Vi abbiamo già parlato a più riprese, nel corso degli ultimi mesi, dei piani di Intel inerenti alla sua espansione in Europa, che prevedono una spesa di 80 miliardi di euro nei prossimi 10 anni investiti lungo tutta la filiera dei semiconduttori, dai reparti di ricerca e sviluppo fino alla produzione e al packaging dei chip. Diciassette di questi saranno spesi in Germania per la realizzazione di un impianto gigantesco per la produzione di semiconduttori, in Francia per la creazione di un hub di design e ricerca e sviluppo e in Irlanda, Polonia, Spagna e Italia per la nascita di impianti di R&D, produzione, servizi di fonderia e fasi di back-end della produzione.
Prima dell'insediamento del nuovo governo Meloni, la nota azienda americana aveva già iniziato a prendere accordi con il precedente governo Draghi, il quale sarebbe stato pronto a finanziare fino al 40% l’investimento totale di Intel nel Bel Paese, che, secondo diverse fonti governative, dovrebbe aumentare rispetto ai 5 miliardi di dollari iniziali, arrivando anche a circa 11 miliardi nel corso del tempo (di cui 7 in investimenti e 4 di spese operative). I due siti più probabili dove sorgerà la fabbrica Intel, che presumibilmente sarà aperta nel 2025, sono Piemonte e Veneto, generando una richiesta di forza lavoro di circa 1.500 dipendenti e un indotto di ulteriori 3.500 posti tra fornitori e partner.
Come riportato da "Il Sole 24 ore", dopo un periodo di pausa, finalmente i rapporti tra Intel e il governo italiano sarebbero stati riallacciati, anche se la strada verso un accordo definitivo è ancora lunga. In particolare, un modo importante riguarda il contributo pubblico, che nell'ipotesi migliore dovrebbe coprire il 40% dell'investimento, quindi tra 2,5 e 3 miliardi, tra quota statale e regionale. Di conseguenza anche le regioni avranno un certo peso e, come ribadito dal ministro Urso, "la scelta sulla sede dello stabilimento spetta all'azienda sulla base delle condizioni che riterrà più opportune".
Inoltre, è necessario che il governo vari nuovi provvedimenti per far sì che i fondi del decreto energia riescano ad essere erogati anche in questa direzione, dato che al momento manca un DPCM che ne definisce ambiti di applicazione, criteri e modalità di riparto delle risorse. Senza dimenticare anche l'assenza di un DPCM per l'attuazione dell'articolo 32 del decreto Aiuti bis per la realizzazione di investimenti di grande taglia in settori rilevanti come la filiera "della microelettronica e dei semiconduttori".