Il balletto di Twitter: vietato nominare la concorrenza, oppure no?

Le vicende di Twitter e Musk continuano con un nuovo capitolo: l'azienda avrebbe vietato di citare la concorrenza, per poi fare retromarcia

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a cura di Marco Doria

Quella di Twitter sembra ormai una storia infinita: dall'acquisizione da parte di Elon Musk si sono succedute varie notizie, come il licenziamento di un gran numero di dipendenti, per poi constatare un passo indietro da parte dell'azienda, una volta compresa la necessità di non perdere alcune figure chiave. E di passi indietro sembra che il social ne stia facendo ancora, non solo perché molti dei dipendenti licenziati si sono rifiutati di tornare, ma anche per via delle dimissioni di gran parte delle figure chiave del comparto dirigenziale.

La gestione Musk è presto diventata materia di meme sia su Twitter stessa che su altri social, come Facebook, ma anche Mastodon e Hive, due destinazioni che stanno ricevendo un notevole afflusso di nuovi utenti in fuga da Twitter. E a proposito di altri social, un post ufficiale del team di supporto di Twitter ha fatto discutere molto nelle ultime ore, infatti veniva annunciata una nuova policy con cui il social vietava l'inserimento di link alla concorrenza. In sostanza, non sarebbe più stato possibile promuovere i propri link verso Facebook, Instagram, Mastodon e altri siti, impedendo di fatto ai tanti creator presenti su Twitter di mostrare i propri Linktree e altri aggregatori di link in bio.

Poche ore fa, però, il tweet è scomparso, mentre, tramite il profilo ufficiale, Elon Musk ha precisato che la policy sarà modificata al fine di sospendere solo gli account il cui scopo principale è promuovere la concorrenza, in conformità alle regole contro lo spam. Nel frattempo, però, il post originario ha scaturito un acceso dibattito, divenendo immediatamente una delle tante controversie che orbitano intorno la gestione Musk.

Infine, il miliardario, ha pubblicato un sondaggio in cui chiede all'utenza se fosse opportuno rassegnare le dimissioni da capo di Twitter, promettendo di attenersi al risultato. Al momento, il 57,5% ha risposto "Sì". Che la sua travagliata gestione stia arrivando davvero alla fine, o farà un altro - l'ennesimo - passo indietro?

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