La strategia di Microsoft sui motori di ricerca sta sollevando nuove polemiche per pratiche commerciali considerate al limite dell'etica digitale. Il colosso di Redmond, non nuovo a tattiche aggressive per promuovere i propri servizi, ha recentemente intensificato gli sforzi per dirottare gli utenti verso Copilot anche quando questi cercano esplicitamente prodotti concorrenti. Un comportamento che solleva interrogativi sul confine tra marketing strategico e manipolazione dell'esperienza utente, specialmente considerando che molti consumatori si ritrovano a utilizzare Bing non per scelta ma perché integrato di default in numerosi prodotti Microsoft.
Secondo quanto riportato da XDA, Microsoft ha iniziato a visualizzare un vistoso box dedicato a Copilot quando gli utenti cercano su Bing servizi di intelligenza artificiale concorrenti. Anziché mostrare immediatamente i risultati richiesti, il motore di ricerca propone questo widget in posizione dominante, invitando gli utenti a inserire prompt direttamente in Copilot, bypassando così il servizio che l'utente stava originariamente cercando.
La manovra risulta particolarmente efficace considerando l'ecosistema Microsoft. Quando un utente utilizza la barra di ricerca di Windows, viene automaticamente reindirizzato a Bing. Inoltre, su computer pubblici o aziendali, spesso gli utenti sono vincolati all'utilizzo di Microsoft Edge che, non a caso, utilizza Bing come motore di ricerca predefinito.
Un copione già visto
Non è la prima volta che Microsoft adotta tecniche simili. In passato, Bing ha tentato di imitare l'aspetto di Google quando gli utenti cercavano il motore di ricerca concorrente, arrivando persino a riprodurre i celebri "Google Doodle" per aumentare la confusione.
Sebbene Microsoft avesse rimosso questo particolare stratagemma dopo le critiche ricevute, l'introduzione del widget di Copilot dimostra che l'azienda non ha abbandonato la strategia di base: intercettare le ricerche dei prodotti concorrenti per promuovere i propri servizi.
Questa strategia commerciale, per quanto efficace nel breve termine, rischia di erodere la fiducia degli utenti, elemento fondamentale nell'adozione di tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale conversazionale.