La verità sconvolgente su come Slack, Teams e Zoom possono violare la tua privacy

Slack, Teams, Zoom, Google Workspace e tutte le altre piattaforme di collaborazione online permettono di spiare quello che scrivono i dipendenti.

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a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale

In un mondo dove il lavoro da remoto è sempre più centrale, strumenti come Slack, Microsoft Teams, Zoom e Google Workspace sono diventati indispensabili per collaborare e comunicare con i membri del proprio team, condividendo messaggi e file. Questi strumenti sono indubbiamente comodi ed efficienti, ma offrono anche un livello di trasparenza e visibilità che potrebbe sorprendere alcuni utenti.

Slack e Microsoft Teams basano molto sui permessi di amministrazione, che hanno un ruolo cruciale nel livello di controllo che si può avere. Con i giusti permessi, i datori di lavoro possono accedere a una vasta gamma di informazioni, come cronologia dei messaggi, stato dei dipendenti e dati d’uso. Slack, per esempio, offre la possibilità di esportare dati sulle comunicazioni per i piani più economici, mentre in quelli di fascia più alta offre l’accesso diretto alle informazioni. Anche Teams permette di tracciare tutte le chat, le chiamate e le riunioni, monitorare lo stato dei dipendenti e vedere quali app e strumenti i dipendenti usano all’interno della piattaforma.

Anche Zoom offre agli amministratori la possibilità di leggere i messaggi inviati tra i dipendenti dopo che si è conclusa una riunione, seppur offra alcune funzionalità di privacy che permettono di separare account aziendali e personali. Inoltre, Google Workspace (e Teams) offre, nei piani più costosi, la possibilità di tracciare e cercare contenuti di Google Drive, Gmail e Google Meet.

È fondamentale che i dipendenti sappiano di queste possibilità e siano consci che le attività all’interno di queste piattaforme non sono del tutto private. Questi strumenti, fondamentali per la collaborazione remota nell’era dello smart working, andrebbero usati con una certa cautela.

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