE One si adatta alle esigenze di diversi utenti, offrendo una soluzione completa e affidabile per la stampa 3D di alta qualità.

FLSUN T1 Pro

Immagine di FLSUN T1 Pro

Per chi vuole la massima velocità

Una stampante delta dalla velocità assurda, perfetta per chi ha bisogno di creare prototipi nel minor tempo possibile.

​La FLSUN T1 Pro (qui la nostra recensione) è una stampante 3D che ridefinisce le aspettative in termini di velocità e precisione, grazie alla sua architettura delta e a un design completamente chiuso. Con una velocità di stampa che raggiunge i 1000 mm/s e un'accelerazione fino a 30.000 mm/s², questa macchina è progettata per chi cerca prestazioni elevatissime, ad esempio per la creazione rapida di prototipi.
Il volume di stampa di 260 x 330 mm offre ampio spazio per realizzare progetti di dimensioni considerevoli. La camera di stampa chiusa, mantenuta a una temperatura costante di circa 50 °C, riduce il rischio di deformazioni e migliora l'adesione tra gli strati, rendendo la T1 Pro adatta anche per materiali tecnici come ABS, ASA e nylon.
Il sistema di estrusione direct drive a doppio ingranaggio garantisce un'alimentazione precisa del filamento, mentre l'hotend ad alta temperatura, capace di raggiungere i 300 °C, consente l'utilizzo di una vasta gamma di materiali, tra cui PLA, PETG, TPU, PVA, PET, ABS, ASA, PA e PC. La piastra di stampa in acciaio con rivestimento PEI assicura una buona adesione del primo strato e facilita la rimozione dei modelli.​
La T1 Pro è dotata poi di un sistema di livellamento automatico del piano che utilizza sensori di peso per rilevare le altezze in diversi punti, eliminando la necessità di calibrazioni manuali. Inoltre, l'algoritmo di input shaping riduce le vibrazioni, migliorando la qualità delle superfici stampate.​
La stampante offre un'interfaccia touchscreen intuitiva e la possibilità di controllo remoto tramite Wi-Fi, grazie al firmware Klipper integrato. È anche presente una fotocamera HD per il monitoraggio in tempo reale e la creazione di video time-lapse. Il sistema di raffreddamento avanzato, con ventole CPAP ad alta velocità, garantisce un raffreddamento efficace anche durante le stampe ad alta velocità.​

Prusa MK4S

Immagine di Prusa MK4S

Qualità professionale a un prezzo accessibile

Stampante 3D evoluta, più veloce, precisa e versatile. Perfetta per principianti ed esperti, con possibilità di assemblaggio e upgrade dalla MK4.

La Original Prusa MK4S (qui la nostra recensione) è l'evoluzione più recente della celebre serie i3 di Prusa Research, una stampante 3D FDM che unisce affidabilità, precisione e innovazione. Progettata per offrire un'esperienza di stampa superiore, la MK4S è ideale sia per professionisti che per appassionati del settore.​
Uno dei punti di forza della MK4S è il sistema di raffreddamento a 360°, che consente di stampare sporgenze fino a 75° senza supporti, riducendo tempi e costi di stampa. L'ugello ad alto flusso, sviluppato in collaborazione con Bondtech, permette una velocità di stampa superiore del 50% rispetto al modello precedente, mantenendo una qualità eccellente anche a ritmi sostenuti.​
La stampante è equipaggiata con un sistema di calibrazione automatica del piano e un sensore di esaurimento del filamento, garantendo stampe precise e senza interruzioni. Il piano di stampa magnetico in acciaio flessibile con superficie PEI facilita la rimozione dei modelli e assicura una buona adesione del primo strato.​
Dal punto di vista dell'usabilità, la MK4S offre un'interfaccia utente intuitiva tramite touchscreen a colori da 3,5", con supporto per miniature G-code e QR code. La connettività è garantita da porte USB, LAN e Wi-Fi, oltre alla compatibilità con l'app Prusa per la gestione remota delle stampe.
Con un volume di stampa di 250 x 210 x 220 mm, la MK4S supporta una vasta gamma di materiali, tra cui PLA, PETG, TPU, ABS e ASA, grazie all'hotend interamente in metallo che raggiunge temperature fino a 300 °C. La struttura solida e il peso contenuto di circa 7,6 kg la rendono adatta sia per l'uso domestico che professionale.


Per scegliere la migliore stampante 3D è necessario prendere in considerazione diversi fattori, come la tipologia di stampante 3D, il volume di stampa, il livellamento automatico o manuale del piatto, gli oggetti che si vogliono stampare e i materiali che si vogliono usare, ma non solo: vediamo quali sono gli elementi principali da tenere presente in fase di scelta.

Cosa determina precisione e qualità di stampa?

La precisione di una stampante 3D si misura in termini di risoluzione lungo gli assi X-Y (orizzontale) e Z (verticale). In generale, la risoluzione indica il livello di dettaglio che la stampante può raggiungere: più è alta la risoluzione (cioè più bassa è la dimensione minima delle caratteristiche stampabili), più dettagliato e accurato sarà l’oggetto prodotto.

