Anche se Intel ha investito più di 1,5 miliardi di dollari nei propri impianti per aumentare la produzione a 14 nanometri, la carenza di chip (shortage) sul mercato continuerà a essere un problema anche nella seconda metà di quest’anno. È stata la stessa azienda a fare il punto della situazione a margine dei risultati finanziari del primo trimestre fiscale 2019.
“Abbiamo incrementato la produzione per migliorare la nostra posizione nella seconda metà dell'anno, anche se il mix di prodotti continuerà a essere una sfida nel terzo trimestre con i nostri team che allineeranno i chip disponibili alla domanda dei clienti”, ha dichiarato il CEO di Intel Robert Swan.
Le difficoltà di Intel nel coprire la domanda sono sorte all’incirca a metà dell’anno scorso, quando l’azienda registrò una domanda record di processori server (Xeon) e client (Core) ad alte prestazioni.
In quel momento l’azienda realizzava a 14 nanometri non solo le CPU, ma anche tutti i chipset e i modem per Apple, in conseguenza del mancato passaggio ai 10 nanometri (le prime CPU prodotte in volumi arriveranno quest’anno).
Per soddisfare gli ordini, Intel fu costretta a prediligere la produzione dei processori ad alte prestazioni (anche per una mera logica economica, si tratta dei prodotti con il margine di guadagno più alto), andando di conseguenza a creare una carenza di tutti gli altri chip, facendo così lievitare i prezzi e dando grattacapi non da poco anche ai produttori di notebook. L'azienda ha inoltre riprogettato alcuni chipset di fascia bassa per adattarli alla produzione a 22 nanometri.
La situazione a oggi è indubbiamente migliorata in virtù degli investimenti per aumentare la capacità produttiva a 14 nanometri negli impianti in Oregon, Arizona, Irlanda e Israele. Non siamo però ancora nella situazione ideale e come detto dalla stessa Intel, bisognerà aspettare il terzo trimestre per il ritorno a una disponibilità costante e sufficiente di processori, anche nelle fasce più basse del mercato.
Un piccolo aiuto, come già scritto, potrebbe arrivare dalla produzione in volumi delle CPU Intel Ice Lake-U per portatili, che proprio nell’ultimo trimestre dell’anno dovrebbero ridurre la pressione sulle linee di produzione a 14 nanometri. Potrebbe però non bastare per conservare la competitività in tutti i settori.
AMD è attesa all’introduzione della terza generazione di Ryzen a 7 nanometri proprio nel terzo trimestre, con la presentazione ufficiale che dovrebbe avvenire tra un mese esatto al Computex di Taipei. I nuovi processori dovrebbero intensificare la spinta competitiva in ambito desktop. Allo stesso tempo, AMD ha presentato una nuova linea di CPU mobile nei mesi precedenti, realizzando soluzioni anche per i Chromebook.
Per Intel si prospetta una seconda metà d’anno complessa, non solo per quanto riguarda l’ambito consumer, ma anche per il settore dei datacenter, dove la Cina ha frenato e molti clienti sono cauti negli investimenti per ragioni macroeconomiche e d'inventario.
A questo bisogna aggiungere l’arrivo degli AMD EPYC di seconda generazione, sulla carta un forte avversario (PCIe 4.0, 64 core, 7 nanometri) per gli Xeon Scalable di seconda generazione presentati qualche settimana fa. Di conseguenza non stupisce che Intel abbia rivisto le stime di fatturato per l’intero anno, portandole da 71,5 a 69 miliardi di dollari.