La lunga battaglia tra Bruxelles e Silicon Valley ha raggiunto un nuovo capitolo con l'ultimo pronunciamento della Commissione Europea contro Google. Il colosso tecnologico americano, secondo l'autorità antitrust europea, continua a violare le normative comunitarie favorendo i propri servizi di comparazione per Shopping, Hotel e Voli rispetto ai concorrenti.
Non solo: la casa madre Alphabet è anche accusata di impedire agli sviluppatori di app sul Play Store di indirizzare gli utenti verso canali di distribuzione alternativi, infrangendo così le regole anti-steering previste dal Digital Markets Act (DMA), la normativa europea entrata in vigore proprio per limitare il potere delle grandi piattaforme tecnologiche.
Un colpo da 35 miliardi al gigante di Mountain View
Le conseguenze economiche potrebbero essere devastanti. Il DMA prevede sanzioni fino al 10% del fatturato globale annuo, che nel caso di Alphabet potrebbe tradursi in una multa record di 35 miliardi di dollari, considerando i 350 miliardi incassati nel 2024. Una cifra che farebbe impallidire i 2,5 miliardi di euro di multa inflitti nel 2017 per pratiche simili riguardanti Google Shopping.
Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva europea per la transizione pulita, giusta e competitiva, ha chiarito la posizione dell'UE: "La nostra opinione preliminare è che Alphabet violi il Digital Markets Act favorendo i propri prodotti nella pagina dei risultati di ricerca di Google, impedendo così a fornitori e concorrenti di beneficiare di pratiche di classificazione eque".
La reazione di Google non si è fatta attendere. Oliver Bethell, direttore senior per la concorrenza dell'azienda, ha definito "fuorvianti" le modifiche richieste dall'Europa, sostenendo che potrebbero paradossalmente danneggiare i consumatori. Secondo Bethell, se Google "non può mostrare risultati di viaggio che portano direttamente ai siti delle compagnie aeree, gli utenti finiscono tipicamente con biglietti più costosi perché le compagnie devono pagare commissioni ai siti intermediari".
Play Store sotto accusa: sicurezza o controllo?
Il secondo fronte aperto dalla Commissione riguarda il Play Store di Google. Secondo Ribera, "Alphabet non consente effettivamente agli utenti di telefoni Android di essere informati o indirizzati verso offerte più economiche da parte degli sviluppatori di app al di fuori del Google Play Store". Una pratica che minerebbe la libertà di scelta degli utenti e la competitività del mercato.
Google controbatte affermando che le richieste della Commissione "creano una falsa scelta tra apertura e sicurezza". Bethell sostiene che l'UE stia "di fatto costringendo l'azienda a scegliere tra un modello chiuso" - simile a quello di Apple - "e uno insicuro", dove Google sarebbe costretta a consentire agli utenti l'accesso a "collegamenti ingannevoli o malevoli che portano gli utenti fuori dall'ambiente sicuro di Play".
La sicurezza degli utenti diventa così lo scudo dietro cui Google difende le proprie pratiche, mentre l'UE vede nelle stesse un tentativo di mantenere il controllo su un ecosistema enormemente redditizio.
Un capitolo di una saga più ampia
Questo pronunciamento rappresenta solo l'ultimo episodio di una lunga serie di scontri tra l'Unione Europea e i giganti tecnologici. L'indagine su Google Search era stata avviata il 25 marzo, a pochi giorni dalla scadenza del 6 marzo 2024 per l'adeguamento alle norme del DMA, per cui Alphabet era stata designata come "gatekeeper" già nel settembre 2023.
Apple è stata la prima azienda a essere accusata formalmente in base al DMA nel giugno 2024, seguita poco dopo da Meta, il cui modello pubblicitario è stato ritenuto in violazione della normativa. Questi procedimenti si inseriscono in una strategia europea più ampia volta a limitare il potere delle Big Tech e garantire maggiore competitività nel mercato digitale.
Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva europea per la sovranità tecnologica, ha sottolineato l'importanza di "garantire che Alphabet rispetti pienamente il DMA per assicurare opportunità di business e innovazione a tutti i fornitori di servizi digitali".
Tensioni transatlantiche in crescita
La decisione arriva in un momento di crescenti tensioni tra i politici europei e l'amministrazione del presidente statunitense Donald Trump, che si è circondato di CEO tecnologici americani critici verso le sanzioni imposte dall'UE, considerate una forma mascherata di tassazione. Secondo quanto riportato dal Financial Times a gennaio, le pressioni statunitensi starebbero addirittura portando l'UE ad ammorbidire il proprio approccio alla regolamentazione delle Big Tech.
Nel tentativo di conformarsi alle regole del DMA, Google aveva introdotto diverse modifiche ai suoi servizi di ricerca, tra cui nuovi layout che davano maggiore visibilità ai siti di comparazione di terze parti e la rimozione del widget Google Flights per gli utenti UE. L'azienda aveva persino testato un ritorno al classico formato dei "10 link blu", più essenziale e meno personalizzato.
Ora Google potrà contestare le accuse preliminari o implementare ulteriori modifiche prima della decisione finale dell'UE. L'esito di questa battaglia non determinerà solo il futuro di Google in Europa, ma potrebbe influenzare l'intero approccio regolatorio verso le piattaforme digitali a livello globale.