La carestia di chip è più grave del previsto, durerà fino al 2022

La domanda di chip sarebbe di molto superiore a quanto le fonderie possano produrre e queste non riuscirebbero a reagire in tempi stretti.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Sembra che i problemi riguardanti la carenza di chip che sta affliggendo il mercato siano lontani dall'essere un ricordo del passato. Secondo alcuni analisti i problemi sono più gravi del previsto e prima del 2022 non saranno risolti. La domanda di chip sarebbe di molto superiore a quanto le fonderie possano produrre e queste non riuscirebbero a reagire in tempi stretti.

L'industria dei semiconduttori è nota per essere lenta a rispondere a cambiamenti improvvisi nel volume di domanda del mercato. Secondo alcuni analisti di mercato, la domanda starebbe superando del 30% l'offerta e potrebbero volerci ben tre o quattro trimestri per recuperare il gap.

Al giorno d'oggi praticamente ogni prodotto a cui possiate pensare include chip elettronici. Dalle automobili, agli elettrodomestici passando ovviamente per i dispositivi smart home, i PC e gli smartphone. Come se questo non bastasse, questi chip stanno diventando più complessi (quindi più difficili da produrre) e il numero di chip per dispositivo sta crescendo. L'anno scorso diversi fattori aggiuntivi hanno aumentato la domanda di chip a livelli molto superiori a quelli che l'industria può fornire.

Per prima cosa, un numero elevatissimo più persone hanno acquistato (o stanno cercando di acquistare) molti più PC, console, televisori, dispositivi smart home e così via. La pandemia di coronavirus e la sempre crescente necessità di lavorare da remoto hanno contribuito in larga parte.

In secondo luogo, la capacità produttiva esistente, cioè il numero di chip che possono essere prodotti, ha servito a malapena la domanda nel 2018 e 2019. Sicuramente non è sufficiente per soddisfare la domanda che ha travolto l'industria nel 2020 e 2021.

È giusto sottolineare come Intel abbia visto una crescita nella domanda incredibile durante il 2018 e abbia reagito di conseguenza ma sembra che il resto dell'industria non abbia fatto altrettanto.

Come terzo fattore c'è da considerare la guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, la quale ha fatto sì che le aziende comprassero grandi quantità di semiconduttori in anticipo accumulando le scorte, il che ha messo ulteriormente sotto pressione la catena di approvvigionamento.

"Crediamo che le società di semiconduttori stiano spedendo dal 10% al 30% al di sotto degli attuali livelli di domanda e ci vorranno almeno 3-4 trimestri perché l'offerta raggiunga la domanda e poi altri 1-2 trimestri perché le scorte presso i clienti/canali di distribuzione siano ricostituite a livelli normali" ha detto in una nota ai clienti Harlan Sur, un analista di J.P. Morgan, come condiviso da MarketWatch.

Cristopher Rolland, un analista di Sesquhanna International Group, afferma che questo potrà solo che peggiorare questa primavera, man mano che i vari Paesi allenteranno il lockdown e l'economia inizierà a ripartire.

"Non vediamo nessuna grande correzione all'orizzonte, dati i vincoli di fornitura in corso e il continuo ottimismo sul miglioramento della domanda nel 2H21" ha scritto Matthew Sheerin, un analista di Stifel. "Rimaniamo più preoccupati per le continue interruzioni dell'offerta e per l'aumento dei costi dei materiali, che per un'imminente correzione delle scorte per più trimestri".

Purtroppo i piani di espansione delle fabbriche e delle fonderie richiedono tempo. Nonostante TSMC, GlobalFoundries, ASML, Applied Materials, KLA, LAM Research e molte altre abbiano annunciato di voler espandere la propria capacità di produzione, questo porterà via molto tempo.

Di conseguenza, qualsiasi decisione relativa all'aumento di capacità produttiva presa ora non avrà un impatto sul mercato fino a diversi trimestri da ora, questo nella migliore delle ipotesi.

Non ci resta ovviamente da vedere se i produttori di chip senza fonderie continuano a introdurre nuovi SKU se non possono soddisfare la domanda nemmeno per i prodotti esistenti.

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