La risoluzione verticale, quella dell'asse Z, è determinata dall’altezza del layer (layer height), cioè dallo spessore di ogni singolo strato depositato. È indicata quasi sempre in millimetri, ad esempio 0,10 mm; uno strato più sottile consente di riprodurre meglio i dettagli sulle superfici verticali e curve, ottenendo un aspetto più liscio, ma richiede più strati (e quindi più tempo) per completare la stampa. Le comuni stampanti FDM consentono altezze del layer attorno a 0,1–0,2 mm per un buon equilibrio tra qualità e durata della stampa. Alcuni modelli permettono layer più fini – ad esempio 0,05 mm – ma scendere sotto 0,1 mm spesso non porta grandi vantaggi su stampanti FDM convenzionali e può anzi mettere in evidenza limiti meccanici: infatti, anche produttori come Prusa sconsigliano layer troppo sottili sui loro modelli standard. Viceversa, tecnologie come la stereolitografia (SLA) o DLP (resina) possono raggiungere layer di 0,5-0,25 mm o meno, ottenendo oggetti estremamente dettagliati ideali per miniature o componenti di precisione.

La risoluzione orizzontale, quella degli assi X e Y, dipende dal minimo spostamento che la testina di stampa può effettuare sui piani orizzontali. Questo valore è influenzato dalla meccanica della stampante (ad esempio dal tipo di cinghie o viti, o dai micro-passi dei motori) e dal diametro dell’ugello. In genere le parti più fini definibili sul piano X-Y corrispondono al diametro dell’estrusore (tipicamente 0,4 mm nelle stampanti FDM standard). Ugelli di diametro minore, come quelli da 0,2 mm possono depositare linee più sottili migliorando il dettaglio orizzontale, ma riducono la velocità di stampa e possono essere soggetti a occlusioni più facilmente. La precisione sugli assi X-Y è importante per riprodurre fedelmente spigoli, pareti sottili e geometrie complesse in pianta. In pratica, una buona stampante FDM ha una risoluzione X-Y dell’ordine di poche decine di micron (20–50 μm di minimo movimento teorico), ma nella realtà la qualità di stampa orizzontale dipende molto anche dalla calibrazione, dall’assenza di giochi meccanici e dalla fluidità di estrusione.

Avere una buona qualità di stampa significa superfici lisce e dettagli ben definiti. Un’altezza del layer minore contribuisce a superfici più levigate e dettagli più accurati sul verticale (riducendo l’“effetto gradino” tra strati), mentre una meccanica precisa e un ugello adatto assicurano accuratezza nelle dimensioni in piano e nella definizione di piccole caratteristiche. Ad esempio, una risoluzione intorno a 0,1 mm è uno standard di buona qualità per molte stampanti 3D FDM consumer, mentre valori intorno ai 0,05 mm sono considerati alta risoluzione e vengono raggiunti solo da modelli di fascia alta, o da tecnologie come la stampa a resina. È importante notare che spingersi a risoluzioni molto elevate su una macchina non sufficientemente rigida o ben tarata potrebbe non migliorare i dettagli, ma solo allungare i tempi: la precisione effettiva dipende anche dalla stabilità della stampante e dalla qualità dei componenti (guide, motori, driver) in grado di posizionare correttamente la testa di stampa.

Come influisce la velocità sulla qualità di stampa?

La velocità di stampa è un parametro cruciale, che però va sempre bilanciato con la qualità che si vuole ottenere. In generale, stampare più velocemente significa completare i pezzi in meno tempo, a discapito però della qualità, specialmente se ci si spinge verso le velocità limite della macchina (o si prova addirittura a superarle). A velocità elevate, la stampante può manifestare problemi come ghosting/ringing (oscillazioni che creano una sorta di “eco” o ondulazioni sui dettagli appena dopo spigoli e pareti) dovuti alle vibrazioni generate da brusche accelerazioni e decelerazioni. Inoltre, estrudere plastica molto rapidamente può provocare difetti come scarsa adesione tra i layer, stringing (quando si creano dei fili sottili tra un punto e l’altro, simili a ragnatele) o superficie ruvida, perché il materiale potrebbe non depositarsi in modo controllato.

Come influisce la velocità sulla qualità? aumentando la velocità di stampa (espressa tipicamente in mm/s per gli spostamenti della testina durante l’estrusione) si riduce il tempo totale, ma la testina in rapido movimento può causare inerzie e vibrazioni che si traducono in imperfezioni sul pezzo. Ad esempio, stampare alla massima velocità su una stampante cartesiana economica, che solitamente non va oltre i 250-300 mm/s, spesso genera artefatti come quelli citati prima e una perdita di definizione sugli spigoli. Viceversa, stampando ad esempio a 50-80 mm/s la stessa macchina potrebbe produrre superfici molto più pulite. In altre parole, c’è un compromesso: all’aumentare della velocità la qualità tende a peggiorare, e ogni stampante ha una soglia oltre la quale le prestazioni decrescono sensibilmente.

