45 nm Vs. 65 nm
Abbiamo già parlato di alcuni dettagli. Wolfdale è significativamente più piccolo di Conroe, con un'area di 107 mm², rispetto ai 143 mm² del predecessore. Ciò significa che un processore Wolfdale a 45 nanometri con 6 MB di cache L2 richiede solamente il 74% del silicio di un Conroe a 65 nm con 4 MB di cache L2. Intel dichiara che tutte e tre le versioni (da 2.66 a 3.16 GHz) si attestano sui 65 W, ma abbiamo scoperto che il valore reale è molto minore. Secondo Intel la transizione dai 65 nm ai 45 nm è stata indolore, tanto che due terzi degli strumenti e degli equipaggiamenti tecnici è rimasta invariata.
Mentre l'area del die si è ridotta, il numero di transistor è salito del 40%, da 291 milioni a 410 milioni. Molti dei transistor in più sono chiaramente da attribuire alla capacità superiore della cache L2. Secondo Intel, questi transistor High-k basati sull'afnio commutano il 20% più velocemente, ma richiedono il 30% in meno d'energia cambiare stato. Oltre ai cambiamenti interni al core, che includono un divisore Radix 16 più veloce, supporto migliorato alla virtualizzazione e un'unità shuffle a 128 bit, Intel ha aggiunto un nuovo set di istruzioni, chiamate SSE4.
SSE sta per "Streaming SIMD Extensions", dove SIMD rappresenta il termine "singola istruzione, dati multipli". Ci sono 47 nuove istruzioni nel processore, tutte sviluppate per accelerare la creazione e il calcolo di contenuti digitali come immagini, video o audio. Le SSE4 devono essere supportate dalle applicazioni, per ottenere un beneficio prestazionale, ma le altre modifiche – insieme alla maggior cache L2 – hanno un impatto diretto in quasi tutti i nostri benchmark.
C'è un'altra caratteristica che Intel ha introdotto con il Penryn: lo stato Deep Power Down. È un'altra estensione degli stati C, cioè stati del processore introdotti per ridurre i consumi. La cache L2, in generale, non aiuta il risparmio energetico. La caratteristica Deep Power Down è in grado di deviare l'energia che andrebbe alla cache L2 e ai singoli core, interrompendo del tutto il flusso, quando non ci sono richieste energetiche. Nel momento in cui uno dei core deve tornare attivo, il sistema ripristina l'ultimo stato di funzionamento.
Sfortunatamente, la funzione Deep Power Down sarà disponibile solamente sui processori Core 2 Penryn, per il segmento mobile. Probabilmente il senso, se ce n'è uno, di questa scelta, è da ricercarsi nelle politiche commerciali d'Intel, che punta a vendere processori mobile (a prezzi più alti). L'unica cosa certa è che Intel fa una magra figura, se inseriamo questa scelta nella cornice degli sforzi generali per la riduzione dei consumi e per il rispetto ambientale. Bisogna anche considerare, a onor del vero, che la transizione stessa agli stati C richiede un certo quantitativo di energia, quindi il Deep Power Down potrebbe non avere senso in un ambiente desktop, dove abbiamo diverse applicazioni e servizi attivi contemporaneamente.
Intel, infine, offre già la Dynamic Acceleration Technology (DAT) nei processori mobile a 65 e 45 nm. Questa tecnologia, non utilizzata dai processori E8000 desktop, permette al processore di far lavorare un core a frequenza maggiore appena l'altro core è in stato C3, o in uno più profondo di inattività/standby. Si tratta di una soluzione che accelera le applicazioni a thread singolo, grazie alla maggiore frequenza di lavoro di un singolo core.
C'è un piccolo cambiamento nella frequenza dei processori Core 2 in idle: il moltiplicatore per l'Enhanced SpeedStep è ancora x6, ma la frequenza in idle non è passata da 1600 MHz a 2000 MHz (333 MHz x6). Non è certo una novità, visto che abbiamo visto la stessa cosa con i Core 2Duo E6x50, ma ci sembrava il caso di sottolinearlo, insieme al fatto che il core, in ogni caso, è più efficiente.