Mettere tutti gli username e password nel testamento: il consiglio del governo giapponese

Il Centro Nazionale per i Diritti dei Consumatori in Giappone ha raccomandato ai cittadini di iniziare la pianificazione della "fine digitale della vita".

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a cura di Giulia Serena

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Il Centro Nazionale per i Diritti dei Consumatori in Giappone ha recentemente raccomandato ai cittadini di iniziare la pianificazione della "fine digitale della vita". L'organo ha fornito una serie di consigli su come gestire e proteggere il proprio lascito digitale, incoraggiando i cittadini a prepararsi per garantire che le loro informazioni rimangano accessibili e gestibili in caso di emergenza o morte.

Questo approccio è nato dall'esigenza di risolvere i problemi legati alle iscrizioni e agli abbonamenti digitali che, in assenza di credenziali, come username e password, persistenti dopo la morte del titolare, hanno creato difficoltà per i familiari. La "pianificazione della fine digitale della vita" proposta prevede più passi: consentire ai familiari di sbloccare smartphone o computer in caso di emergenza, mantenere un elenco aggiornato di tutte le sottoscrizioni e relative credenziali, e considerare l'opportunità di predisporre un documento ufficiale che includa questi dettagli destinato a essere utilizzato post mortem.

L'importanza di questa iniziativa è rafforzata dalla presenza di servizi digitali come le app "Dead Man's Switch", che notificano persone designate se l'account non viene accesso per un periodo prestabilito, o la possibilità offerta da Meta di nominare un "contatto della memoria", che può gestire l'account del defunto.

Tali strumenti, oltre a semplificare il processo di gestione del lascito digitale, offrono un sostegno concreto ai familiari nel periodo del lutto, spesso complicato anche dalla necessità di eseguire le volontà del defunto.

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La pianificazione digitale della fine della vita rappresenta quindi non solo una misura precauzionale in termini di gestione delle credenziali digitali ma anche un supporto emotivo per i familiari, facilitando la gestione delle questioni digitali che, se trascurate, possono trasformarsi in un peso burocratico e finanziario aggiuntivo.

D'altronde, la digitalizzazione ha profondamente trasformato il nostro modo di vivere, consentendoci di accedere a un'infinità di servizi con un semplice clic. Nonostante ciò, essa ha anche portato a nuove sfide, tra le quali la gestione del patrimonio digitale post-mortem rappresenta un argomento di crescente importanza.

I servizi che gestiscono il patrimonio digitale, come le app "Dead Man’s Switch", rispondono a una necessità che è tanto pratica quanto emotiva. La loro nascita risale all'inizio degli anni 2000, quando l'espansione dell'uso di Internet ha reso evidente la necessità di una gestione dei dati post-mortem. Simili meccanismi erano già presenti in forma rudimentale nei computer degli anni '90, che permettevano ai proprietari di programmare messaggi o dati da inviare dopo un lungo periodo di inattività.

Curiosamente, nonostante la crescente virtualizzazione dei servizi giornalieri, molte persone trascurano ancora la pianificazione di come questi verranno gestiti dopo la loro morte, spesso con conseguenze stressanti per i familiari. Questo aspetto della nostra vita digitale, quindi, oltre a rappresentare un nuovo campo legale e tecnologico in espansione, è anche un promemoria del nostro legame intrinseco con il digitale e di quanto esso sia diventato un'estensione di noi stessi.

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