Per questo motivo, se dovete stampare oggetti che richiedono alta qualità e dettagli ben definiti, conviene ridurre la velocità di stampa e anche l’altezza del layer (ad esempio 40–50 mm/s e layer di 0,10 mm), accettando tempi più lunghi. Al contrario, per prototipi o pezzi di grandi dimensioni dove i dettagli minuti non sono cruciali, si può stampare con layer più spessi (0,20–0,30 mm) e velocità maggiori, ottenendo un risultato più grezzo ma risparmiando ore di lavoro. Molti slicer offrono la possibilità di variare la velocità e altri parametri in diverse parti della stampa (ad esempio, rallentare sulle sezioni complesse e accelerare sulle parti semplici) proprio per aiutare a mantenere un equilibrio. Un accorgimento comune per migliorare la qualità è anche ridurre la velocità nelle prime fasi: spesso il primo strato viene stampato più lentamente per garantire l’adesione al piatto, e anche per dettagli critici si può impostare una velocità inferiore rispetto alle parti meno delicate. Inoltre, vale la pena sottolineare che le stampanti moderne hanno raggiunto velocità estremamente elevata e riescono a stampare anche a 500 mm/s (o più nel caso delle Delta), ma quanto detto vale comunque: semplicemente, otterrete un’ottima qualità anche riducendo la velocità a 150-200 mm/s, senza dover arrivare ai 40-50 mm/s citati (che rimangono validi per le stampanti più economiche, che hanno 200 mm/s come velocità di picco).

Se siete alle prime armi e non siete certi di come regolare questi parametri, fate affidamento sui valori consigliati, spesso forniti direttamente dal produttore, oppure facilmente reperibili nelle community di appassionati in possesso di quella stampante. Ad esempio, per evitare problemi di ghosting sulle stampanti FDM tradizionali entry level, velocità attorno a 50–60 mm/s sono considerate un buon punto di equilibrio tra dettaglio e tempo. Superare tale soglia è possibile, ma richiede una meccanica molto rigida e ben tarata: in caso contrario, conviene ridurre accelerazioni e jerk (un parametro che si trova nelle impostazioni avanzate degli slicer) oltre che la velocità lineare, per ottenere stampe più pulite.

Va detto che non tutte le stampanti si comportano ugualmente al variare della velocità. I modelli CoreXY o Delta ben progettati, ad esempio, muovono masse più leggere (nel CoreXY i motori sono fissi sul telaio, nella Delta l’intero piatto rimane fermo) e possono sostenere velocità significativamente più alte senza degradare troppo la qualità. Alcune stampanti Delta o CoreXY con estrusore Bowden riescono a mantenere una qualità paragonabile a 30 mm/s di una stampante economica, anche spingendosi a 100 mm/s o più. Negli ultimi anni stampanti CoreXY come la Bambu Lab X1 Carbon sono in grado di offrire velocità elevate e funzioni come l’input shaping (compensazione attiva delle vibrazioni), riuscendo a stampare anche oltre i 200 mm/s con risultati sorprendenti, minimizzando gli effetti di ghosting e mantenendo dettagli notevoli. Anche Prusa, nota per privilegiare la qualità, con il modello MK4 (qui trovate la nostra recensione) e il successivo MK4S ha introdotto accelerometri e firmware avanzati per spingere la velocità senza perdere precisione. Dunque, se il vostro obiettivo è produrre molti pezzi in poco tempo, senza rinunciare del tutto al dettaglio, valuta stampanti progettate specificamente per l’alta velocità. 

Qual è il miglior software di slicing?

Il software di slicing è il programma che converte il modello 3D in istruzioni per la stampante, espresse in G-code, suddividendo l’oggetto in strati e calcolando i movimenti dell’estrusore. La scelta del software è importante perché influenza sia la facilità di preparazione della stampa sia la qualità del risultato: slicer diversi possono generare percorsi diversi a parità di modello e impostazioni. Fortunatamente, i formati sono abbastanza standard (la maggior parte delle stampanti FDM utilizza G-code testuale) e ci sono diversi slicer compatibili con la maggioranza delle stampanti consumer. Vediamo quali sono i principali:

