Teoria di base: le modalit

La RAIDCore si affaccia sul panorama delle periferiche di memorizzazione con il suo nuovo prodotto, l'RC4000 Serial ATA che, a detta della società, sarà in grado di rendere praticamente obsoleti nel settore medio-basso del mercato i controller RAID Ultra320 di Adaptec e LSI Logic. Abbiamo provato 5 adattatori, accoppiandoli ognuno con otto hard disk. È la fine dello SCSI? I nostri benchmark parlano da soli: iniziano i preparativi per il funerale dello SCSI.

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a cura di Tom's Hardware

Teoria di base: le modalità RAID

Prima di addentrarci nei dettagli dei singoli controller, abbiamo deciso di spiegare le caratteristiche salienti del RAID. In particolare è bene conoscere le modalità di funzionamento e le sue complesse varianti (RAID nidificato), costituite da una combinazione delle precedenti. Costituire un sistema RAID significa usare insieme alcuni hard disk, preferibilmente dello stesso tipo. Lo scopo è principalmente quello di migliorare la sicurezza dei dati e in secondo luogo di aumentare le prestazioni.

JBOD sta per "just a bunch of drives" (un pugno di drive) e consente di connettere tra di loro diversi hard disk

RAID 0: configurazione che non si addice alla dicitura "Redundant Array of Independent/Inexpensive Drives" (Array ridondante di drive indipendenti), perchè la ridondanza e/o la sicurezza dei dati non è presente. Si usa con due o più hard disk, in base al controller, così che i dati possano essere scritti e letti su tutti i dischi sfruttando un'alternanza dei processi. Questo consente di raggiungere le prestazioni più elevate possibili ma il rischio di una rottura aumenta proporzionalmente al numero di drive. Se uno di questi dovesse bloccarsi, l'intero array collasserebbe.

Il RAID 0 è indicato quando una perdita di dati non sarebbe poi così grave, come per esempio nel caso di dati temporanei o di drive veloci per il montaggio video.

RAID 1: è l'esatto opposto: mette a disposizione la massima stabilità con un carico minimo di lavoro per l'hardware. Con questa modalità, ciò che viene scritto su un hard disk viene contemporaneamente riportato su un secondo (tecnica conosciuta come "mirroring"), in modo che se uno dovesse rompersi, il secondo potrebbe continuare a lavorare come se nulla fosse. Il grosso svantaggio del RAID 1 è che la capacità totale è dimezzata. Configurazioni con più di un mirror sono possibili, ma la dimensione totale dei dischi diminuisce sensibilmente. Alcune buone implementazioni del RAID 1 permettono di poter leggere i dati simultaneamente da entrambi i drive, così da fornire prestazioni migliori in lettura, di quanto si abbiano con un drive unico.

Il RAID 1 è l'ideale per workstation, piccoli server che devono costantemente essere disponibili o per la creazione di una piccola area per backup a breve termine.

RAID 3: è praticamente inutile ai giorni nostri. Richiede almeno tre hard disk e uno di questi viene dedicato alla memorizzazione dei dati contenenti i valori di parità. Come nel caso del RAID 0, anche qui c'è una certa ridondanza di dati. Se il drive con i dati sulla parità dovesse bloccarsi, l'array RAID resterebbe funzionante. Se uno dei dischi dovesse avere problemi, il suo contenuto verrebbe ripristinato usando i dati presenti nel disco di controllo. Ma questo è appunto il collo di bottiglia, dato che il drive deputato al controllo parità determina la velocità dell'intero sistema. Questo modo di intervenire in ogni processo di scrittura ha fatto scivolare il RAID 3 nell'oblio.

A parer nostro il RAID 3 è applicabile solo in caso di pochi drive e quando è importante avere buone prestazioni in lettura.

RAID 5: si tratta di un'altra modalità "a prova d'errore", dato che anche in questo caso i dati parità sono conservati. Diversamente dal RAID 3, tuttavia, sono distribuiti lungo tutto l'array di dischi, in modo che la velocità di lavoro del RAID 5 aumenti proporzionalmente con l'aggiunta di nuovi elementi.

Teoria di base: le modalità RAID

Il RAID 5 memorizza le informazioni sulla parità in tutti i dischi, secondo un principio di alternanza, senza cioè influire negativamente sulle prestazioni. L'intera struttura perciò continua a funzionare anche dopo il blocco di un disco, finchè l'unità non viene sostituita e il sistema per il controllo d'errore riportato in attività.

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