IGN e Digital Foundry fanno causa a ChatGPT

Ziff Davis, proprietaria di IGN e decine di altre testate gironalistiche, fa causa a OpenAI e ChatGPT per violazione dei diritti d'autore.

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a cura di Andrea Maiellano

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Ziff Davis, colosso editoriale che controlla un vasto impero di pubblicazioni editoriali dedicate a tecnologia e videogiochi, ha depositato una denuncia di 62 pagine presso il tribunale del Delaware, accusando OpenAI, la società di Sam Altman, di aver utilizzato illecitamente i contenuti delle sue testate per addestrare ChatGPT. La causa si aggiunge a quelle già avviate dal New York Times e da News Corp (editore del Wall Street Journal), configurando un fronte sempre più ampio di editori determinati a proteggere la propria proprietà intellettuale dall'utilizzo non autorizzato per lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale.

Ziff Davis non è un nome qualunque nel panorama editoriale digitale. Il colosso controlla ben 45 siti specializzati, molti dei quali rappresentano punti di riferimento nei rispettivi settori. Nel campo videoludico, la società è proprietaria di testate quali IGN, Eurogamer e Digital Foundry, mentre nell'ambito tecnologico possiede marchi come CNET, Mashable, PCMag e servizi popolari come SpeedTest e DownDetector.

La denuncia è estremamente dettagliata e punta il dito contro quella che Ziff Davis definisce una violazione deliberata dei suoi diritti d'autore. Secondo l'editore, OpenAI avrebbe "intenzionalmente e inarrestabilmente riprodotto copie esatte e creato derivazioni dei lavori di Ziff Davis", danneggiando i marchi della compagnia e violando sistematicamente le leggi sul copyright.

La richiesta economica è significativa: l'editore domanda un risarcimento di "almeno svariate centinaia di milioni di dollari", una cifra che riflette il valore attribuito ai contenuti utilizzati senza autorizzazione per l'addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.

L'era dell'AI generativa sta ridefinendo i confini della proprietà intellettuale.

La risposta di OpenAI non si è fatta attendere. Attraverso un portavoce, l'azienda ha dichiarato di ritenere che il suo utilizzo dei contenuti di Ziff Davis rientri nel concetto di "fair-use" (uso equo), un principio del diritto statunitense che consente, in determinate circostanze, l'utilizzo di materiale protetto da copyright senza l'autorizzazione del detentore dei diritti.

"ChatGPT aiuta a migliorare la creatività degli esseri umani, a far avanzare la ricerca medica e scientifica, e consente a centinaia di milioni di persone di migliorare la loro vita di tutti i giorni", ha affermato il rappresentante della società di Altman, cercando di spostare l'attenzione sui benefici sociali della tecnologia piuttosto che sulle questioni legali sollevate.

Secondo fonti riportate dal New York Times, la dirigenza di Ziff Davis stava valutando da tempo l'opportunità di intraprendere un'azione legale. La decisione finale sarebbe stata motivata anche dalla speranza che altri editori seguano l'esempio, creando un fronte comune contro l'utilizzo non autorizzato di contenuti editoriali per l'addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale.

Il contenzioso si inserisce in un dibattito più ampio sulla regolamentazione delle intelligenze artificiali generative, una tecnologia che ha conosciuto uno sviluppo estremamente rapido, superando di gran lunga la capacità legislativa di creare un quadro normativo adeguato. La mancanza di regole chiare ha permesso alle aziende di intelligenza artificiale di operare in una zona grigia, utilizzando enormi quantità di contenuti per addestrare i propri modelli senza necessariamente ottenere il consenso dei creatori originali.

L'esito di queste cause legali sarà determinante per il futuro dell'industria dell'AI. Se i tribunali dovessero riconoscere le ragioni degli editori, le società di intelligenza artificiale potrebbero essere costrette a rivedere radicalmente le proprie pratiche di acquisizione dei dati di addestramento, potenzialmente rallentando lo sviluppo della tecnologia ma garantendo una maggiore equità nella distribuzione del valore generato.

La sfida lanciata da Ziff Davis rappresenta quindi non solo una battaglia per il riconoscimento dei diritti d'autore nell'era digitale, ma anche un tentativo di stabilire principi fondamentali per una tecnologia destinata a trasformare profondamente la società e l'economia globale.

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