  • Cura: probabilmente lo slicer più diffuso, open source e gratuito, sviluppato originariamente da Ultimaker. Cura è apprezzato per la facilità d’uso (interfaccia grafica chiara e in italiano, con modalità “base” e “avanzata”), la vasta community di utenti e sviluppatori, e il supporto nativo a centinaia di modelli di stampante. Offre moltissime impostazioni configurabili (oltre 400 parametri), ma con i profili predefiniti consente anche ai principianti di ottenere buoni risultati. Cura supporta funzionalità avanzate come supporti ad albero per stampe complesse, l’ironing (che “liscia” gli strati superiori, per un risultato esteticamente migliore) e plugin per la stampa sequenziale, o l’integrazione con OctoPrint. Essendo molto diffuso, è spesso aggiornato e molte stampanti vengono vendute con un profilo Cura dedicato. 
  • PrusaSlicer: è il software di slicing sviluppato da Prusa Research a partire dal progetto open source Slic3r. Anch’esso gratuito e open source, negli ultimi anni è cresciuto in popolarità grazie alle sue funzionalità e all’attenzione della community di Prusa. PrusaSlicer include profili ottimizzati per le stampanti Prusa (i3 MK3S, MINI, ecc.), ma supporta facilmente anche altre stampanti FDM e persino stampanti a resina (modalità SLA). Tra le caratteristiche di spicco ci sono la variazione adattiva dell’altezza del layer (il software può ridurre automaticamente lo spessore degli strati nelle zone con molti dettagli e aumentarlo dove il modello è semplice, per ottimizzare qualità e tempo), la possibilità di pennellare supporti e densità di riempimento in zone specifiche del modello, e un eccellente g-code viewer integrato. L’interfaccia è un po’ più complessa rispetto a Cura, ma comunque accessibile con i profili preconfigurati. In generale, PrusaSlicer è considerato ormai allo stesso livello (se non superiore) di Cura in molte aree.
  • Simplify3D: per anni è stato considerato lo slicer professionale per eccellenza, ma è un software a pagamento (la licenza costa circa 150–200 dollari). Offre un’interfaccia un po’ datata ma molto ottimizzata e leggera, con ampia possibilità di personalizzazione dei processi di stampa. Simplify3D è famoso per il controllo avanzato: ad esempio, consente di definire processi multipli differenti in un’unica stampa (cambiando parametri dopo determinati layer o in determinate regioni), e di aggiungere supporti personalizzati molto facilmente (l’utente può inserire o rimuovere manualmente colonne di supporto nei punti desiderati). Era lo standard industriale fino a qualche anno fa, ma il ritmo lento di sviluppo ha rallentato la sua diffusione. Le versioni gratuite concorrenti hanno integrato molte delle funzioni di Simplify, riducendo il vantaggio che giustificava il costo. Resta comunque un software molto potente e completo, capace di gestire stampe complesse con grande controllo sull’output. Simplify3D supporta anch’esso un’ampia gamma di stampanti (profilando le impostazioni manualmente) e materiali. La domanda che molti si fanno è se valga il prezzo: per un utente medio, probabilmente gli slicer free bastano e avanzano, ma in contesti professionali Simplify3D può offrire ottimizzazioni specifiche e una stabilità/testabilità molto elevata. 
  • OrcaSlicer: è un software recente che ha conquistato rapidamente il cuore degli appassionati. Nato come evoluzione di altri celebri programmi di slicing come PrusaSlicer e SuperSlicer, OrcaSlicer ha saputo ritagliarsi un posto speciale grazie al suo approccio equilibrato che combina potenza e facilità d'uso. Offre un'interfaccia intuitiva ed è compatibile con un gran numero di stampanti, inoltre offre un livello di personalizzazione notevole, visto che permette di regolare minuziosamente moltissimi parametri. È anche in grado di gestire molto bene le stampe con più materiali e colori diversi, un campo in cui molti altri software di slicing mostrano i loro limiti. La sua funzionalità di "painting", che permette di applicare diverse impostazioni a parti specifiche del modello, è un esempio di come il programma riesca a soddisfare esigenze avanzate mantenendo un'approccio accessibile.
  • Bambu Studio: si tratta dello slicer sviluppato ad hoc per le stampanti 3D Bambu Lab, che dopo recenti aggiornamenti (non particolarmente apprezzati dalla comunità open source) è diventato quasi obbligatorio per chi possiede una di queste macchine. L'interfaccia è moderna e intuitiva, pensata per semplificare il flusso di lavoro dalla preparazione del modello fino alla stampa. Il software eccelle nella gestione del sistema AMS (Automatic Material System) delle stampanti Bambu, permettendo stampe multi-colore e multi-materiale con estrema facilità. Il software integra anche strumenti di editing basilari che permettono di modificare, riparare e posizionare i modelli senza ricorrere a programmi esterni.
  • Altri slicer: esistono ulteriori programmi di slicing, meno noti ma validi. IdeaMaker di Raise3D, ad esempio, è gratuito e dotato di un’interfaccia moderna e funzioni avanzate, ottimo non solo per le stampanti Raise3D ma compatibile con molti altri modelli. Repetier-Host è un software storico che unisce slicing (basato su diversi engine tra cui Slic3r) e controllo stampante, utile per gli utenti avanzati che vogliono una soluzione “all-in-one”. Per la stampa a resina (SLA/DLP) si usano slicer dedicati come ChiTuBox, Lychee Slicer o anche PrusaSlicer in modalità SLA – questi generano file di stampa specifici (spesso formati proprietari per ogni marca di stampante a resina) invece del G-code.

Nonostante gran parte della community propenda per OrcaSlicer, non è detto che sia lo slicer migliore per voi: in generale, il consiglio è di sperimentare un paio di slicer principali (Cura e PrusaSlicer sono un ottimo punto di partenza, se siete alle prime armi) e vedere con quale vi trovate meglio: entrambi sono completi e continuamente migliorati, con ampie community di supporto. La compatibilità con le stampanti più comuni è garantita, e vale la pena sfruttare i profili ufficiali o della community per il modello che avete acquistato, così da partire subito con le impostazioni giuste.

