Intel si scusa con i partner per i ritardi nelle consegne delle CPU

Michelle Johnston Holthaus, dirigente di Intel, ha pubblicato una lettera in cui porge "sincere scuse" ai partner e ai clienti per i ritardi nella consegna dei microprocessori.

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a cura di Manolo De Agostini

Intel ha pubblicato una lettera di scuse rivolta ai partner e clienti riguardo l’impossibilità di coprire adeguatamente la domanda di microprocessori.

Michelle Johnston Holthaus, vicepresidente esecutivo e general manager per la divisione sales, marketing e communications, rivolge “sincere scuse” per l’impatto che questa situazione sta avendo sul business dei partner e sottolinea che “malgrado i nostri migliori sforzi, non abbiamo ancora risolto questa sfida”.

Lo scorso anno, a settembre, il CEO di Intel Bob Swan promise investimenti per 1 miliardo di dollari al fine di incrementare la produzione di chip a 14 nanometri nelle Fab in Oregon, Arizona, Irlanda e Israele. Più di recente Intel ha dichiarato di aver speso un ulteriore miliardo in macchinari e aumentato la produzione a 14 nanometri del 25%.

Situazione, quest’ultima, ribadita anche dalla Johnston Holthaus, la quale sottolinea che in “risposta a una domanda costantemente elevata, abbiamo investito livelli record di Capex (ossia il denaro speso in macchinari) per aumentare la nostra capacità produttiva di wafer a 14 nanometri quest’anno, accrescendo al contempo la produzione a 10 nanometri”.

“Oltre all’espansione delle nostre capacità produttive, stiamo aumentando il nostro uso di altri impianti per permettere alla produzione differenziata di Intel di realizzare più CPU. La maggiore produzione ci ha permesso di aumentare a doppia cifra la fornitura di CPU per PC nella seconda metà dell’anno rispetto alla prima parte”.

La crescita sostenuta del mercato nel 2019 ha tuttavia superato i nostri sforzi ed ecceduto le previsioni delle terze parti. La fornitura rimane estremamente limitata per il nostro business PC dove stiamo operando con un magazzino limitato. Questo ci rende meno capaci di assorbire l’impatto di una qualsiasi variabile produttiva, come sperimentato nel trimestre”.

“Questo ci ha portato al ritardo nelle consegne che state sperimentando e che ci rendiamo conto sta creando sfide rilevanti per il vostro business. A causa dell’impatto e della variazione dei piani di consegna rivisitati, i rappresentanti di Intel vi contatteranno offrendovi maggiori informazioni e risponderanno alle vostro domande. Continueremo a lavorare senza sosta per fornirvi i prodotti Intel per supportare la vostra innovazione e crescita”.

Nella lettera, Intel non indica quando terminerà la carenza di microprocessori, quindi probabilmente si andrà al prossimo anno inoltrato. L’azienda sperava di risolvere la situazione in modo quasi definitivo entro quest’anno, ma in base alla lettera apprendiamo che una “variabile produttiva” emersa nel trimestre ha portato a nuovi ritardi. Non è chiaro di cosa si sia trattato. A quanto pare nemmeno dirottare la produzione di chipset e altri prodotti verso altri impianti - Samsung, TSMC - sembra aver segnato una svolta.

Da una parte una domanda elevata di microprocessori sta spingendo il fatturato dall’azienda su livelli record (si vocifera che diverse aziende del settore server abbiano deciso di rimpiazzare le CPU soggette a Spectre e Meltdown), ma allo stesso tempo sta complicando le relazioni con i partner e clienti di molteplici settori.

Un produttore di portatili, ad esempio, desidera sapere se il prodotto di cui ha previsto il debutto a inizio 2020 raggiungerà effettivamente il mercato e in che volumi, in modo da poter stilare previsioni affidabili. Se c’è dell’incertezza sulla disponibilità del componente centrale, la CPU, allora tutto si complica e non si possono stilare piani affidabili.

Gli ottimi prodotti realizzati sinora, nonché le solide e lunghe relazioni tessute con i partner, hanno permesso a Intel di tenere a bada la situazione in questi mesi, ma è chiaro che più il problema si protrarrà, più anche il partner inossidabile inizierà a guardare altrove, ovvero alla rivale AMD: se da una parte Intel ha messo probabilmente in conto di perdere quote di mercato nel mondo delle CPU desktop, siamo abbastanza certi che la stessa volontà non vi sia nell’ambito dei dispositivi portatili.

Intel dovrà trovare il bandolo della matassa in tempi rapidi se non vorrà vedere salire AMD rapidamente al 20% del settore notebook, quando nel terzo trimestre era poco sotto al 15%.

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