TSMC è a un passo da una sanzione storica da parte delle autorità statunitensi. Il colosso taiwanese della produzione di semiconduttori rischia una multa superiore al miliardo di dollari per aver fornito, seppur inconsapevolmente, componenti avanzati a Huawei, aggirando così le restrizioni commerciali imposte dall'amministrazione americana. Secondo quanto riportato da Reuters, il Dipartimento del Commercio USA starebbe valutando questa sanzione record dopo aver scoperto che alcuni chip prodotti da TSMC sono finiti nei processori AI Ascend 910 di Huawei, attraverso un elaborato sistema di triangolazione commerciale.
La potenziale multa rappresenterebbe un caso eccezionale nel panorama delle sanzioni commerciali e si baserebbe sulle normative che consentono penalità fino al doppio del valore delle transazioni non autorizzate. Questo lascia intendere che il volume di componenti forniti indirettamente a Huawei avrebbe raggiunto cifre considerevoli. Al momento, nessuna azione formale è stata ancora intrapresa contro TSMC, ma la procedura standard prevede l'invio di una "proposed charging letter" che elenca violazioni, valori delle transazioni e calcolo delle sanzioni, concedendo 30 giorni per la risposta.
La vicenda ha radici nel 2023, quando emerse che TSMC aveva prodotto chip apparentemente destinati a Sophgo - azienda collegata al fornitore di hardware per mining di criptovalute Bitmain - ma che in realtà erano componenti per i processori AI di Huawei. Dal 2020 Huawei è inserita nella Entity List del Dipartimento del Commercio americano, status che richiede licenze speciali per l'esportazione di tecnologie contenenti componenti statunitensi.
Quando i controlli non bastano
La scoperta della vera destinazione di questi chip, rivelata da TechInsights, ha portato TSMC a sospendere immediatamente le forniture a Sophgo e ad avviare una collaborazione con il Dipartimento del Commercio USA. A gennaio, anche Sophgo è stata inserita nella Entity List americana, ma rimane ancora poco chiaro quanti chiplet TSMC abbia effettivamente prodotto per Huawei attraverso questo canale indiretto.
Il caso evidenzia una vulnerabilità strutturale nei processi di controllo delle catene di approvvigionamento. Quando TSMC riceve un design da produrre, non ha modo di determinare chi sia l'effettivo sviluppatore originale né l'utente finale del componente. Questo limbo di responsabilità crea pericolose zone grigie nello scacchiere geopolitico della tecnologia avanzata.
Tuttavia, alcuni segnali avrebbero potuto allertare TSMC. Il chiplet per Ascend 910 conteneva decine di miliardi di transistor ed era estremamente complesso e costoso da sviluppare, eppure proveniva da un'azienda poco conosciuta e collegata a un produttore di hardware per mining di bitcoin. Secondo alcune stime, Sophgo avrebbe procurato milioni di questi chiplet per Huawei, alimentando l'ira del Dipartimento del Commercio USA che ha investito considerevoli risorse per limitare la vendita di processori AI avanzati a entità cinesi.
Lo scandalo ha indotto TSMC ad adottare un approccio molto più cauto. All'inizio di quest'anno, l'azienda ha interrotto i rapporti con PowerAIR, società con sede a Singapore, dopo che un'indagine interna aveva sollevato preoccupazioni su possibili violazioni dei controlli all'esportazione statunitensi.
Sembra ormai chiaro che Huawei usi società terze per ottenere chip che altrimenti ricadrebbero sotto le restrizioni del governo americano, per poi cercare di nasconderne l'origine per continuare a riceverli. In questo scenario, TSMC e gli altri produttori rischiano di diventare vittime inconsapevoli di una rete di inganni commerciali, in un settore dove le tecnologie e le tensioni geopolitiche sono ormai sempre più intrecciate.
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