Alcuni produttori forniscono un proprio slicer “brandizzato” (tra i più recenti troviamo FLSUN), ma spesso si tratta di versioni personalizzate di quelli citat sopra (ad esempio Creality Slicer è basato su Cura). Usare lo slicer fornito può essere comodo inizialmente, ma col tempo molti utenti preferiscono passare alla versione standard di Cura, PrusaSlicer o altri che offrono maggiore flessibilità e aggiornamenti indipendenti.

Bisogna fare manutenzione alla stampante 3D?

Come qualsiasi macchina, una stampante 3D richiede manutenzione periodica per rimanere efficiente e produrre stampe di qualità costante nel tempo. È importante considerare sin dall’inizio quali interventi saranno necessari (a livello di manutenzione ordinaria) e quali costi di esercizio comporterà l’uso continuativo della stampante.

  • Pulizia dell’ugello e dell’estrusore: con l’uso prolungato, residui di plastica possono accumularsi nell’ugello (nozzle), o intasare gli ingranaggi dell’estrusore. È buona pratica effettuare regolarmente una pulizia dell’ugello, ad esempio tramite la tecnica del “cold pull” (estrazione a freddo di un filo di materiale per portare via le impurità) oppure usando appositi filamenti di pulizia, o ancora gli accessori specifici inclusi nella dotazione della stampante. In caso di blocchi gravi, l’ugello va smontato e pulito, o in situazioni estreme perfino sostituito. Bisogna tenere presente anche che ugelli in ottone si usurano: materiali abrasivi come filamenti caricati con fibra di carbonio, o quelli fosforescenti che brillano al buio, possono allargare la bocca dell’ugello compromettendo la precisione della stampa. Anche senza casi estremi, l’ugello va considerato un componente di consumo: molti utenti lo rimpiazzano ogni 3–6 mesi di utilizzo regolare per assicurarsi diametro e flusso costanti. Fortunatamente, il costo è contenuto: si parla di pochi euro per nuovi ugelli in ottone e di poche decine se decidete di passare a ugelli in acciaio.
  • Livellamento del piatto di stampa: mantenere il piano di stampa ben calibrato è fondamentale per ottenere stampe riuscite (un piatto non livellato causa problemi di adesione e difetti nel primo strato). La maggior parte delle stampanti ha ormai il livellamento automatico tramite sensori ed esegue la calibrazione prima di ogni stampa, ma alcuni modelli molto economici richiedono ancora l’allineamento manuale a intervalli regolari. È consigliabile controllare il livello del piatto periodicamente, soprattutto se si notano segni di primo strato non omogeneo. Un tipico segnale di piatto non in bolla è quando uno degli angoli del raft o del brim si stacca, o quando il filamento del primo layer appare troppo schiacciato in alcuni punti e troppo alto in altri. In assenza di livellamento automatico, conviene eseguire una verifica ogni qualche stampa e sicuramente dopo aver trasportato o spostato fisicamente la macchina, dato che le vibrazioni possono far ruotare leggermente le viti di regolazione. Anche nel caso in cui sia presente un piatto magnetico, se lo si stacca per rimuovere il pezzo con più facilità, è consigliabile eseguire di nuovo il livellamento prima della prossima stampa.
  • Lubrificazione e pulizia meccanica: le parti mobili come guide lineari, assi e viti senza fine beneficiano di una lubrificazione periodica per ridurre attriti e usura. Ogni costruttore di solito fornisce indicazioni sul tipo di lubrificante: molte stampanti FDM utilizzano barre lisce in acciaio e bronzine, che vanno lubrificate con un olio leggero al teflon o al silicone; le viti trapezie di avanzamento dell’asse Z possono richiedere un grasso al litio se la madrevite è in metallo. In generale, ogni 300-500 ore di stampa è utile applicare qualche goccia di lubrificante sugli assi lineari e far scorrere la stampante a macchina spenta su tutta la corsa per distribuire l’olio. Attenzione però a non esagerare, per non attirare granelli di polvere. A questo proposito, è importante tenere pulita la stampante: va rimossa la polvere depositata su ventole, cinghie, scheda elettronica e altre parti. Un piccolo compressore o una bomboletta di aria compressa possono aiutare a soffiare via lo sporco da zone difficili. Anche il piano di stampa va pulito regolarmente (ad esempio con alcool isopropilico per vetro, o specifico per superfici in PEI) per garantire una buona adesione del primo strato.
  • Controllo cinghie, viti e parti soggette a vibrazione: con il tempo e i continui movimenti, alcune parti potrebbero allentarsi. Ogni tanto controlla la tensione delle cinghie dentate degli assi X e Y (devono essere ben tese ma non eccessivamente da sforzare i motori) e verifica che le viti di assemblaggio siano ben strette. In particolare, i grani di fissaggio delle pulegge sui motori e i giunti delle viti Z sono critici: se si muovono, la precisione ne risente direttamente. Un segnale di cinghia lenta è il manifestarsi di “ringing” (vibrazioni residue) più accentuato, o dimensioni leggermente fuori tolleranza su X/Y. Bastano pochi minuti per controllare ed eventualmente ri-tensionare le cinghie e serrare qualche vite, e la stampante ne guadagnerà in affidabilità.
  • Aggiornamenti software/firmware: mantenere il firmware della stampante aggiornato può risolvere bug e introdurre miglioramenti. Molti produttori rilasciano periodicamente aggiornamenti del firmware della scheda madre o del display. Verifica sul sito ufficiale se ci sono nuove versioni stabili e segui le istruzioni per aggiornare la stampante (di solito tramite USB o scheda SD). Anche i software di slicing vengono aggiornati spesso: utilizzare l’ultima versione garantisce profili ottimizzati e nuove funzionalità che possono facilitare la manutenzione (ad esempio routine di pulizia, calibratori di flusso, ecc.). Tuttavia, se la tua stampante funziona bene e un aggiornamento firmware è indicato come “beta”, valuta se aspettare una release ufficiale per evitare di incorrere in problemi imprevisti.

