A luglio abbiamo ricevuto in redazione il MateBook di Huawei, un 2-in-1 di qualità con Windows 10. Un prodotto che in prima battuta mi era piaciuto molto e che ho voluto tenere qualche settimana in più per una vera prova sul campo. In particolare l'ho scelto come sostituto del notebook e del tablet da usare in vacanza.
I suoi compiti per dire il vero dovevano essere banali: aiutare me e mia figlia a combattere la noia in aereo e negli eventuali giorni di pioggia con la riproduzione di film, servire come archivio mobile per foto e video scattati con vari supporti, navigare in Wi-Fi nei (pochi) casi in cui gli smartphone non sarebbero stati il supporto più comodo.
L'avevo già provato a casa e in ufficio per qualche giorno quindi pensavo di non avere granché da scoprire, invece qualcosa di interessante è saltato fuori e per questo pubblico un contenuto a integrazione. L'aspetto che mi preoccupava maggiormente del MateBook era l'autonomia, dato che con i test standard non si era dimostrato un campione sulle lunghe distanze. Per questo mi sono portata nello zaino tre battery pack da più di 12000 mAh, che ovviamente sarebbero stati utili anche per ebook, smartphone, webcam, console portatili, eccetera.
L'unica cosa che ho rimpianto della mia scelta prima ancora di partire (ma ne ero consapevole) è stato l'obbligo di caricare nello zaino anche il MateDock, il replicatore di porte esterno, di cui avrei fatto volentieri a meno dato che pesa 240 grammi. Non stavo andando in ufficio o in viaggio di lavoro, e HDMI, VGA, Ethernet erano del tutto superflue; a me sarebbe bastato un connettore USB A standard!
A parte questo però il MateBook mi ha stupito. Prima di tutto la custodia pieghevole è stata grandiosa: ho trovato immediatamente l'angolazione perfetta sul tavolino dell'aereo e non ho avuto incidenti di "ribaltamento" nonostante i molti spostamenti.
In secondo luogo – complice la modalità Aereo – la batteria non è stata per niente un problema. Nel viaggio di andata ho riprodotto 6 film senza bisogno di alcun battery pack; arrivata a destinazione ho scaricato foto a video dai supporti vari con cadenza quotidiana e solo dopo cinque giorni ho dovuto collegare l'alimentazione. Prima di ripartire mi sono accorta (troppo tardi) di essermi dimenticata di ricaricare la batteria per avere il 100% di autonomia in aereo, e comunque sono riuscita a vedere 3 film prima di dormire.
Oltre tutto sfruttando la presenza della custodia non ho trattato il MateBook proprio con i guanti, ma non ci sono stati problemi, a conferma del fatto che la qualità è molto buona. Al rientro non avevo molta voglia di separarmene, e oltre tutto – anche se era stato un ottimo compagno di viaggio – non avevo sciolto il dubbio principale: vale la pena spendere mille euro per questo prodotto? Del resto la domanda è d'obbligo, visto che una cifra del genere non è molto giustificata come player di video da aereo.
Ho quindi posticipato ulteriormente il conto visione e l'ho usato per lavorare fuori ufficio e in particolare per il beta testing del sito nuovo. Un lavoro che comporta lunghe sedute zen - oltre che di tempo - decine di tab aperte in almeno due browser (meglio 3), strumenti vari di segnalazione bug, mail, lenzuoli in Excel e paginate in Word. Il tutto in multitasking, in Wi-Fi e con Spotify in sottofondo per sollevare il morale.
Sono state settimane intense, in cui ho collegato l'alimentazione solo quando non potevo proprio farne a meno, e in cui ho apprezzato questo strumento di lavoro. Prima di tutto perché l'ottimo schermo mi ha permesso di gestire pagine web, tabelle e testi senza troppa fatica. In alcuni casi l'affiancamento di due finestre è stato importante per accelerare il lavoro; in ogni caso ho sfruttato sia il touchscreen sia tastiera e touchpad per ottenere il risultato migliore nel miglior tempo possibile. Avessi avuto anche la penna l'avrei usata volentieri, ma la scatola che abbiamo ricevuto non la conteneva. In ogni caso, da utente notebook ho sfruttato per lo più il touchpad, che è anni luce migliore di quello del mio vetusto ultrabook.
Non mi è mai servita la dock esterna, che ho dimenticato chissà dove per casa, perché quello di cui avevo bisogno era appunto uno strumento mobile da usare sul divano, in giardino e nelle condizioni di lavoro non convenzionali tipiche dell'ambiente domestico. Certo, se l'avessi usato come unico strumento di lavoro in ufficio ne avrei approfittato per collegare il monitor esterno e la tastiera ergonomica, come in ogni postazione che si rispetti, e mi avrebbe messo a disposizione tutti i connettori che mi servivano.
Non ho mai rimpianto una configurazione più potente: la dotazione mi è bastata per svolgere il lavoro, grazie al fatto che non mi occorrono applicazioni particolarmente pesanti. Oltre tutto l'ho infilato in borsa per portarlo in montagna e usarlo nei tragitti con i mezzi pubblici, e lo spessore sottile non ha creato problemi. Il peso non passa del tutto inosservato, ma è pur sempre meglio dell'ultrabook che mi porto appresso, quindi per me va benissimo.
Rispetto a quest'ultimo ho un solo piccolissimo rimpianto: usandolo appoggiato sulle gambe la tastiera non è esattamente stabile come quella del notebook. In questo frangente il sostegno posteriore che si snoda dal pannello posteriore del tablet aiuta – anche se non risolve del tutto. Io ho dovuto ingegnarmi e incastrare parte della protezione sotto al tablet per tenerlo in equilibrio, ma alla fine è più complicato descriverlo che farlo. Ultima cosa: al buio o in penombra la retroilluminazione della tastiera è ottima.
Morale: come strumento di lavoro "on the road" il Huawei MateBook non è niente male. Con un carico di lavoro come quello tipico di chi fa il mio mestiere non ci sono problemi, e non è da escludere che quando dovrò pensionare definitivamente l'ultrabook non prenderò in considerazione un prodotto come questo.