Le sfide della segretezza nell'era tecnologica incombono sul prossimo conclave papale, un evento che nel 2025 si troverà a fronteggiare minacce senza precedenti alla sua tradizionale riservatezza. Dopo la morte di Papa Francesco, i preparativi per l'elezione del nuovo pontefice stanno mettendo alla prova il sistema di sicurezza vaticano come mai prima d'ora. Dalle intelligenze artificiali in grado di leggere il labiale ai droni che sorvolano piazza San Pietro, passando per satelliti militari e microspie quasi invisibili, la Gendarmeria vaticana deve fronteggiare un arsenale di strumenti tecnologici potenzialmente in grado di violare il sacro segreto conciliare.
La tradizione del conclave - letteralmente "con chiave", riferendosi all'antica pratica di chiudere a chiave i cardinali fino all'elezione - si confronta oggi con un mondo iperconnesso dove la tecnologia potrebbe rendere obsoleti i metodi tradizionali di protezione. E le conseguenze per chi viola la segretezza rimangono estremamente severe: scomunica ed eventualmente anche pene detentive.
Nonostante la Santa Sede mantenga il massimo riserbo sulle specifiche misure di sicurezza che verranno implementate, possiamo immaginare che si baseranno sull'esperienza maturata durante l'ultimo conclave del 2013, quando venne eletto Jorge Mario Bergoglio. In quell'occasione, emerse chiaramente come la protezione della riservatezza richiedesse un approccio multidimensionale che coinvolgesse strutture fisiche, controlli personali e contromisure elettroniche.
Il bunker elettronico della Sistina
Una delle principali difese contro lo spionaggio elettronico consiste nell'uso massiccio di disturbatori di segnale, dispositivi che generano interferenze radio impedendo qualsiasi comunicazione wireless. Questi jammer trasformano effettivamente la Cappella Sistina e le altre aree dedicate al conclave in veri e propri bunker elettronici, dove nessun dispositivo può trasmettere o ricevere dati.
L'isolamento elettronico viene poi rafforzato da rigorosi controlli personali. Ogni partecipante al conclave, dai cardinali elettori al personale di servizio, viene sottoposto ad accurate perquisizioni per prevenire l'introduzione di dispositivi non autorizzati. Non si tratta solo di telefoni o computer, ma anche di microspie miniaturizzate che potrebbero passare inosservate.
Il perimetro stesso della Città del Vaticano diventa una fortezza durante questo periodo. Con i suoi 0,44 chilometri quadrati di superficie, il più piccolo stato del mondo può contare su un sistema di sorveglianza capillare che include centinaia di telecamere monitorate da un centro di comando sotterraneo. A questo si aggiunge la presenza della Gendarmeria Vaticana e della Guardia Svizzera Pontificia.
Nonostante l'immagine folcloristica trasmessa dalle alabarde e dalle uniformi rinascimentali, la Guardia Svizzera è in realtà un corpo militare altamente addestrato e dotato di armamenti moderni e sofisticati come mitragliatrici, fucili ed esplosivi. La loro missione durante il conclave si concentra sulla protezione fisica dei cardinali e degli spazi sacri dove avviene l'elezione.
Un altro aspetto cruciale della sicurezza riguarda la protezione visiva. I satelliti contemporanei sono in grado di fotografare volti umani dallo spazio, mentre l'intelligenza artificiale può interpretare i movimenti delle labbra. Per contrastare queste minacce, le finestre degli edifici utilizzati per il conclave vengono rivestite con pellicole opache che impediscono qualsiasi visualizzazione dell'interno, sia da parte di giornalisti troppo curiosi che da sofisticati sistemi di sorveglianza.
Il contesto attuale presenta sfide inedite rispetto al primo conclave dell'era digitale. Nel 2005, infatti, si vietarono per la prima volta i telefoni cellulari durante l'elezione papale. Oggi, vent'anni dopo, le preoccupazioni si sono moltiplicate esponenzialmente. Non si tratta più solo di impedire una telefonata o un messaggio di testo, ma di contrastare sistemi di sorveglianza quasi fantascientifici e un'epidemia di disinformazione alimentata dai social media.
Seguendo la tradizione, il conclave dovrebbe iniziare circa 20 giorni dopo la morte del papa. In questo periodo, il Vaticano sta predisponendo non solo l'accoglienza dei cardinali elettori provenienti da tutto il mondo, ma anche un complesso sistema di sicurezza per garantire che l'elezione avvenga secondo le regole canoniche, protetta da interferenze esterne.
Si prevede che circa 200.000 persone si raduneranno nella piccola città-stato una volta che il conclave avrà determinato il nome del successore di Papa Francesco. Un'affluenza massiccia che rappresenta un'ulteriore sfida logistica e di sicurezza per le autorità vaticane, già impegnate a garantire l'integrità del processo elettorale in un'epoca dove la privacy sembra un concetto sempre più evanescente.
La sfida ultima per questo conclave del 2025 sarà quindi mantenere un delicato equilibrio: preservare una tradizione secolare di segretezza e raccoglimento spirituale, necessaria per un'elezione libera da pressioni esterne, nel contesto di un mondo dove la trasparenza tecnologica sembra ormai inevitabile e dove le barriere tra pubblico e privato diventano sempre più sottili.