Oltre alla manutenzione, vanno considerati anche i costi operativi e gli eventuali ricambi che potrebbe essere necessario acquistare. Vediamo quali sono i principali costi a lungo termine di una stampante 3D.

  • Materiali di consumo (filamento o resina): rappresentano la voce di costo principale nell’uso quotidiano. I filamenti in PLA, ABS, PETG e materiali comuni costano in media tra i 20 e i 50 € al kg, a seconda della marca e del tipo. Materiali speciali o tecnici (nylon caricati, policarbonato, compositi con fibre) possono costare di più, nella fascia 60–100 € al kg o oltre. Fortunatamente, la maggior parte delle stampe per uso hobbistico può essere realizzata con materiali standard relativamente economici come il PLA. Per le stampanti a resina, i costi sono in genere più alti: una bottiglia da 1 litro di resina standard UV può costare 40–80 €, e servono anche alcool isopropilico e altri accessori per il post-processing delle stampe. Prima di acquistare la stampante, considerate anche i prezzi dei materiali che volete usare: ad esempio il TPU flessibile è più caro del PLA, e resine dentali o speciali possono arrivare a costi molto elevati (anche 150-200 € al litro per usi professionali).
  • Parti soggette a usura: alcune componenti della stampante dovranno prima o poi essere sostituite. Tra queste, gli ugelli dell’hotend sono i più comuni, come detto vanno cambiati periodicamente per mantenere una buona qualità, ma per fortuna costano molto poco (in genere dai 2 ai 15 euro, a seconda che si tratti di nozzle singoli o in klit, in ottone o acciaio temprato). Anche il piano di stampa può degradarsi: superfici adesive (come nastri o pellicole stile BuildTak) si graffiano o perdono efficacia, il vetro può scheggiarsi, il foglio di PEI può consumarsi. Un nuovo piatto o superficie adesiva può costare dai 20 ai 50 € a seconda delle dimensioni. Le cinghie e le pulegge possono allentarsi o consumarsi dopo moltissime ore: un set di cinghie nuove di ricambio costa poco (nell’ordine dei 5-15 € per asse con le pulegge). Le ventole di raffreddamento (dell’hotend e quelle sul case) sono componenti elettriche soggette a usura (i cuscinetti si consumano) e talvolta vanno cambiate: anche queste hanno costi modesti (in genere 5-20 € l’una per ventole da 30-40 mm). Nel lungo periodo, potrebbe essere necessario sostituire anche parti come i cuscinetti lineari o le bronzine (pochi euro l’uno), le molle del piatto (se perdono elasticità) o addirittura il blocco hotend completo se si danneggia.
  • Upgrade e miglioramenti: un capitolo a parte lo meritano gli upgrade opzionali. Molti appassionati investono in componenti migliorative per la propria stampante: ad esempio estrusori migliori, sensori per il livellamento automatico e per la compensazione delle vibrazioni, guide lineari al posto di bronzine, camere di stampa chiuse, e così via. Questi costi sono ovviamente discrezionali e non obbligatori. Tuttavia, può essere utile prevedere un piccolo budget per upgrade nel caso di stampanti economiche: ad esempio, su una macchina base da 200 € senza livellamento automatico del piatto potrebbe valere la pena spendere circa 30 € per un sensore di auto-level (come un BL-Touch) e magari 20 € per un set di driver silenziosi, migliorandone notevolmente usabilità e silenziosità. Al contrario, stampanti di fascia più alta generalmente non richiedono upgrade hardware immediati. In ogni caso, questi costi extra dipendono dall’utente.
  • Energia elettrica: la stampa 3D consuma corrente, ma per stampanti hobbistiche l’incidenza in bolletta non è particolarmente elevata. Una stampante FDM media consuma attorno ai 100-150 W durante l’uso (nelle prime fasi riscalda il piatto e l’estrusore assorbendo di più, poi durante la stampa il consumo è minore): supponendo 100 W medi su una stampa di 10 ore, sono 1 kWh, che al costo corrente in Italia (circa 0,10-0,20 € per kWh per utenze domestiche) significa pochi centesimi l’ora. Su un uso molto intenso (diverse centinaia di ore l’anno) potrebbe sommarsi qualche decina di euro annuali. Le stampanti a resina hanno consumi simili. Dunque, pur essendo un costo da considerare, l’elettricità incide poco rispetto a materiali e ricambi.

Il costo di mantenimento di una stampante 3D FDM hobbistica è abbastanza contenuto: con poche decine di euro all’anno si coprono ricambi come ugelli e superfici di stampa, e la spesa maggiore rimane quella per i filamenti (variabile a seconda di quanto si stampa e del materiale scelto). Investire un po’ di tempo nella manutenzione ordinaria riduce il rischio di guasti costosi (ad esempio un nozzle pulito eviterà sforzi eccessivi sull’estrusore, preservando il motore e la ruota godronata) e garantisce stampe sempre di qualità. Se non si ha tempo o capacità per la manutenzione fai-da-te, alcune aziende offrono servizi di assistenza e taratura a pagamento, ma in genere conviene imparare le basi della meccanica: fortunatamente, la comunità di maker condivide tantissime guide e video su come eseguire ogni intervento, dal cambiare un ugello al calibrare i motori stepper.

Bowden vs Direct Drive, qual è la differenza?

Un elemento che distingue molte stampanti FDM è la configurazione dell’estrusore, in particolare la posizione del motore che spinge il filamento. Si parla di estrusore Bowden quando il motore è separato dal blocco di stampa e spinge il filamento attraverso un tubicino fino all’hotend, e di estrusore Direct Drive quando il motore è montato direttamente sopra l’hotend e alimenta il filamento “sul posto”. Ognuna di queste soluzioni ha vantaggi e svantaggi in termini di qualità e capacità di stampa.

Nella configurazione Bowden il motore che spinge il filamento (detto anche “motore dell’estrusore” o drive gear) è fissato sul corpo della stampante, lontano dalla testina di stampa. Il filamento viene guidato all’hotend tramite un tubicino flessibile in PTFE (il Bowden). Il principale vantaggio è che la massa in movimento sul carrello è minore: eliminando il peso del motore dall’asse X/Y, la testina può muoversi più rapidamente e con meno inerzia. Ciò permette di aumentare la velocità di stampa e le accelerazioni senza introdurre troppe vibrazioni, ottenendo movimenti più puliti e riducendo il fenomeno del ringing. In pratica, le stampanti Bowden possono spesso stampare più velocemente a parità di qualità rispetto a un equivalente direct drive, proprio perché c’è meno peso in gioco che causa oscillazioni. Un altro vantaggio secondario è che il motore dell’estrusore può essere anche di dimensioni maggiori (più coppia) senza preoccuparsi di appesantire il carrello.

Di contro, un estrusore Bowden ha alcuni svantaggi: il filamento deve percorrere un lungo tragitto “spinto” nel tubo, il che introduce elasticità e attrito nel sistema. Questo significa che c’è un leggero ritardo e minor precisione nelle fasi di retrazione e ripresa del flusso: per evitare stringing e perdite di materiale, nelle stampanti Bowden si impostano di solito retrazioni più abbondanti (ad esempio 4-6 mm contro 1-2 mm di un direct) e movimenti a vuoto rapidi, ma ciò non elimina del tutto un po’ di “gioco” dovuto alla compressione del filamento nel tubo. Inoltre, i Bowden faticano con i filamenti flessibili come il TPU: un filamento gommoso si comprime e si imbottiglia facilmente dentro al tubo, rendendo difficile l’avanzamento preciso. Spesso questo porta a stampe di bassa qualità o addirittura all’impossibilità di stampare i materiali più morbidi. 

Il Bowden va benissimo per PLA, PETG e materiali rigidi, soprattutto se si vuole stampare velocemente, ma non è l’ideale per flessibili o materiali che richiedono estrema precisione di estrusione. Come nota aggiuntiva, il tubo Bowden stesso è un componente soggetto a usura: con filamenti caricati (es. carbonio, glow) tende a rigarsi internamente e va sostituito periodicamente per mantenere basso l’attrito.

Nella configurazione Direct Drive il motore di spinta filamento è montato direttamente sul carrello insieme all’hotend. Il percorso del filamento è molto corto: dalla ruota godronata di trascinamento entra subito nell'elemento riscaldante e nel nozzle. Il vantaggio principale è il controllo accurato dell’estrusione: retrazioni rapidissime e minime (anche 0,5–1 mm) eliminano quasi completamente il problema dei filamenti che colano e dello stringing, perché il filamento viene tirato e spinto immediatamente senza inerzie o elastici nel mezzo. Questo rende il direct drive praticamente obbligato per stampare materiali molto flessibili come il TPU: la spinta è diretta e si evita che il filo morbido si pieghi fuori dal percorso (molti produttori infatti specificano che per stampare TPU è necessario un Direct Dive). Anche i materiali rigidi beneficiano di un flusso ben controllato: il direct può dare leggermente più precisione nei dettagli, ad esempio nel riempimento di piccole parti, e può gestire senza problemi filamenti difficili come nylon caricati (qui l’ostacolo semmai è l’usura dell’ugello, non la trasmissione). Inoltre, avendo il motore integrato, non c’è un tubo Bowden che possa introdurre attrito o richiedere manutenzione/sostituzione. Spesso un Direct Drive ben progettato consente anche di utilizzare motori più piccoli o riduttori perché la distanza di spinta è breve e non serve troppa coppia motrice, mitigando in parte il problema del peso.

Lo svantaggio principale di un estrusore diretto è proprio la maggiore massa in movimento sull’asse X/Y. Il motore dell’estrusore aggiunge qualche etto sul carrello, e questo comporta potenziali vibrazioni: la stampante dovrà muoversi più lentamente o con accelerazioni ridotte per non incorrere in ringing e artefatti. In altre parole, un Direct Drive può limitare la velocità massima di stampa a parità di qualità rispetto a un Bowden equivalente; a parità di modello stampato, un direct drive può richiedere di andare un po’ più piano per evitare oscillazioni. Negli ultimi anni, però, sono stati introdotti estrusori direct molto compatti (con motori più leggeri, o sistemi a trasmissione con ingranaggi interni tipo Bondtech) che riducono questo impatto. Ad esempio, estrusori leggeri montati su CoreXY ad alta velocità riescono comunque a muoversi rapidi senza degrado notevole. In generale, se il tuo obiettivo è la massima velocità di stampa, una macchina Bowden ben tarata avrà un leggero vantaggio. 

Un altro svantaggio del Direct Drive, anche se secondario, è che la manutenzione è un po’ più intricata: avendo tutto concentrato sulla testina, lavorarci richiede smontare più parti, e il calore dell’hotend può influire sul motore se il progetto non è ben realizzato (motivo per cui si usano buoni dissipatori).

Quale scegliere tra Bowden e Direct Drive?

Se sapete già che stamperete molto TPU o altri materiali flessibili, o volete la miglior qualità possibile anche sui piccoli dettagli senza dover calibrare troppo le retrazioni, meglio optare per un Direct Drive, che garantisce estrusioni sempre sotto controllo e meno problemi di tuning. Anche per materiali molto rigidi che richiedono precisione (es. stampe meccaniche con tolleranze strette) il direct offre un margine di accuratezza in più.

Se invece stampate quasi solo PLA/PETG/ABS e volete puntare su velocità elevate, magari perché stampate pezzi grandi e poco dettagliati, una configurazione Bowden potrebbe essere migliore: la ridotta massa in movimento consente di spingere sulle velocità con più facilità. Diverse stampanti orientate alla prototipazione (come le delta o alcune CoreXY di grande formato) adottano il Bowden proprio per massimizzare la rapidità mantenendo la qualità accettabile.

In realtà oggi il confine non è netto: esistono stampanti Bowden che riescono a stampare discretamente il TPU a bassa velocità, ed esistono Direct Drive molto leggeri che raggiungono velocità notevoli. Tuttavia, si tratta di casi limite: in generale, per un uso versatile con vari materiali gli utenti tendono a preferire un buon Direct Drive. Per stampe veloci di pezzi semplici, un Bowden ben configurato sarà più che sufficiente e richiederà meno attenzioni sulla parte estrusore.

Vale la pena notare però che molti produttori si stanno spostando verso il Direct Drive: anni fa quasi tutte le stampanti economiche erano Bowden per ragioni di semplicità e velocità, mentre oggi vediamo sempre più modelli economici con Direct Drive, merito di estrusori compatti che non penalizzano troppo la dinamica. 

Quanto è importante il volume di stampa?

Un altro elemento da considerare in fase di scelta è il volume di stampa, ossia la dimensione massima degli oggetti che è possibile creare. Se si vogliono stampare oggetti di grandi dimensioni è necessario scegliere una stampante con un volume maggiore, che però solitamente ha un costo più alto.

In generale, le stampanti 3D con un volume di stampa inferiore ai 100 mm cubici sono adatte a stampe di piccole dimensioni; quelle con un volume compreso tra i 150 e i 220 mm cubici sono quelle più diffuse e permettono di stampare la maggior parte degli oggetti a cui potete pensare; infine, quelle con volume di stampa sopra i 250mm cubici permettono di stampare anche oggetti di grandi dimensioni.

Tenete presente che, come detto, un volume di stampa più grande aumenterà il costo della stampante, inoltre per la maggioranza degli utenti è sufficiente scegliere una stampante 3D di dimensioni medie, con un volume di stampa compreso tra i 150 e i 220mm cubici. Le stampanti più grandi sono spesso consigliate a chi deve prototipare o creare oggetti particolari, o a chi crea costumi per dei cosplay.

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